"La rete materno infantile siciliana è sicura!"
Continua il botta e risposta sulla chiusura dei quattro punti nascita siciliani voluta dal ministro della Salute
Continua, sulla chiusura del punto nascite di Petralia Sottana, il botta e risposta tra il ministro Beatrice Lorenzin e i sindaci dei nove comuni delle Madonie che martedì hanno iniziano l'occupazione dei municipi e domani dovrebbero manifestare lungo l'autostrada Palermo-Catania, con arrivo nel capoluogo siciliano per incontrare il prefetto.
Ai primi cittadini non va giù la decisione del ministro della Salute di chiudere i punti nascita degli ospedali dove il numero annuo dei parti è inferiore a 500, e tra questi figura anche quello di Petralia Sottana.
I sindaci hanno scritto al ministro, che ha risposto con una lettera nella quale fa un contro appello agli stessi sindaci e alla Regione siciliana per "creare le condizioni perché le donne di Petralia, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa vivano con gioia e in sicurezza il momento più bello della loro vita". "Non è accettabile - ha scritto Lorenzin ai sindaci - che un'intera zona del territorio italiano oggi viva il disagio di avere un punto nascita privo della garanzia della presenza in guardia attiva h24 di ginecologi, pediatri/neonatologi ed ostetriche. È stata la stessa Asp di Palermo nell'analisi presentata al tavolo del Comitato percorso nascita nazionale a sottolineare l'inadeguatezza in termini di sicurezza del punto nascita di Petralia". "La Regione siciliana - ha sottolineato il ministro - ci ha fornito un documento i cui dati dicono in modo inequivocabile che le famiglie hanno già scelto ospedali più sicuri, non quello più vicino, dove fare nascere i loro bambini. La Regione lavori per adeguare la rete sanitaria. I siciliani, che pagano tasse elevatissime per ottenere il servizio, meritano una qualità migliore del sistema".
Alla nota del ministro hanno replicato i sindaci che parlano di un "gioco a scarica barile sulla Regione e sull'Asp. Il ministro non affronta la questione vera: la disparità di trattamento tra il punto nascita di Petralia e quelli di Bronte e Licata, ai quali è stata concessa la deroga".
Ha replicato al ministro Lorenzin anche l'assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, ribadendo che la rete materno infantile in Sicilia è sicura: "La Regione siciliana - dice Gucciardi - ha compiuto passi importanti per garantire la sicurezza del sistema. La competenza sulla deroga dei punti nascita il cui numero di parti è inferiore a 500 l'anno, appartiene al ministero della Salute; alle Regioni ed alle rispettive aziende sanitarie spetta il compito di mettere in sicurezza i punti nascita per i quali dicastero ha concesso la deroga".
E proprio sul tema della sicurezza l'assessore Gucciardi ribadisce "il rigore assoluto nel rispetto dei requisiti di legge vigenti a tutela della madre e del neonato. Pertanto, così come aziende sanitarie e Regione si atterranno alle prescrizioni dettate dal ministero della Salute per i punti nascita di Bronte e di Licata, potenzialmente derogati, in egual misura, qualora il ministero dovesse rivedere il proprio giudizio, eventuali ulteriori punti nascita in deroga sarebbero parimenti messi in sicurezza dalla aziende sanitarie e dalla Regione siciliana".
Intanto, il sindaco di Petralia, Santo Inguaggiato, capofila dei nove comuni coinvolti, va all'attacco: "La risposta del ministro è un gioco a scaricabarile sulla Regione Siciliana e sull'Asp di Palermo ma non affronta la questione vera: la disparità di trattamento tra il punto nascita di Petralia e quelli di Bronte e Licata, due ospedali ai quali è stata concessa la deroga in ossequio a vecchie logiche feudali che nulla hanno a che vedere con la sicurezza". "Ritardi e inadeguatezze della Regione Siciliana e dell'Asp di Palermo - sottolinea Inguaggiato -, non possono costituire, per il ministro Lorenzin, pretesto per cancellare i diritti di cittadinanza di chi vive in montagna e per mettere a rischio la vita della mamma e del bambino, con trasferimenti di oltre 75 chilometri a Termini Imerese, un rimedio peggiore del male che si vuole curare. Pertanto, la Regione e l'Asp di Palermo, con la disponibilità manifestata dal Ministro, predispongano subito gli interventi necessari, di adeguamento delle strutture e organizzativi, per la riapertura immediata del Punto nascita".
Gli operatori sanitari che lavorano nel presidio negano che il reparto di Petralia sia fuori standard: "Ci sono tre sale operatorie dedicate alla Ginecologia e alla Chirurgia, due sale parto, la Rianimazione con quattro posti letto, otto ostetrici, ovvero uno in più di quelli previsti. Basterebbero altri due ginecologi e tre pediatri per garantire gli standard richiesti dal ministro".
Proteste anche nell'Agrigentino, dove è stato chiuso il punto nascita della casa di cura Attardi a Santo Stefano di Quisquina: "Non rimarremo inermi di fronte all'ennesimo scippo perpetrato nei confronti del diritto alla salute dei cittadini e di un territorio sempre più abbandonato a se stesso. Questa struttura è l'unico presidio a servizio di un'ampia area al confine tra le province del Palermitano e dell'Agrigentino", dice il sindaco del paese, Francesco Cacciatore. Nella clinica Attardi lo stop alle nascite è stato decretato già dal primo novembre. Colpa dei numeri risicati, appena 160 parti l'anno, una quota insufficiente per assicurarne la sopravvivenza. Ma è proprio la logica dei numeri che il primo cittadino contesta. "E' inaccettabile perché la salute dei miei concittadini non può essere affidata a meri calcoli matematici - dice il sindaco -. La struttura serve un'utenza di 24 comuni del Palermitano e dell'Agrigentino, che sarebbero altrimenti isolati".
Dopo la chiusura del punto nascita, le future mamme devono optare per gli ospedali di Palermo, Agrigento e Sciacca. Un percorso di almeno un'ora e mezza. "La provinciale è fatiscente e lungo lo scorrimento veloce Palermo-Sciacca ci sono dei lavori con ben otto semafori - conclude Cacciatore -. Nei giorni scorsi a causa di un'alluvione siamo rimasti completamenti isolati per 48 ore. Ci sono oggettivi problemi di viabilità che vanno tenuti in considerazione. Chiediamo a ministero e Regione un potenziamento del territorio,magari con la creazione di un consultorio familiare, perché il diritto alla salute sia davvero garantito a tutti".
[Informazioni tratte da ANSA, Corriere del Mezzogiorno, Articolo di Giusi Spica - Repubblica/Palermo.it]
- Nel 2016, in quattro ospedali siciliani non nasceranno più bambini (Guidasicilia.it, 04/01/16)
- Cari sindaci, ho letto con attenzione il vostro appello... (Guidasicilia.it, 05/01/16)