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"Le colpe dei padri infami e traditori ricadranno sui figli"

Sull'ultima "vigliacca" lettera minatoria ricevuta da Massimo Ciancimino

13 agosto 2010

Massimo Ciancimino nei giorni scorsi ha ricevuto l'ennesima lettera minatoria con accluso un proiettile di kalashnikov. La vigliacca lettera però questa volta ha preoccupato maggiormente il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, perché le minacce contenute nella missiva, recapitata nell'abitazione palermitana di via Torrearsa, dove risiede la famiglia Cincimino, questa volta sono state indirizzate al figlio, Vitoandrea di cinque anni. Nella lettera  si legge: "Le colpe dei padri infami e traditori ricadranno sui figli. Lei e i suoi complici siete stati avvisati da troppo tempo. Lei e i suoi amici magistrati sarete la causa di tutto".
Massimo Ciancimino, che ha definito la vicenda una "vigliaccata", ha annunciato che non risponderà più alle domande dei magistrati e che intende ritirare dal commercio il suo libro "Don Vito". "Non renderò più interrogatori - ha detto - e chiederò anche il ritiro del mio libro 'Don Vito' dal commercio".
"Perché prendersela con un bambino di appena cinque anni? Che senso ha inviare un proiettile di kalashnikov a mio figlio Vitoandrea? Basta, sono stanco. Non voglio più parlare con i magistrati. Sono questi i vantaggi di cui godrei?".
Massimo Ciancimino, raccontando l'accaduto, non ha smesso di piangere, girando e rigirando tra le mani il plico, in una custodia trasparente, contenente la lettera di minacce indirizzata al figlio Vitoandrea, che compirà sei anni a novembre.

La busta senza affrancatura è arrivata la mattina del 9 agosto nell'abitazione palermitana di Ciancimino jr. Nella lettera il nome del bambino è scritto a caratteri cubitali su una busta piccola bianca: Vitoandrea Ciancimino. All'interno si vede in bella mostra il proiettile di kalashnikov e la scritta.
"Qualcuno mi spieghi se sono questi tutti i vantaggi che ho ricevuto da quando ho iniziato a parlare con i magistrati e a rendere dichiarazioni - ha ribadito Massimo Ciancimino, davanti alla sua abitazione con due agenti di scorta che lo guardano a vista - Io sono disposto a rinunciare alla mia scorta, ma mio figlio deve restare fuori da tutto questo. Che colpe ha?". Poi, lo sfogo: "Da quando vengo interrogato, non ho mai chiesto un solo euro di rimborso per i biglietti aerei, eppure mi spetterebbero. Ma io non l'ho mai fatto. Da quasi due anni parlo con i magistrati e rispondo alle loro domande e sempre a mie spese. Per cosa? Per avere lettere di minacce per mio figlio, un bambino innocente di appena cinque anni?".
A pochi metri di distanza, Vitoandrea  cammina vicino alla madre. "Vedrete che non arriverà neppure un messaggio di solidarietà per mio figlio - ha aggiunto Massimo Ciancimino - quando arrivano lettere di minacce a qualunque altra persona, ci sono tonnellate di messagi di solidarietà. Ma mio figlio non ne avrà, perché deve pagare non so quali colpe. Sono stanco. E' la verità, non ha più senso continuare il mio percorso. Ecco perché non parlerò più con i magistrati".

Massimo Ciancimino vuole, infine, chiedere alla Feltrinelli di ritirare il suo libro 'Don Vito' dal commercio, pubblicato tre mesi fa, in cui il figlio dell'ex sindaco racconta la sua vicenda personale e i particolari inediti sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia nel 1992. "Basta - ha concluso - non voglio più saperne. Mio figlio deve restare fuori da tutto. E' mio figlio. E ha cinque anni".

