''Nel Pdl c'è già chi lavora al dopo Berlusconi''
Le ''Idi di marzo'' berlusconiane secondo il governatore siociliano Raffaele Lombardo
"Può darsi che dentro il Pdl si colga l'attimo fuggente per organizzare il dopo Berlusconi perché c'é tanta gente che scalpita e devo dirvi che anche dalle mie parti in Sicilia in particolare colgo segnali inconfondibili di movimenti e agitazioni che, soprattutto nel PdL, sono il segno che si lavora per il dopo".
Su Red Tv Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana, è apparso nella parte della Cassandra.
Siamo dunque vicini al dopo Berlusconi? "Certamente - ha spiegato Lombardo - si ipotizza l'inizio di una parabola discendente legata ai fatti personali del premier. Sicuramente questa defaillance legata alle dimissioni del direttore dell’Avvenire ha segnato un momento le cui conseguenze sono tutte da vedere ma sicuramente non piacevoli, sicuramente negative sotto molti punti di vista”. [Ansa.it]
Si lavora per il dopo-Berlusconi? Lombardo spiega perché. E si prepara...
[SiciliaInformazioni.com, 8 settembre 2009]
Raffaele Lombardo è uomo avveduto, non si lascia scappare parole che non abbia riflettuto. La sua intervista a Red TV sul dopo Berlusconi non va presa sottogamba né considerata una divagazione, una parentesi di una conversazione sul più e sul meno.
Certo, il contesto vuole la sua parte. Il Presidente della Regione è stato intervistato dalla emittente ispirata da Massimo D’Alema. Fu realizzata dopo l’arrivo di Walter Veltroni alla guida del PD. Walter non è stato mai un estimatore di Massimo. Red TV avrebbe dovuto costituire un presidio, una specie di megafono, uno strumento prezioso nel caso in cui il neo segretario del partito avesse fatto il vuoto attorno nel PD.
Il contesto, dunque.
Raffaele Lombardo ha riflettuto nel salotto televisivo di uno dei cavalli di razza della sinistra italiana. Quando si è in casa altrui bisogna concedere all’ospite qualcosa, è buona norma. Quindi, il dopo-Berlusconi alle porte potrebbe essere stato richiesto dalla buona educazione. Raffaele Lombardo tuttavia non è una persona che segue le regole della buona educazione pedissequamente, le osserva dopo averle fatte passare attraverso un filtro. Conclusione: Lombardo ha detto quel che pensava, ma non l’avrebbe detto se si fosse trovato altrove.
I contenuti, a questo punto.
"Può darsi", afferma Lombardo, "che dentro il Pdl si colga l'attimo fuggente per organizzare il dopo Berlusconi".
E' una ipotesi, forse qualcosa di più. Ci sarebbero le condizioni, secondo Lombardo, per disarcionare Berlusconi? O meglio, ci sarebbero le condizioni per mettere i primi mattoni sul dopo Berlusconi? Da che cosa nasce il sospetto?
Lombardo lo spiega senza veli: "C'é tanta gente che scalpita".
Una sensazione, dunque, niente più che una sensazione. O c’è altro? E dove ha colto questa sensazione il governatore siciliano?
"Devo dirvi che anche dalle mie parti in Sicilia in particolare colgo segnali inconfondibili di movimenti e agitazioni che, soprattutto nel PdL, sono il segno che si lavora per il dopo Berlusconi".
Attenzione "soprattutto nel Pdl". Cioè ci si prepara anche altrove. E dove? Nella Lega Nord? O nell’area del Pdl che sta dentro ma si sente fuori, cioè gli ex di AN, i finiani che in Sicilia hanno creato una testa di ponte con Fabio Granata e Carmelo Briguglio. Gente che ha scelto di stare vicino a Lombardo, rompendo con i cosiddeti lealisti, la corrente "ubbidiente" che fa capo al Presidente del Senato, Renato Schifani, ed al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Quel "soprattutto nel Pdl" è da decifrare. Il dopo Berlusconi, così come stanno le cose, può essere preparato solo all’interno del Pdl, non fuori.
