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''Morena non è morta per assideramento''

La precisazione del papà della piccola morta nei giorni scorsi a Palermo e diventata simbolo dei senza casa

01 ottobre 2009

"Mia figlia è morta poche ore dopo aver subito un intervento chirurgico per ernia diaframmatica nell'ospedale dei bambini. Soffriva di questa patologia dalla nascita ed era già stata operata. Il container dove abbiamo vissuto fino a giugno non c'entra nulla con questa tragedia e mia figlia non è mai stata ricoverata per assideramento".
Ha dirlo è Simone Gaglio, 37 anni, il padre di Morena la bimba morta lunedì scorso in ospedale dopo un intervento chirurgico. La storia della bimba era stata resa nota dal "Comitato di lotta per la casa" e dalla "Rete di sostegno". "Noi viviamo in una casa normale - ha aggiunto - dal giugno scorso. Il freddo e le condizioni atmosferiche non hanno nulla a che fare con la morte di mia figlia. E' vero che fino a giugno andavamo a dormire nel container ma mia figlia era una principessina non le mancava nulla. Io faccio il muratore e il venditore di frutta saltuario. Non ho un lavoro fisso ma mi arrangio per il bene di mia moglie e delle mie quattro figlie di 11, 10, 9 e 3 anni".

La morte di Morena Gaglio e la "vita" dei senza casa
E' morta, tra domenica e lunedì - a neanche un anno - la piccola Morena Gaglio, vissuta in un container fino a due mesi fa, pur essendo affetta fin dalla nascita da una malformazione congenita.
Questa storia drammatica pone ancora una volta in evidenza la situazione dei senza casa a Palermo e Morena diventa l’icona di un disagio che diventa sempre più insostenibile. Senza contare che gli sfrattati di via Messina Montagne e via Guzzetta sono solo la punta di un iceberg e di un elenco che stenta a snellirsi: sono circa 600 le famiglie palermitane iscritte alla lista di emergenza del Comune e solo 2 sono state le assegnazioni.
Tanti bambini, a Palermo, si ritrovano a vivere (?) nella precarietà tra lamiere, topi e fogne a cielo aperto, privati non solo di un’infanzia felice ma anche di un’esistenza normale. Questo è un fatto che sollecita la nostra responsabilità democratica e la necessità di prendere iniziative perché questo annoso problema trovi soluzioni. L’amministrazione non può ignorare l’inferno da cui è passata Morena prima di volare in Cielo: l’inferno dello sfratto, dei diritti negati, dell’indifferenza. Ora, lei guarda i suoi "vicini di casa da lassù, ma "quaggiù" le istituzioni politiche e sociali e i singoli cittadini hanno il dovere sacrosanto non solo di guardarli, ma di fare in modo che possano vivere molto più a lungo e con la dovuta dignità.
Come dichiara P. Gianni Notari, direttore dell'istituto Arrupe, «non possiamo dimenticare che ogni giorno c'è chi non ha un tetto sotto cui rifugiarsi, sotto cui creare una propria intimità familiare e dare un futuro ai propri figli. Non possiamo relegare ai margini della nostra coscienza tutto ciò ma dobbiamo porre attenzione a chi ci sta accanto, alle sue esigenze e alle sue debolezze. La città deve coinvolgersi e non lasciare che questi drammi siano tanto vicini geograficamente quanto lontani emotivamente».

Istituto Pedro Arrupe

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01 ottobre 2009
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