Ciancimino jr, lunedì scorso si è poi presentato in Procura a Palermo dove era atteso. Con se ha portato la lettera di minacce e il proiettile di kalashnikov indirizzati al figlio. Recatosi nella stanza del pm Antonino Di Matteo, ha mostrare la lettera contenente le minacce contro il figlio e ha ribadito ai giornalisti presenti di non vuole più parlare con i magistrati che lo stanno interrogando da quasi due anni sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra.
"Vado via. Hanno vinto loro. Esco di scena". Questa, infine, la decisione presa d'istinto da Massimo Ciancimino. "Fino a quando le intimidazioni erano rivolte a me – ha spiegato il figlio dell’ex sindaco mafioso - ero disposto a tollerare, ad andare avanti. Ma una vigliaccata simile nei confronti di un bimbo, che ha come unica colpa quella di portare il mio cognome, non posso tollerarla". La decisione di lasciare la città e "staccare con tutto", Massimo Ciancimino l’ha comunicata anche ai pm di Palermo con cui collabora. "Sono andato in Procura per sporgere denuncia – ha raccontato – e ho detto ai magistrati che, almeno per un periodo, non renderò più dichiarazioni". "Per un po' - ha detto ancora - non parteciperò a presentazioni, insomma, voglio che non si parlerli di me". "Poi vedremo – ha aggiunto - quali ripercussioni ci saranno sulla mia sicurezza: io non sono come certi politici superblindati. Mi hanno dato un’auto mezza rotta e, come dimostrano tutte le intimidazioni subite, in casa mia chiunque entra ed esce come vuole".

"Di fronte all'indegno ed infame gesto di minacciare un bambino di 5 anni e i magistrati che cercano, tra mille ostacoli, di fare il loro dove, sentiamo il dovere morale di esprimere la più forte condanna possibile unitamente ai sentimenti di una forte solidarietà". Questo il messaggio del portavoce dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando, commentando la vicenda di Massimo Ciancimino. "La gravità del gesto può essere segno della paura di mafiosi e dei loro complici dentro le istituzioni - ha aggiunto l'esponente dipietrista - ma la condanna e la solidarietà non bastano. Chiediamo al governo, al ministro Maroni e a tutte le troppe autorità irresponsabili, di smetterla con provvedimenti legislativi, dichiarazioni, atti amministrativi e continui attacchi ai giudici che sono volti ad ostacolare e delegittimare l'azione di quanti cercano l'accertamento della verità senza sconti per prepotenti e per i potenti". "Il trattamento riservato allo scomodo pentito Spatuzza - ha concluso Orlando - è uno dei tanti e purtroppo non è né il primo né l'ultimo segnale, di un obiettivo ostacolo frapposto a quell'accertamento della verità e giustizia sulle stragi degli anni '90 che non costituisce, come irresponsabilmente ha più volte dichiarato Berlusconi, una inutile perdita di tempo".
"La lettera minatoria al figlio di Masimo Ciancimino è un fatto grave, si sta superando ogni limite. Adesso lo Stato deve dimostrare che fa sul serio: bloccare ogni tentativo di intimidazione e mettere nelle condizioni Ciancimino di andare fino in fondo. La ricerca della verità non può essere ostacolata. Bisogna avere il coraggio di scoprire le collusioni tra mafia ed esponenti della politica, delle istituzioni e degli apparati". Questa la dichiarazione il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia.
"In questo momento così delicato - ha aggiunto Lumia - occorrono messaggi chiari e inequivocabili. Invece, il governo non fa altro che screditare giudici, collaboratori di giustizia ed approvare provvedimenti che indeboliscono la lotta alla mafia, come il ddl sulle intercettazioni e il taglio di fondi alla magistratura e alle forze dell’ordine".
Alla notizia che solo Leoluca Orlando e Beppe Lumia, entrambi del centrosinistra, gli abbiano manifestato solidarietà dopo le minacce, Ciancimino ha risposto con amarezza: "Mi pare evidente che la lotta alla mafia e la voglia di arrivare alla verità abbiano un chiaro colore politico".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, www.giuseppelumia.it]

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13 agosto 2010
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