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"La piccola Nicole non è morta qui"

Mentre la regione ha prorogato la revoca dell'autorizzazione alle nascite nella clinica Gibiino di Catania, il cda della struttura si difende

15 giugno 2015

La Regione siciliana ha prorogato di altri 45 giorni la revoca dell'autorizzazione alle nascite nella clinica Gibiino di Catania. La prima revoca è stata decisa tre mesi fa dopo la morte della piccola Nicole Di Pietro e le ispezioni congiunte di Ministero e assessorato alla Salute.
Secondo i tecnici di piazza Ziino, le criticità che avevano portato a sospendere i parti non sono state ancora superate dalla struttura. Tra le più gravi, l'assenza di una guardia attiva 24 ore su 24 di neonatologi. Inoltre il servizio di Anestesia e Laboratorio d'analisi non è ancora attrezzato per la pronta emergenza. E non sarebbero state risolte nemmeno le contestazioni fatte sulla formazione del personale.
Il provvedimento è stato firmato venerdì dall'assessore Lucia Borsellino e dal direttore del dipartimento Attività sanitarie dell'assessorato Ignazio Tozzo.
Non sono bastate le controdeduzioni inviate dalla casa di cura catanese rispetto alle accuse mosse dalla Regione nel primo decreto di revoca. Nel frattempo, la clinica Gibiino si difende e annuncia querele contro chi ha sollevato dubbi sul fatto che la neonata sia morta nella casa di cura e non - come invece hanno sempre sostenuto i medici - nell'ambulanza privata che la stava trasportando da Catania a Ragusa a caccia di un posto letto in Terapia intensiva neonatale.

Il cda della clinica Gibiino: "Non è morta qui"
(di Erika Intrisano - LiveSicilia Catania, Sabato 13 Giugno 2015)

"Basta con le diffamazioni, Nicole non è morta qui". A pronunciare queste parole è Calogero Gibiino, presidente della casa di cura dove il 12 febbraio scorso è avvenuto il parto della piccola Nicole. Nata con problemi ai polmoni, la bambina dopo essere stata rifiutata dalle strutture catanesi per mancanza di posti letto, morì in ambulanza durante il trasporto verso Ragusa a distanza di poche ore dalla nascita. Quest’oggi i vertici della "Gibiino" hanno indetto una conferenza stampa per chiarire i contorni della vicenda. "C’è un’indagine in corso e abbiamo rispetto della magistratura, - afferma l’avvocato Tommaso Tamburino - non possiamo al momento rispondere a tutte le vostre domande".
Viene subito da chiedersi perché un incontro con la stampa solo a distanza di quattro mesi dalla tragedia?, "Fin dal giorno successivo - proseguono i vertici della Gibiino - abbiamo immediatamente chiarito che la morte della piccola Nicole non è avvenuta all’interno della nostra struttura come peraltro emerge in modo evidente dalla lettura della consulenza tecnica di parte. In generale, abbiamo seguito la linea di silenzio, solo per rispetto verso il dolore della famiglia".

Il presidente del cda appare chiaramente provato dalla situazione in cui si trova, "Scusate l’emozione, - afferma non appena prende parola di fronte ai tantissimi giornalisti nella piccola sala riunioni della clinica - ma nessuno meglio di me può capire la sofferenza di questi due genitori, perché anche io e mia moglie abbiamo perso dei figli". E torna ad escludere eventuali responsabilità da parte della clinica. "Basta con queste false accuse. - dice - Non c’è stata alcuna messa in scena. Non possiamo più assistere in silenzio alla girandola di supposizioni, dichiarazioni avventate, diffusione di notizie infondate. Per tutelare l’immagine della struttura sanitaria e dei medici che vi operano, già seriamente compromessi da tali diffamazioni, abbiamo dato mandato ad un penalista - precisa - Gli abbiamo chiesto di tutelarci in tutte le sedi, perseguendo anche quanti hanno espresso ed esprimono giudizi a ruota libera palesemente diffamatori. Ci affidiamo alla magistratura. Se emergeranno delle responsabilità ognuno ne risponderà personalmente. Occorre però fermare questo diluvio di commenti e dichiarazioni a ruota a libera che non aiutano a fare chiarezza, ma solo a generare confusione e gettare fango sulla casa di cura, dietro la quale ci sono decine di dipendenti che hanno fatto e continuano a fare in modo scrupoloso il proprio lavoro".
Durante l’incontro, Calogero Gibiino lascia intendere, senza tuttavia voler esprimersi troppo a riguardo, che qualcuno dei dipendenti si sia allontanato dalla clinica a seguito della tragedia.

