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"Lorenzin, da mamma a mamma: ripensaci"

Contro la chiusura del punto nascita di Petralia Sottana, l'appello delle donne delle Madonie al ministro della Salute

15 gennaio 2016

"Lorenzin, da mamma a mamma: ripensaci". Così hanno scritto in un manifesto colorato le donne delle Madonie ancora in mobilitazionne per la chiusura del punto nascite di Petralia Sottana.
Oggi pomeriggio una fiaccolata raggiungerà l'ospedale Madonna dell'Alto e una catena umana abbraccerà la struttura. L'iniziativa è promossa dal Comitato-pro ospedale, nato all'indomani della decisione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di non concedere la deroga chiesta dall'assessore regionale alla Sanità della Sicilia, Baldo Gucciardi.
Protagoniste della manifestazione saranno proprio le donne e le future mamme che rivendicheranno il loro "diritto a partorire a Petralia Sottana in un ospedale che ritengono sicuro". Una fiaccolata per chiedere che venga concessa una nuova deroga utile a consentire l'adeguamento del reparto agli standard di sicurezza che oggi mancano.

Ieri mattina l'assessore alle Pari Opportunità del Comune di Alimena ha scritto al ministro chiedendo un incontro a Roma: "Sulle Madonie si potrà morire soltanto, caro ministro? Non le sembra una negazione della speranza e del futuro? Le scrivo da donna prima che da assessore alla Cultura e alle pari opportunità di Alimena, un piccolo comune madonita. E le scrivo a nome delle tante donne che oggi sentono in maniera prepotente la negazione di un diritto. Ovvero la scelta di far nascere i propri figli dove desiderano". "Dovrebbe venirci a trovare, caro ministro - si legge ancora -, si accorgerebbe della bellezza e della complessità di questo fazzoletto di terra meraviglioso, tra le montagne e le colline. Borghi di una bellezza unica che agonizzano e muoiono ogni giorno a causa dello spopolamento, diretta conseguenza dell'emigrazione giovanile. Eppure ci sono tantissime famiglie che hanno scelto di resistere e di non abbandonare il nostro territorio. Famiglie alle quali sarà negata la possibilità di far nascere i propri figli a Petralia Sottana, nell'ospedale di Madonna dell'Alto".

Poi l'appello con la richiesta di incontro: "Le chiedo di poter ricevere al Ministero una delegazione di donne madonite: di madri, di nonne, di figlie. Desideravo comunicarle che esiste un comitato pro-ospedale che si sta impegnando attivamente per chiedere e ottenere il diritto alla salute delle donne madonite e dei loro figli. E quando a muoversi è un territorio significa che c'è vita, respiro, voglia di riscatto. E' dovere della politica ascoltare la società civile e interpretarne i bisogni e le richieste. Lei è una donna, sono certa che non rimarrà insensibile dinanzi ad una nostra richiesta d'ascolto. Siamo disposti a raggiungerla a Roma. Le parleremo del disagio economico che graverà sulle famiglie. Del senso di completo abbandono che stiamo vivendo in queste settimane. Della paura di tante donne che stanno per diventare madri, che vivono nel terrore, che rimangono attaccate alla speranza che non cada giù il cielo. Donne alle quali piacerebbe incontrarla per raccontarle la necessità della riapertura del punto nascita di Petralia Sottana. Chiediamo pertanto un incontro ufficiale con lei. Siamo disposte a raggiungere la Capitale per un confronto tra donne che hanno a cuore il futuro dei propri figli e di un territorio bellissimo come le Madonie", conclude Albanese.

Oltre alla lettera scritta dall’assessore di Alimena, portavoce delle donne madonite, il ministro Lorenzin, dovrà rispondere anche ai quesiti posti in una interrogazione parlamentare, firmata dai senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, ex 5 Stelle, sulla chiusura del punto nascita di Petralia. Un’iniziativa parlamentare che pone l’attenzione anche sulla peculiarità, pressoché unica del "punto nascita" madonita, l’assistenza alle donne che decidono di interrompere la gravidanza.
In una Regione che registra quasi l’80% di obiettori fra i medici ginecologi, infatti, l’Ospedale Madonna dell’Alto, costituisce uno dei pochi presidi che permettono il rispetto della legge. Nel 2014 sono stati trecento gli interventi di interruzione della gravidanza, sono state assistite siciliane provenienti da quattro provincie (Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta), costrette a raggiungere le Madonie per l’impossibilità di ottenere assistenza nel loro territorio.
Petralia Sottana, dunque, diventa un caso nazionale e le decisioni del ministro Lorenzin sia per le perplessità suscitate dalle deroghe concesse ad altri punti nascita nell’Isola, dallo stesso ministro, quanto per la lesione di un diritto, l’interruzione della gravidanza, segnalato dai parlamentari Campanella e Bocchino.

I due senatori pongono l’accento, naturalmente, su altre criticità provocate dalla chiusura del punto nascita, come la difficoltà per le gestanti di recarsi a Termini Imerese, in caso di necessità, un viaggio che comporterebbe tempi di percorrenza dell’ordine di novanta minuti. I due parlamentari, inoltre, si chiedono per quale ragione non siano state adottate per Petralia Sottana scelte alternative, l’accorpamento di più presidi, com’è avvenuto come Godrano e Partinico, che insieme hanno potuto raggiungere gli standard richiesti dal Ministero della Salute.

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica/Palermo.it, SiciliaInformazioni.com]

- Nel 2016, in quattro ospedali siciliani non nasceranno più bambini (Guidasicilia.it, 04/01/16)

- Cari sindaci, ho letto con attenzione il vostro appello... (Guidasicilia.it, 05/01/16)

- "La rete materno infantile siciliana è sicura!" (Guidasicilia.it, 07/01/16)

- La lunga marcia dei sindaci madoniti (Guidasicilia.it, 11/01/16)

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15 gennaio 2016
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