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"Non c'è prova che Cuffaro favorì la mafia"

Processo "Talpe alla Dda": per la Procura generale della Cassazione si deve ridurre la pena per Totò Cuffaro

21 gennaio 2011

Per la Procura generale della Cassazione l'ex governatore della Sicilia Salvatore Ciffaro non può essere accusato di favoreggiamento aggravato di Cosa nostra perché manca la prova "di aver voluto favorire il sodalizio mafioso". Di conseguenza, come ha detto il sostituto procuratore generale Giovanni Galati nella sua requisitoria, "si prescriverebbe l'accusa di aver favorito il boss Guttadauro" e rimarrebbe in piedi solo l'accusa di favoreggiamento semplice del manager della sanità Michele Aiello, episodio che potrebbe prescriversi nel prossimo mese di aprile.
Galati, nella sua requisitoria davanti alla seconda sezione penale della Cassazione, per il processo 'Talpe alla Dda', ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni di reclusione per l'ex governatore, chiedendo alla Corte d'appello di Palermo di rideterminare la pena al ribasso. Secondo il pg Galati, infatti, è da considerarsi prescritto "l'episodio di favoreggiamento nei confronti di Guttadauro e Miceli, in quanto non è configurabile a suo carico l'aggravante mafiosa: siccome il fatto risale al 2001, risultano decorsi i termini di prescrizione". Rimane invece in piedi, ha proseguito Galati, "la contestazione del favoreggiamento semplice nei confronti del manager della Sanità Aiello, l'episodio risale al 2003".
In pratica i giudici di Palermo dovranno rideterminare la condanna solo per questo ultimo reato dal momento che la continuazione con l'altro episodio viene meno.

Il presidente del collegio della Seconda sezione penale della Cassazione, Antonio Esposito, non ha dato il permesso alle riprese televisive dell'udienza del processo. Parere negativo alla richiesta di riprese è stato espresso da Galati.
La procura della Cassazione ha in linea di massima chiesto la conferma delle condanne per gli imputati nel processo 'Talpe alla Dda', esclusa, ovviamente, la posizione di Cuffaro. In sostanza, il sostituto procuratore generale della Cassazione Galati, ha condiviso l'impianto accusatorio e l'attribuzione delle singole responsabilità, limitandosi solo a dichiarare la prescrizione per qualche episodio minore. In particolare, il Pg ha chiesto la conferma della condanna a 15 anni e sei mesi per il manager della sanità privata Michele Aiello, dalla quale, però, ha chiesto di decurtare le pene per episodi minori prescritti. Quindi, la corte d'appello di Palermo, se venisse accolta la richiesta del Pg, dovrebbe rideterminare la pena per Aiello.
Stesso discorso vale per l'ex sottufficiale del Ros, Giorgio Riolo: la sua condanna a otto anni dovrebbe essere leggermente diminuita per la prescrizione di alcune imputazioni minori relative alla rivelazione di segreto istruttorio. Da confermare in tutto, secondo il Pg, sono invece le condanne a quattro anni e sei mesi di reclusione per il radiologo Aldo Carcione, quella a sei mesi per Antonella Buttitta, quella a un anno per Roberto Rotondo, quella a tre anni per Giacomo Venezia (dirigente della sezione anticrimine presso la questura di Palermo), quella a quattro anni e sei mesi per Lorenzo Iannì (direttore del distretto sanitario di Bagheria). Inoltre, secondo il Pg, deve dichiararsi la prescrizione della condanna a nove mesi per Salvatore Prestigiacomo e quella a due anni di reclusione per Angelo Calaciura.

L'avvocato Nino Mormino che difende in Cassazione l'ex governatore della Sicilia, ha detto: "Siamo parzialmente soddisfatti della requisitoria del pg. Noi daremo battaglia fino alla fine con tutti i nostri motivi di ricorso, non solo su quelli relativi all'aggravante mafiosa: ma il giudizio del pg, che ha ritenuto inesistente il favoreggiamento a Cosa nostra, è già un bel risultato".

[Informazioni tratte da Ansa e Adnkronos/Ing]

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21 gennaio 2011
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