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''Me ne vado, questa terra seppellisce la speranza''

L'addio di Oliviero Toscani dal Comune di Salemi: ''Se si ama questa terra, non ci si deve sottomettere a questo sistema''

07 ottobre 2009

ME NE VADO, QUESTA TERRA SEPPELLISCE LA SPERANZA

"La creatività è l’opposto della sicilianità". Mi sono ritrovato a Salemi affascinato dall’idea di un sogno che avrebbe potuto realizzarsi attraverso gli infiniti progetti che in poco più di un anno sono riuscito a concretizzare grazie all’amico Sindaco Vittorio Sgarbi, ai ragazzi del mio Assessorato del Progetto Terremoto e a tutti gli amici siciliani e non che hanno creduto in questo sogno.
Però, ultimamente, fra le mille difficoltà crescenti, ho cominciato a dubitare della possibilità di realizzare il "sogno Salemi". C’è voluto Francesco Merlo e il suo articolo, carico di amore per la Sicilia, dal titolo: "La pietà non è uguale per tutti", su la Repubblica del 4 ottobre, a farmi capire e decidere: se si ama veramente questa terra, non ci si deve sottomettere a questo sistema.

QUI
, si opera in un sistema compromesso, fra rassegnazione e malcostume, dove tutto e il suo contrario trovano legittimazione. Un territorio con una natura straordinaria, dove però chi vuol fare, non riesce ad evitare d’infangarsi.
QUI, la soddisfazione che illumina di gioia ogni soggetto capace di creare, viene anticipata dal sorriso beffardo che più o meno suona così: facciamo questa tal cosa così otterremo contributi, finanziamenti e favori.
QUI, prima di dar vita a qualsiasi progetto si cercano finanziamenti pubblici.
QUI, solo e solamente così si concepiscono i progetti. Al vigile urbano a cui ho chiesto con insistenza il perché non si fermino o non si multino giovani e meno giovani che per le vie di Salemi sfrecciano senza casco, mi ha risposto che QUI, non siamo a Milano, certe cose si devono fare piano piano.
QUI, manca completamente il senso di responsabilità e la consapevolezza che l’uso del casco oltre che essere una legge dello Stato, è concepito per la sicurezza e l’incolumità.
Non c’è regola che si possa dare perché
QUI la regola è sottomessa al comodo di tutti. Questo è il costume, dove ogni forma di vita creativa come ogni pezzetto di vita attiva è perennemente mortificata dall’ignobile becera convenienza, dall’indifferenza e dall’assistenzialismo.
QUI, per creare qualsiasi progetto utile alla comunità, sei costretto a chiedere favori per poterlo realizzare.
QUI, devo chiedere per favore a chi sto facendo un favore.
QUI, ogni idea creativa deve prendere la forma dell’imbecillità burocratica; qualsiasi progetto intelligente, utile e valido viene sempre abortito. Come si fa a pensare al progetto Case a un Euro con questi presupposti! Salemi rimarrà terremotata per sempre. È così che i suoi cittadini la vogliono.

Nell’articolo di Merlo leggo forte l’amore per la sua terra, un grido di denuncia che parte da un cuore intelligente e sensibile. Io, non posso più stare al gioco che questa politica mi vorrebbe imporre, sto con Merlo e con chi ama veramente la Sicilia. Ecco perché non continuo il mio mandato di Assessore alla Creatività a Salemi. Peccato, QUI è un’occasione persa.
Io continuerò altrove.

Oliviero Toscani e i ragazzi dell’Assessorato alla Creatività, Progetto Terremoto: Julia Borghini, anni 27, Simona Bua, anni 25, Giuliana Conte, anni 25, Giacomo Costa, anni 23, Antonio De Lorenzi, anni 23, Dario Drago, anni 24, Giuseppe Favale, anni 21, Vincenzo Luca Forte, anni 29, Davide Franzetti, anni 26, Emanuele Giattino, anni 25, Federico Mauro, anni 22.

Nino Ippolito, l’addetto stampa del Comune di Salemi: "Oliviero, non andare"
Caro Oliviero, ci vuole coraggio a restare, non a stilare un impietoso cahier de doleances su una travisata idea di «sicilianità» alla quale, molto ingenerosamente, attribuisci significati spregiativi. Perché una esperienza personale – la tua – non può certo diventare il paradigma del «sistema», né la fotografia di una terra nella quale, ogni giorno, contrariamente alla tua pessimistica visione, c'è che chi, nel suo piccolo, cerca di cambiare le cose. Pagando prezzi altissimi, anche nei rapporti umani.
La «sicilianità», se vuoi, può essere altra cosa: ostinazione, coraggio, dignità, creatività. Non lo dico io, lo dice la Storia della Sicilia. E lo sai bene anche tu perché qui a Salemi le cose che hai fatto hanno avuto sostegno – materiale e morale – di tanti cittadini salemitani, amministratori e non, che hanno assecondato i tuoi progetti.
Tutte le iniziative che con Vittorio hai ideato e alle quali noi abbiamo lavorato, sono state finanziate con le risorse del bilancio comunale, con i contributi – seppure modesti – della Regione, della Provincia regionale, di Enti come l'Istituto Vite e Vino, con l'intervento di qualche illuminato imprenditore privato e con il contributo finanziario personale – ormai di dominio pubblico – di un munifico Vice Sindaco che non viene da Milano o da Padova, ma vive ed opera a Salemi. E con la collaborazione, gratuita, di tanti straordinari ragazzi, del tuo e di altri assessorati, che hanno diritto di
sperare.

L'idea di cercare «finanziamenti pubblici prima di dare vita ai progetti», non mi sembra un'anomalia. Lo è, semmai, il contrario. Del resto, se fai una campagna pubblicitaria, ci vorrà poi chi, materialmente, acquisterà gli spazi su giornali e televisioni. Il tuo stesso lavoro trova concretezza, spesso, grazie ai finanziamenti pubblici.

Il tuo «me ne vado» sarebbe una resa. Scappando ti uniresti a quanti, la speranza, la vogliono seppellire per davvero. E non mi pare un buon esempio per quei ragazzi che, forse inconsapevolmente, hanno aggiunto la propria firma ad una lettera che è pericolosa, perché non indica a loro il senso di una sfida, l'incitamento a restare, a scardinare il «sistema», ma, assai pilatescamente, a bazzicare altrove, evitando gli ostacoli.
Per te, che hai un nome, una storia professionale, una tua autonomia ed indipendenza, sarà facile ricominciare in altri posti, con altri stimoli. Ma a questi ragazzi, cosa proponi? Di scappare?
Tu sei un grande comunicatore. E voglio pensare che questa lettera di «addio» sia in realtà una provocazione forte, rivolta a quanti – a Salemi come a Palermo – avversano quell'idea di creatività che è fatta di merito, trasparenza, senso civico.
Ti invito a restare. E, ne sono certo, da uomo coraggioso quale sei, ne scriverai un'altra di lettera, con questo titolo: «Vi spiego perché resto». Scriveva Luigi Einaudi: «Non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi».

 

 

 

 

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07 ottobre 2009
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