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"Le parole di Maroni forse dettate da ragion di Stato"

Il pm del Tribunale dei minori di Milano, Annamaria Fiorillo, ribadisce la propria versione sul 'caso Ruby'

15 novembre 2010

Il pubblico ministero Annamaria Fiorillo, del tribunale dei minori di Milano, intervenuta ieri alla trasmissione televisiva di Rai 3 'In ½ h' di Lucia Annunziata, ha dato la sua versione dei fatti della notte in cui è stata fermata la giovane marocchina Ruby.
"Quella notte ho dato le disposizioni che avrebbe dato qualsiasi magistrato - ha spiegato Fiorillo - effettuare i rilievi dattiloscopoci, identificare cioè la minore perché non aveva documenti e affidarla a una comunità protetta. In caso di mancanza di posti in comunità, come mi venne detto quella sera, di trattenerla in Questura fino alla mattina dopo, per poi riprendere la ricerca dei posti in comunità". "Il pm - ha ribadito Fiorillo - non fa accordi, dà delle disposizioni e ha l'ultima parola". "Sì, qualcuno al telefono mi disse che si trattava della figlia o della nipote di Mubarak - ha ricordato ancora il pm - e io risposi di essere Nefertiti, regina del Nilo, perché mi sembrava paradossale che un personalità del genere potesse trovarsi in quella situazione. Eppoi nel frattempo era stato scoperto che si trattava di una marocchina e che era scappata da una comunità di Messina". Comunque, ha proseguito, "io credo di aver commesso un errore quella notte a non insistere sulle mie disposizioni".

"Ho poi provato un insopprimibile impulso dopo le parole del ministro Maroni in Parlamento - ha aggiunto Fiorillo - io ero lì quella notte, anche se al telefono. Io ho vissuto e quanto detto da Maroni non è conforme con quanto accaduto".
E ha insistito: "La versione del ministro Maroni non corrisponde alla mia diretta esperienza". Il magistrato ha affermato che "ognuno di noi ha la responsabilità del ruolo che ricopre, Maroni ha parlato come membro del governo e quindi rispetto questa cosa. Avrà avuto delle ragioni per aver parlato così potrebbe essere in senso generico una ragion di stato". "Non sono in grado di valutare se c'è buonafede o malafede, non mi compete assolutamente - ha aggiunto - Ma qualunque ragione di stato non può essere così assorbente da superare la violazione della legalità". [Adnkronos/Ing]

- Il 'caso Ruby' non è più un problema di Karima (Guidasicilia.it, 12/11/10)

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15 novembre 2010
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