"La Sicilia è in recessione"
Il presidente di Confcommercio Sicilia: "Se l'Italia è in crisi qui siamo nel fondo del baratro"
La crisi si fa sentire soprattutto al Sud e sulla maggiore isola italiana. In Sicilia nel 2012 crollano i consumi (-3,8%), diminuisce il Pil(-1,4%) e le imprese chiudono.
È quanto emerge da uno studio di Confcommercio Sicilia, che chiede misure al governo Crocetta per arginare la crisi e restituire slancio all'economia siciliana. Per l'associazione degli esercenti commerciali occorre puntare su investimenti, spesa dei fondi comunitari e una programmazione quinquennale.
In Sicilia nel 2012, secondo i dati forniti da Confcommercio, i consumi sono calati del 3,8% mentre nel triennio 2008-2011 la diminuzione si era attestata all’1,3%. Per la prima volta si registra un calo della popolazione ma rispetto al saldo nascita- morte delle aziende in Sicilia va un po’ meglio rispetto al resto del Paese. Il dato riguardante la nascita di nuove aziende, in riferimento al periodo gennaio-settembre 2012, parla di 472 nuove imprese. Aperture di nuovi esercizi, secondo il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, da addebitare "alla disperazione di molti che aprono attività destinate poi a chiudere". Sempre nello stesso periodo in termini di chiusura di aziende è stata registrata nel settore manifatturiero una riduzione di -743 imprese, -689 nelle costruzioni, -2726 nel commercio, -579 alloggio e ristorazione e -1071 in altri servizi.
"Questa è una crisi senza precedenti - ha detto Agen - che investe famiglie e imprese. Bisogna necessariamente rimetter in moto crescita e sviluppo, siamo in piena recessione". Per Agen occorre puntare su infrastrutture, turismo e logistica, industria agroalimentare, ricerca e innovazione; pensare a una nuova legge regionale sul commercio, che razionalizzi l'accesso della grande distribuzione sul territorio, insieme a una revisione dei Confidi. Da Agen anche la richieste di una maggiore attenzione sul fronte legalità e sicurezza: "Sono necessari - ha aggiunto - investimenti da parte dello Stato sul fronte delle forze dell’ordine per garantire maggiore sicurezza agli investitori". Centrale anche il settore del turismo: "Bisogna rendere i centri storici più attrattivi con un’operazione di vera e propria riqualificazione".
"I governi, da quello centrale alle amministrazioni locali, hanno l'obbligo di affrontare i nodi di un'eccessiva burocrazia, di un sistema fiscale che va semplificato - ha proseguito - di un accesso al credito difficile e di un sistema infrastrutturale che in Sicilia assume connotazioni da terzo mondo". "Le nostre imprese - ha sottolineato - sono allo stremo delle forze, non possiamo più accettare che l'Irap in Sicilia sia la più costosa d'Italia, di avere la burocrazia più numerosa, costosa e inefficiente del Paese, né pagare i più alti costi di raccolta rifiuti e di averne le strade vergognosamente invase".
In occasione della giornata di mobilitazione nazionale, promossa da Confcommercio per il 28 gennaio, a Palermo, nella sala Terrasi della Camera di Commercio saranno divulgati i dati sullo stato dell'economica di Palermo e della provincia.
[Informazioni tratte da Italpress, Corriere del Mezzogiorno, €conomiaSicilia.com]