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''La zona grigia, professionisti al servizio della mafia''. Un libro di Nino Amadore

06 febbraio 2007

Nel corso della sua lunga latitanza Bernardo Provenzano è stato aiutato da politici, professionisti, picciotti e amici degli amici. Un lungo elenco di persone che, mutuando un termine coniato da Primo Levi, costituiscono la zona grigia.
Più volte il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso ha ripetuto questa frase. E ancora nei giorni scorsi, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, è stato sottolineata l'importanza negli affari di mafia di questa zona grigia, che è fatta soprattutto di professionisti: medici, tanti medici, e poi avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri. E politici, ovviamente.

Non esistono però né una casistica né statistiche sul coinvolgimento degli iscritti agli Ordini professionali in inchieste di mafia. Esistono migliaia di pagine di inchieste e relazioni delle commissioni di inchiesta che ne sottolineano la loro importanza. Tanto che la commissione parlamentare Antimafia, nell'ambito delle indagini conoscitive sul fenomeno del riciclaggio e sull'applicazione della nuova normativa, punta a sentire (e sarebbe forse la prima volta) i presidenti degli Ordini professionali.

Questo tema è stato affrontato nel libro inchiesta ''La zona grigia, professionisti al servizio della mafia'', scritto dal giornalista siciliano Nino Amadore, 39 anni, redattore della sede palermitana del Sole 24Ore-Sud, e pubblicato nel formato di ebook sul portale americano Lulu (http://www.lulu.com/content/666431).
Il libro indaga il fronte dei coinvolgimenti, esamina le tecniche e le aree di supporto (riciclaggio di denaro sporco, appalti), racconta alcune storie esemplari: da quella di Pino Lipari, l'ex geometra dell'Anas divenuto ''amministratore delegato'' di Cosa nostra, all'indagine sul patrimonio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino nell'ambito della quale sono finiti sotto processo anche illustri professionisti, alla vicenda dell'ex assessore ai Lavori pubblici della Regione siciliana Vincenzo Lo Giudice e di un pugno di professionisti, all'intermediazione mafiosa per la costruzione del centro commerciale di Villabate così come è stata ricostruita dal pentito Francesco Campanella.

Si tratta di un testo che vuole porre le basi per un dibattito schietto su un tema cruciale: perché gli Ordini professionali hanno agito finora solo a tutela degli iscritti anche di fronte a inchieste di mafia e non sono mai intervenuti per introdurre norme deontologiche severe per gli indagati e i condannati per reati di mafia? Un accenno chiaro e netto nei codici deontologici delle varie categorie sarebbe un contributo utile ad allontanare il sospetto.

 

 

 

 

 

 

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06 febbraio 2007
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