"Nel 2011 chiuse in Sicilia 15.000 attività"
Grido d'allarme di Confesercenti: "E' stato un anno nero per le piccole e medie imprese dell'Isola, migliaia i nuovi disoccupati"
Quindicimila attività commerciali chiuse e migliaia di nuovi disoccupati. Il 2011 è stato un anno nero per le piccole e medie imprese siciliane. Confesercenti Sicilia lancia il grido d'allarme nel giorno in cui l'Organizzazione si mobilita, a livello nazionale e locale, "perché se chiude la piccola e media impresa chiude l'Italia".
"Le iniziative del Governo nazionale stanno mettendo a rischio il futuro del settore. - afferma la Confesercenti - Un esempio: nel 2012 su un commerciante con un fatturato di 50 mila euro, che opera in un locale di 100 metri quadrati, fra aumenti di contributi sociali, costi amministrativi, Imu, tassa sui rifiuti, mancato trasferimento sui prezzi di metà dell'aumento Iva, graverà un maggior prelievo fiscale compreso fra i 3.500 e i 5.200 euro".
"Nei prossimi tre anni l'aumento delle aliquote contributive previdenziali per artigiani e commercianti - prosegue - costerà alle piccole e medie imprese 2,7 miliardi di euro. Una situazione che rischia di mettere in ginocchio le imprese e l'intero sistema Italia visto che esse producono il 46 per cento del Pil e il 54% dell'occupazione nel settore privato".
Nell'ultimo decennio le piccole e medie imprese sono state il motore dell'economia del Paese, dando lavoro a migliaia di persone. Il presente e il futuro, però, sono tutt'altro che incoraggianti. "L'incremento dei centri commerciali e il conseguente crollo delle vendite abbinate alle pesanti misure fiscali - spiega Vittorio Messina, presidente vicario di Confeserecenti - costituiscono un mix micidiale. Costringeranno decine di migliaia di piccole e medie imprese alla chiusura. Ecco perché invochiamo nell'Isola come nel resto d'Italia un cambiamento di rotta". [ANSA]