Un bell’enigma.
"Certamente se ne parla tanto - aggiunge Lombardo - si ipotizza l'inizio di una parabola discendente legata ai fatti personali del premier”.
Difficile distinguere fra l’opinione personale di Lombardo e le sensazioni ispirate dalle frequentazioni dell’ambiente. Forse c’è l’uno e l’altro. Più la prima, comunque; propendiamo per un’opinione di Lombardo. "Sicuramente questa defaillance", osserva infatti il governatore siciliano, "è legata alle dimissioni del direttore dell'Avvenire, che ha segnato un momento le cui conseguenze sono tutte da vedere, ma sicuramente non piacevoli, sicuramente negative sotto molti punti di vista".
E’ assai probabile che Lombardo non abbia condiviso l’attacco sferrato sal Giornale di berlusconi a Dino Boffo e, di fatto, alla Conferenza Episcopale Italiana. Lombardo è un cattolico tutto d’un pezzo, rispettoso delle gerarchie. Non crediamo che abbia gradito la mossa del Premier o di chi l’ha gestita in suo nome e conto. Per questa ragione definisce l’iniziativa del Giornale una defaillance. Questo è un giudizio netto, non fa parte delle impressioni illustrate in modo vago.
Se Lombardo è abbastanza consapevole che si stia lavorando al dopo Berlusconi, è probabile che la sua ottica è influenzata da questo "dato" oggettivo e che egli si aspetti movimenti importanti e non vuole presentarsi impreparato all’appuntamento.
Lo scenario è abbastanza decifrabile. La Cei è stata trattata con poco rispetto, difficilmente ingoierà il rospo e digerirà l’offesa del Giornale. Qualunque cosa avvenga in Vaticano. La parte della Cei è una, la parte del Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, un'altra. E quella del Papa un’altra ancora. A ciascuno il suo. Il Papa formula appelli perché i politici si comportino cristianamente; il cardinale Bertone conversa con Letta per mettere a posto i dettagli delle incombenze più vicine, il testamento biologico e le scuole private, e la Cei tesse la tela del futuro prossimo. Sono i vescovi italiani a fare la differenza nel mondo politico. Perfino il cardinale Ruini, il prelato più vicino al centrodestra, ha auspicato nuovi rapporti fra la Chiesa e le istituzioni politiche.
Sullo sfondo c’è l’Udc di Pierferdinando Casini, che non piace alla Lega Nord e non entusiasma Silvio Berlusconi. Il Ministro per la semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, ha spiegato che verso Pierfurby, così l’ha chiamato in una intervista, ci sono delle diffidenze. Nessuno fa salti di gioia, insomma, quando se lo trova davanti. Meglio gli altri, anche Tabacci.
Gli umori non possono prevalere.
La pillola amara come il fiele dovranno mandarla giù se vogliono arrivare alle regionali senza patemi d’animo. Sempre che Casini sia disposto a trattare. Viene corteggiato anche dal centrosinistra, anche se sotto traccia. Berlusconi è più esplicito, ed i suoi colonnelli non fanno davvero mistero della volontà di stendere un patto in vista dell’importante appuntamento.
Anche Lombardo ha una questione aperta con l’Udc. La defaillance di Berlusconi sul caso Boffo potrebbe essere un altro tassello a favore del ritorno dell’Udc nel governo regionale. L’Udc potrebbe essere il partito chiave del dopo-Berlusconi, e il MPA di Lombardo non può più tenerlo fuori se non vuole essere spiazzato dagli eventi.
Il ritorno potrebbe essere propiziato dall’atteggiamento positivo che il segretario dell’Udc siciliano, Saverio Romano, tiene verso Lombardo e il suo governo. Se Totò Cuffaro prende le distanze e critica aspramente il governatore, Romano e il capogruppo all’Ars, Maira, appaiono trattativisti, e con loro sei o sette deputati regionali facenti parte del gruppo UDC.
Il dopo-Berlusconi comincia anche così?