''Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale''
Il governo ha anticipato alcune disposizioni del ddl sulla sicurezza
Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che contiene 'Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale'. Il provvedimento, che anticipa alcune delle disposizioni contenute nel disegno di legge sulla sicurezza in discussione in Parlamento, contiene una serie di misure per migliorare il dispositivo di prevenzione e di contrasto dopo le violenze sessuali delle ultime settimane.
Il governo, ha sottolineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al termine del Consiglio dei ministri, ha fatto ricorso alla decretazione d'urgenza "in seguito al grande clamore suscitato da recenti episodi". Tuttavia, "rispetto agli anni 2006 e 2007, nel 2008 c'è stato un calo intorno al 10% degli episodi di violenza, anche nella città di Roma, perché c'è stato un pattugliamento più diffuso delle zone pericolose anche con l'utilizzo dei militari". Con questo provvedimento, ha osservato il premier, "i tempi parlamentari sono qui che si dichiarano da soli". Il decreto rende "immediatamente esecutive" alcune norme e risulta "essenziale" per consentire al governo di "intervenire tempestivamente con norme immediatamente applicabili".
Il via libera al testo è arrivato all'unanimità. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa Ignazio La Russa nel provvedimento "ci sono le ronde anche se vengono riconosciute prioritariamente quelle formate da associazioni di ex carabinieri, appartenenti alla Polizia di Stato, alle forze armate o ad altri corpi dello Stato".
Il decreto è stato approvato con delle lievi modifiche rispetto alle anticipazioni e fra le misure principali contiene il divieto degli arresti domiciliari per chi è accusato di violenza sessuale. In particolare le modifiche relative alla natura e alle caratteristiche delle ronde sono state sollecitate dai ministri di Alleanza nazionale, che hanno anche chiesto un leggero rafforzamento delle modalità di intervento e coordinamento da parte del Comitato provinciale della sicurezza. In pratica, il decreto "regolamenta la presenza dei volontari della sicurezza" per sottoporre in una cornice normatvia un fenomeno "che già oggi si svolge sul territorio con una sorta di 'ronde fai da te'". Lo ha precisato il ministro dell'Interno Roberto Maroni. I 'volontari per la sicurezza' "non verranno pagati" e "saranno armati solo di ricetrasmittenti" per segnalare alle forze dell'ordine eventuali situazioni pericolose per la sicurezza e l'ordine pubblico. Gli stanziamenti aggiuntivi previsti nel decreto, infatti, verranno utilizzati per l'incremento degli organici delle forze di polizia e per il potenziamento dei mezzi in uso alle forze dell'ordine.
Maroni ha poi sottolineato che da parte del presidente della Repubblica "non c'è stato alcun veto o invito a non inserire nel decreto norme già approvate da un ramo del Parlamento, compresa quella sui volontari sulla sicurezza".
Il Guardasigilli Angelino Alfano da parte sua ha ricordato che "l'approvazione di questo decreto anticipa di circa cento giorni una tutela giuridica fortissima verso le donne. Questo decreto, prende una norma già approvata al Senato sulla sicurezza e ne anticipa gli effetti". [Adnkronos/Ign]
L'altolà del Vaticano e la presa di distanza del Colle - Il decreto sulla sicurezza varato dal governo che, tra le altre innovazioni, legalizza le ronde, ha provocato la reazione negativa della Santa Sede. E anche una nota del Quirinale che puntualizza come "i contenuti del decreto siano di esclusiva responsabilità del governo". Frase che sembra una riposta alle parole del ministro dell'Interno, Roberto Maroni che aveva negato contrasti con il Quirinale: "Non c'è stato alcun veto del Quirinale. Ieri con Napolitano ho concordato questo testo, senza alcuna forzatura o obiezione".
Dura la posizione della Santa Sede. "L'istituzione delle ronde rappresenta - per il segretario del pontificio consiglio dei Migranti, monsignor Agostino Marchetto - una abdicazione dello Stato di diritto. Non è la strada da percorrere".
Critica anche l'opposizione che, per bocca del ministro Ombra Marco Minniti, punta il dito su due "gravi strappi di carattere politico istituzionale". "Il prolungamento per decreto della detenzione nei Cie - spiega l'esponente democratico - rappresenta un esplicito schiaffo al Parlamento che aveva già bocciato, con un voto che coinvolgeva settori della stessa maggioranza, un provvedimento del governo che andava in questa direzione". Inoltre, ha aggiunto Minniti, "con una norma confusa sulle cosiddette 'ronde' si è aperto un percorso che mette in discussione il monopolio della sicurezza da parte dello Stato e, quindi, delle forze di polizia. Non c'entra nulla la 'sicurezza partecipata', il rischio è che per meri calcoli di partito si metta in moto un meccanismo difficilmente governabile che può colpire al cuore il sistema sicurezza nel nostro Paese". [Repubblica.it]