''Mafia? Nein Danke!'' Dalla Sicilia a Berlino tutti insieme per dire no alla criminalità organizzata
I tentacoli della criminalità organizzata hanno varcato l'oceano, quindi il fatto che questi siano arrivati in Germania meraviglia ben poco. La strage di Duisburg preoccupa i cittadini tedeschi e i tanti immigrati italiani che negli ultimi anni avevano finalmente visto calare la diffidenza nei loro confronti, che adesso rischia di esacerbarsi e diventare xenofobia.
E' per questo che i ristoratori italiani in Germania hanno tenuto ieri una conferenza stampa a Berlino per prendere le distanze dai criminali di Duisburg, annunciando una serie di iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica tedesca e fugare stereotipi e timori che rischiano di arrecare ingenti danni al settore della ristorazione tricolore in terra di Germania.
''Diciamo no alla mafia'', ha affermato Laura Garavini, coordinatrice dell'Unione degli italiani nel mondo (Uim), intervenuta all'incontro sostenuto da 17 proprietari di ristoranti italiani nella capitale tedesca, che in tutto ne conta almeno 300. ''Siamo contro qualsiasi mafia e siamo qui per dirlo forte chiaro e chiaro, senza alcun timore o remora - ha detto Garavini -. Il bagno di sangue avvenuto una settimana fa a Duisburg è stato uno shock per la comunità italiana residente in Germania. Non possiamo, certo, guardare soltanto avanti''.
Molti ristoratori hanno lamentato un calo fino al 30% dell'attività, in seguito alla strage di sei italiani d'origine calabrese avvenuta la notte tra il 14 e il 15 agosto davanti al ristorante pizzeria 'Da Bruno'. Gli oltre 600mila italiani che vivono ormai da generazioni in Germania sono ''gente onesta e rispettabile'', ha tenuto a sottolineare la responsabile dell'Uim.
I ristoratori hanno ribadito, nel corso della conferenza stampa convocata nella capitale tedesca, piena collaborazione alle autorità tedesche, assicurando che qualsiasi tentativo di infiltrazione o estorsione da parte della criminalità organizzata sarà tempestivamente segnalato alla polizia. Gli organizzatori dell'iniziativa, prevedono come prossima tappa una serie di campagne di sensibilizzazione itineranti, che toccherano il Nord Reno-Westfalia ed altri stati tedeschi.
Intanto, nei17 ristoranti italiani di Berlino la campagna ''Mafia? Nein Danke!'' (Mafia? No Grazie!) è già cominciata. ''Non abbiamo nulla a che fare con la mafia e ci ribelliamo a ogni richiesta di pizzo - hanno affermato molti ristoratori che hanno partecipato alla conferenza di ieri -. Anche se non è detto che questo sia privo di pericoli. In Sicilia in una analoga iniziativa della società civile, gli imprenditori che avevano aderito si sono visti bruciare le loro aziende''. Il riferimento è a tutti quegli imprenditori che con coraggio e dignità hanno partecipato alla campagna promossa dal Comitato ''AddioPizzo'' e che sono stati ''puniti'' in maniera infame dalla mafia.
''La gastronomia è una parte della cultura italiana. Se la gastronomia italiana è colpita dalla mafia allora tutta la nostra cultura ne risente'' ha sottolineato Angelo Bolaffi, direttore dell'istituto di cultura italiano presso l'Ambasciata d'Italia a Berlino, che ha proposto una grande manifestazione a Berlino contro la mafia.
Intanto in Sicilia, contro la mafia...
''Nessun incarico di responsabilità ai funzionari collusi con la mafia''. Lo stabilisce una delibera della giunta del Comune di Partinico (PA). La norma impedirà ai funzionari comunali indagati, di assumere incarichi con poteri di firma all'interno dell'Ente qualora, in caso di scioglimento per mafia, dovessero emergere elementi su collegamenti diretti o indiretti di pezzi della burocrazia con la criminalità organizzata.
Partinico è il primo comune d'Italia che, sulla base delle ultime valutazioni elaborate dalla Commissione nazionale Antimafia, provvede ad ovviare alle lacune della legislazione nazionale sui comuni sciolti per mafia. ''Traendo spunto dalle parole del Prefetto e del Questore - dice il sindaco di Partinico, Giuseppe Motisi - abbiamo voluto introdurre nel nostro ordinamento interno una regola chiara e puntuale che vincolerà anche in futuro l'amministrazione, per reprimere o prevenire fenomeni patologici di assoluta gravità, destinati a suscitare allarme sociale particolarmente intenso''.
''Fatta comunque salva l'applicazione delle misure sanzionatorie più gravi'', la delibera stabilisce che i funzionari non possono ricoprire all'interno dell'ente, l'incarico di direttore generale, segretario generale, vice segretario, responsabile di settore, sostituto del responsabile di settore, responsabile degli uffici, responsabile unico di procedimento, componenti di uffici di staff o di altri organi di indirizzo e di controllo, nonché ogni altro incarico di responsabilità. La proposta di deliberazione è stata predisposta dal segretario generale del comune, avvocato Lucio Guarino. ''In questo modo - afferma - in caso di scioglimento, verrà troncato qualsiasi collegamento tra amministrazione e criminalità organizzata, collegamento che, come ci dimostra il dato dell'esperienza, è garantito non solo dalla politica ma soprattutto da esponenti di una classe burocratica che si pone sempre più spesso come referente principale delle organizzazioni criminali all'interno dell'Ente locale''.
Nella provincia di Trapani sono invece i parroci che hanno voluto lanciare un appello contro Cosa nostra. I parroci di Castellammare del Golfo (TP) hanno infatti scritto una lettera aperta letta anche nelle chiese ai fedeli, invitando i cittadini a ribellarsi contro i boss di Cosa nostra perché ''con la buona volontà e con il contributo di tutti si può vincere questo male oscuro della piovra''. L'atto di accusa dei preti, diffuso in questi giorni che coincidono con la festa della Patrona, arriva dopo l'incendio la notte di Ferragosto che ha distrutto un 'azienda per la produzione di calcestruzzo.
''Sentiamo il bisogno - si legge - dopo i fatti che hanno funestato il Ferragosto di gridare il nostro no deciso al malaffare, alla malavita organizzata e al racket che frena i progetti di sviluppo di un intero paese. Gli interessi della mafia sono sporchi e vanno contro la morale evangelica''. E ancora: ''La sfrontatezza di un potere occulto, che non si fa scrupolo di mandare in frantumi la fragile economia del paese gettando nello sconforto più famiglie, deve trovare lo sdegno e la condanna di quanti si professano cristiani''.
I parroci si chiedono retoricamente se ''Castellammare sia la città della mafia'', e sostengono che ''questo marchio infame non può e non deve caratterizzare il paese''. I preti sottolineano anche nella missiva ''il silenzio assordante della società civile, dei mezzi di comunicazione e l'apparente latitanza dello Stato''. [La Sicilia]