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"Mio padre comanda dal carcere"

Giovanna Galatolo, figlia del boss Vincenzo, ha deciso di collaborare per assicurare un futuro migliore alla figlia di 14 anni

09 novembre 2013

"Sono a conoscenza di fatti relativi a Cosa nostra in quanto spesso ascoltavo quello che dicevano mio padre e i suoi familiari e sodali. Non facevo parte dell'associazione, ma spesso ho ripulito delle abitazioni che avevano ospitato latitanti e lavato vestiti imbrattati di sangue come quelli di Francesco Madonia e Francesco Di Trapani".
Sono queste le parole messe a verbale, il 29 ottobre scorso, da Giovanna Galatolo, figlia del boss Vincenzo, ex reggente del mandamento dell'Acquasanta a Palermo, condannato all'ergastolo per l'omicidio del generale Dalla Chiesa e coinvolto nel fallito attentato dell'Addaura a Giovanni Falcone.

La donna, che non ha precedenti per mafia e sta collaborando con la giustizia, è stata già trasferita in una località segreta ed è sotto il servizio di protezione. Agli inquirenti ha detto di avere deciso di parlare per assicurare un futuro alla figlia adolescente.
Il verbale riassuntivo, raccolto dai pm Piero Padova e Dario Scaletta, è stato depositato nei giorni scorsi al processo all'ex deputato regionale di Grande Sud Franco Mineo e ad Angelo Galatolo, cugino di Giovanna. Mineo è imputato di intestazione fittizia di beni aggravata, peculato, malversazione e usura, mentre a Galatolo, oltre all'intestazione fittizia, è stata contestata nella scorsa udienza anche l'associazione mafiosa, accusa per la quale i legali dell'imputato hanno chiesto il rito abbreviato condizionato all'acquisizione di alcuni documenti.

Le dichiarazioni di Giovanna Galatolo, secondo gli inquirenti, sarebbero convergenti con quelle del pentito Angelo Fontana che ha parlato degli affari della famiglia mafiosa. "Oggi le persone più attive all'Acquasanta sono mio padre - ha detto la dichiarante - Stefano Fontana, deceduto da poco, i suoi figli Gaetano, Giovanni e Angelo che spacciano stupefacenti e si dedicano alle estorsioni anche se l'attività estortiva è prerogativa dei Galatolo". In particolare, prosegue la donna, "i figli di Gaetano Galatolo, Angelo e Giovanni, sono organici alla famiglia dell'Acquasanta e sono attivi anche nel settore immobiliare. Mio cugino Angelo, da qualche anno, è attivo anche a Carini. A impartire le direttive è mio padre dal carcere. Lo so per averlo appreso da mia figlia, la quale mi ha riferito che mio fratello Vito ha avuto con lui un colloquio di recente".

Anche il bar Esedra, sequestrato durante le indagini su Mineo e Galatolo, era gestito dai Galatolo, secondo la dichiarante. "Il bar era gestito da mio zio Giuseppe - ha spiegato - che lo aveva affittato a una sua amante soprannominata 'la napolitana': so che è rimasto nell'orbita di Cosa nostra anche dopo la sua cessione". Anche il negozio d'abbigliamento Vegard (anche questo di proprietà di Mineo come il bar Esedra), secondo Giovanna Galatolo, era "di interesse" di suo cugino. I pm chiederanno di sentire la donna al processo. [Fonte: Repubblica/Palermo.it]

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09 novembre 2013
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