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"Mio figlio non si è tolto la vita in carcere"

Presunto suicida 19enne nel carcere catanese di Piazza Lanza. La madre chiede la riapertura delle indagini

05 gennaio 2011

"Voglio sapere la verità, voglio giustizia, mio figlio non può essersi suicidato. Voglio sapere cosa è successo". E' quanto ha affermato Graziella La Venia, mamma di Carmelo Castro, un ragazzo di 19 anni morto nel carcere catanese di Piazza Lanza il 28 marzo del 2009 a 4 giorni dal suo arresto per una rapina in una tabaccheria.
La donna ha incontrato i giornalisti insieme al suo avvocato e al presidente dell'Associazione 'Antigone', Patrizio Gonnella. Il legale Vito Pirrone ha illustrato alla stampa i contenuti dell'esposto presentato alla Procura etnea per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte del ragazzo avvenuta, secondo la versione ufficiale, per "asfissia da impiccamento", come recita l'atto di archiviazione della vicenda, del 27 luglio scorso.
Nell'esposto presentato alla Procura si parla, però, di "circostanze che non sono state debitamente approfondite" e si evidenziano anche "eclatanti contraddizioni e lacune nelle indagini".

Il presidente dell'associazione 'Antigone' ha parlato di "tre giorni di buio carcerario", ed ha anche chiesto una "seria indagine amministrativa" sottolineando come il giovane fosse stato posto in regime di "grandissima sorveglianza" ma aggiungendo che "nelle ore che hanno preceduto la morte non era sorvegliato". "Per giustizia - ha proseguito Gonnella - ci siamo messi a disposizione della famiglia del ragazzo per far sì che l'indagine si riapra. Questa ci pare una indagine non fatta". "Se non sarà riaperta l'inchiesta - ha aggiunto Gonnella - faremo ricorso alla Corte europea per i diritti umani perchè è stato negato il processo equo e daremo il via ad una causa civile chiedendo un congruo risarcimento per danni morali e materiali". "Dagli esami autoptici - ha concluso Gonnella - si rileva che pochi minuti prima della morte Carmelo Castro aveva mangiato e questo dato non risulta nell'indagine. Chiunque mangia, si sa, è più improbabile che abbia intenzione di suicidarsi. Tutto è possibile ma vogliamo che si verifichi".
L'avvocato Pirrone ha parlato dal canto suo di "circostanze inquietanti" e ha aggiunto: "Nessuno ci ha dato una risposta e non è stata fatta una vera indagine. La ricostruzione dei fatti che ci è stata fornita è precaria e contraddittoria". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Lasiciliaweb.it]

- «Non è stato suicidio» di Alfio Sciacca (Corriere del Mezzogiorno)

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05 gennaio 2011
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