Ma la ragione dell’incontro di quest’oggi è stata inoltre legata alla recente diffusione di alcune voci che avrebbero gettato nuove ombre sull'operato della clinica. "Troppe dichiarazioni avventate - ha continuato l’avvocato - sono state pronunciate a seguito del deposito della consulenza tecnica. Si è detto che la bambina in realtà sarebbe morta all’interno della clinica, ma poi si sarebbe realizzata una messa in scena per far apparire che invece il decesso sarebbe avvenuto in ambulanza. Ebbene, la consulenza non dice assolutamente che Nicole è morta all’interno della struttura, ma solo dopo la nascita e al di fuori. Ma ancora più grave è stato poi affermare che tali fatti sarebbero stati avallati dalla "perizia". Intanto di perizia non si tratta, - ha precisato - ma è una consulenza tecnica di una sola parte processuale: c’è una seria differenza. Gli indagati quando saranno eventualmente anche imputati avranno una loro consulenza tecnica di parte, sarà poi un giorno il tribunale a disporre un perizia".
Ma non sarebbe tutto. Alcune giorni fa si è svolta una manifestazione all’esterno della clinica, alla quale hanno anche partecipato i genitori di Nicole. Ma c’erano poi alcuni genitori che avrebbero evidenziato altri due casi di morti sospette all’interno della struttura. "Nel corso di questa protesta, - ha aggiunto l’avvocato - che riteniamo sia stata assolutamente lecita, dei genitori però hanno affermato le loro due bambine sarebbero morte qui. Si tratta delle piccole Lucrezia e Francesca: per entrambe queste morti ci sono stati due procedimenti penali, archiviati già da qualche anno. Non sappiamo le ragioni, ma credo che qualcuno stia volutamente strumentalizzano il dolore dei genitori di Nicole per arrecare un danno d’immagine alla Gibiino. Non possiamo accettarlo, ecco perché siamo intervenuti" conclude l’avvocato.

Ma un punto sul quale si è molto discusso riguarda l’utilizzo dell’ambulanza privata per il trasporto di Nicole. "La scelta di una ambulanza privata - ha dichiarato il direttore amministrativo, Dario Pagano - non è stato frutto di una decisione errata o arbitraria, ma imposta da un decreto assessoriale che impedisce l’utilizzo delle ambulanze del 118 per le strutture private accreditate e impone l’utilizzo di mezzi privati che passano al vaglio degli ispettori preposti".
A monte ci sarebbe la mancata applicazione da parte della Regione della legge, che nei casi come quello della piccola Nicole, preveda l’attivazione del Servizio di trasporto neonatale d’urgenza STEM unitamente al potenziamento delle strutture dotate di Unità di Terapia Intensiva neonatale. Si tratta del decreto del 2 dicembre 2011 dell'assessore Massimo Russo, finalizzato a gestire adeguatamente ogni fase dell’emergenza neonatale, mettendo al contempo le strutture ospedaliere di secondo livello ( cioè quelle dotate di UTIN, a Catania è il Santo Bambino) nelle condizioni di poter accogliere tutti i neonati in stato di emergenza. "Non possiamo - spiega ancora il penalista Tamburino - rispondere a tale questione. Il decreto lo conoscete bene. E non vogliamo dire al momento quanto e se abbia influito o meno nella morte di Nicole. Ci penserà la magistratura".
I vertici della "Gibiino" hanno poi diffuso i dati relativi alla mortalità durante la nascita, evidenziando che in Italia è di 2,2 ogni mille nati. In Sicilia il dato sale a 3. La casa di cura Gibiino, tra il 1998 e il 2015, ha avuto solo due casi su 12.320 nascite, uno dei quali quello di Nicole.

- Nessuno si è accorto della sofferenza di Nicole (Guidasicilia.it, 28/05/15)

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15 giugno 2015
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