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''Non applicare la legge sulla clandestinità è reato''

Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, lancia un monito contro quei magistrati che non vogliono applicare questa legge

26 settembre 2009

"La legge sulla clandestinità è chiara, la capisce anche un bambino di sei anni. Non possiamo accettare che i magistrati la interpretano in un modo o in un altro, il Csm deve intervenire oppure dovono farlo altri giudici. Non applicare la legge è un reato. Le leggi vengono fatte dal Parlamento e la magistratura deve applicarle. È ovvio che qualunque cosa si faccia c'è sempre qualcuno che è contrario. È però strano quando a dire queste cose sono i magistrati".
Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni critica la magistratura sull'applicazione della legge sulla clandestinità. Maroni lo ha detto nel suo intervento alla prima Festa nazionale del Pdl in corso a Milano.

Il ministro ha anche spiegato che la politica dei respingimenti continuerà "perché funziona. Gli sbarchi sono diminuiti del 90%, in estate sono passati da 15mila a meno di 1.500. La sinistra prima ci accusava di non avere impedito gli sbarchi e adesso ci accusano di sbagliare politica con i rispingimenti. O sono schizofrenici oppure vogliono fare una politica delle porte aperte", ha concluso Maroni che ha poi ribadito che "il governo e la maggioranza nel campo della sicurezza hanno mantenuto tutti gli impegni".

Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, ha risposto secco al ministro dell'Interno: "I magistrati devono essere liberi di applicare e interpretare le leggi secondo Costituzione. Questa non è disapplicazione. Ad essere inaccettabili sono le parole del ministro".
Una replica è arrivata anche da Mauro Volpi, consigliere laico di centrosinistra del Consiglio superiore della magistratura: "Non compete al Csm intervenire sulle libera interpretazione della legge. Competenti sarebbero il Guardasigilli o il procuratore generale di Cassazione".

Dall'opposizione è arrivata l'immediata replica del vicepresidente della Camera Rosy Bindi: "Ogni studente del primo anno di legge sa che qualunque legge per essere applicata va interpretata. Forse l'avvocato Maroni è da troppo tempo lontano dai banchi dell'Università e da un'aula di tribunale. Ma ciò che allarma è che da ministro Maroni non abbia ancora imparato - ha aggiunto - che il fondamento della democrazia è la separazione dei poteri e che nella nostra Costituzione la magistratura è autonoma e indipendente". Per l'esponente del Pd è "evidente che il reato di immigrazione clandestina è incostituzionale ma per fortuna i magistrati, almeno loro, applicano la Costituzione".

Entrato in vigore l'8 agosto scorso, il reato di clandestinità per gli immigrati irregolari prevede una sorta di processo per direttissima davanti ai giudici di pace che possono condannare l'extracomunitario al carcere e a pagare un'ammenda tra i 5 e i 10.000 euro commutabili in anni di espulsione dal territorio italiano. Ma attorno all'applicazione della norma da più parti si sono alzate aspre critiche che non hanno escluso neppure il mondo giudiziario, preoccupato che l'introduzione del reato potrebbe ingolfare gli uffici e non solo. Dalla procura di Bologna è stato avanzato il dubbio che la norma possa essere addirittura incostituzionale.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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26 settembre 2009
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