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"Non dobbiamo proteggere i potenti"

La stampa internazionale difende la pubblicazione dei files di Wikileaks, files che alla stampa italiana nessuno ha passato

30 novembre 2010

"Il lavoro dei media non è quello di difendere i potenti da eventuali imbarazzi". Così il Guardian difende la decisione di pubblicazione degli oltre 250mila documenti riservati del dipartimento di Stato ottenuti da una fonte rigorosamente anomina di Wikileaks. Una pubblicazione che il governo britannico aveva cercato di evitare appellandosi alla responsabilità dei giornali, in particolare quindi del quotidiano britannico.
Tutti i grandi quotidiani internazionali che, in contemporanea, hanno iniziato a pubblicare i documenti ottenuti da Wikileaks, hanno voluto spiegare con articoli ed editoriali perché hanno scelto questa linea e si sono difesi dall'accusa, espressa con parole durissime dalla Casa Bianca, di aver compromesso il lavoro della diplomazia americana e internazionale.
"Chiaramente è compito dei governi e non dei giornalisti proteggere i segreti, se ci fossero stati grandi motivi di pericolo per la sicurezza nazionale avrebbero dovuto usare maggiori accorgimenti" ha scritto ancora il Guardian, sottolineando comunque che nel materiale ottenuto, e in quello che poi è stato effettivamente pubblicato, non vi erano questi elementi.
L'unica vittima, ha concluso l'editorialista Simon Jenkins, che è stato direttore del Times di Londra, forse sarà il sistema di "comunicazione diplomatica in Rete: se Wikileaks è riuscita ad accedere al materiale segreto, in qualsiasi modo sia riuscito a farlo, presumibilmente può farlo anche una potenza straniera. Le parole scritte sulla carta possono essere messe al sicuro, gli archivi elettronici no".

"I documenti rivelano i meccanismi ed i contatti dei diplomatici statunitensi per ottenere informazioni segrete in tutti i paesi, Cuba compresa - ha spiegato in un videomessaggio pubblicato sul sito di El Pais il direttore Javier Moreno - si può affermare senza alcun dubbio che queste rivelazioni andranno a creare un prima e dopo non solo per la diplomazia statunitense ma anche per le relazioni diplomatiche come le abbiamo conosciute".
Insomma, per il direttore del quotidiano spagnolo la portata giornalistica, e anche storica, delle notizie ottenute era tale da giustificare, anzi obbligare, la loro pubblicazione. Ma, assicura Moreno, sia per il Pais che per "gli altri giornali coinvolti in questo progetto  la protezione di alcune fonti è fondamentale". Per questo si è deciso di pubblicare solo una parte dei documenti, sottolineando che comunque "il motore ultimo che ha animato questa operazione è l'enorme interesse pubblico di questi documenti".

Anche il New York Times - che nei giorni scorsi Wikileaks aveva accusato di aver consegnato alla Casa Bianca i documenti ottenuti permettendo così agli americani di avviare in anticipo un'azione di contenimento dei danni - sottolinea come questa preoccupazione abbia guidato il lavoro di analisi e pubblicazione dei documenti. "Dopo esserci consultati con il dipartimento di Stato, abbiamo tolto dagli articoli e cancellato dai documenti pubblicati online i nomi di alcune persone che hanno parlato in modo riservato con i diplomatici e potrebbero essere in pericolo se fossero identificati", si legge su quotidiano newyorkese. "Il Times ha scelto di non pubblicare alcuni passaggi o interi messaggi che potrebbero compromettere l'attività di intelligence americana" scrive ancora il quotidiano sottolineando di aver pubblicato integralmente o in parte solo 220 delle centinaia di messaggi ricevuti.
Sul perché della pubblicazione anche il Times, che ha affermato di aver ricevuto le informazioni senza che venisse posta alcuna condizione, ha sottolineato la loro "importanza per l'interesse pubblico, dal momento che mettono in luce gli obiettivi, i successi, i compromessi e i fallimenti della diplomazia americana in un modo che nessun precendente reportage aveva fatto".

Nell'editoriale pubblicato sulla pagina web di Le Monde l'altro ieri sera - quando contemporaneamente i quotidiani hanno iniziato a dare le anticipazioni delle rivelazioni che sono pubblicate l'indomani sui giornali - il quotidiano francese considera la scelta di pubblicare come la scelta responsabile da parte di un organo di informazione rispetto a dei documenti che sarebbero in ogni caso finiti sulla Rete, senza il vaglio dell'analisi giornalistica. "Dal momento che questi documenti sono stati passati, anche se è stato in modo illegale, a Wikileaks, rischiano di diventare in qualsiasi momento di pubblico dominio: Le Monde ha così deciso che fosse importante per la sua missione prenderli in carico, sottoporli ad un'analisi giornalistica e pubblicarli per i suoi lettori", hanno scritto nell'articolo intitolato proprio "Perché le Monde pubblica i documenti di Wikileaks".
Il quotidiano francese quindi ha difeso e rivendicato il diritto all'informazione responsabile sottolineando una distanza di posizioni tra i quotidiani che pubblicano e il sito fondato da Julian Assange: "la trasparenza e l'analisi e il giudizio non sono incompatibili e questo senza dubbio ci distingue dalla strategia di Wikileaks".

In mezzo a tutte queste affermazioni e rivendizazioni di libertà di stampa ed espressione, salta all'occhio il fatto che la stampa italiana sia stata esclusa da anticipazioni Wikileaks. "Il fatto che i nostri quotidiani non abbiamo ricevuto anticipazioni su Wikileaks mette in evidenza che la nostra non è una grande stampa. Sono stati scelti importanti giornali europei. Ma tra questi, tristemente, nessun italiano. Non abbiamo una stampa di livello internazionale". E' questo il motivo secondo Antonio Polito, direttore de Il Riformista, parlando con l'Adnkronos delle mancate anticipazioni ai giornali italiani delle rivelazioni di Wikileaks. "Più in generale - ha aggiunto - la nostra esclusione si giustifica con l'irrilevanza, sul piano internazionale, del nostro Paese. D'altra parte, cosa si contesta a Berlusconi? Di essere poco credibile e poco dignitoso. E nella scarsa rilevanza dell'Italia viene inserito anche il nostro sistema dei media".
L'esclusione dei giornali italiani "non nasce da una questione di autorevolezza dei Paesi o delle testate" invece, secondo il direttore del Il Secolo XIX, Umberto La Rocca, ma "probabilmente dai rapporti fra i quotidiani che hanno avuto le anticipazioni e il sito Wikileaks". "Le anticipazioni - ha ricordato La Rocca - sono arrivate al quotidiano spagnolo 'El Pais' e non mi pare che la Spagna in questo momento sia in condizioni migliori dell'Italia. Quanto al prestigio della stampa italiana - ha aggiunto - ci sono almeno due nostri quotidiani, 'Il Corriere della Sera' e 'La Repubblica', che possono essere considerati all'altezza dei giornali che hanno ricevuto le anticipazioni. Credo quindi - ha concluso - che la scelta sia stata fatta in base ai rapporti che questi giornali hanno con Wikileaks".

Lettura analoga a quella di La Rocca arriva dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro: "Non montenrei un caso sulle mancate anticipazione ai media italiani delle informazioni rivelate da Wikileaks". "E' molto probabile che Wikileaks - ha sottolineato - avesse rapporti diretti soltanto con alcuni media, in particolare con gli organi di stampa più conosciuti, giornali americani e in genere anglosassoni. Sostenere che siamo di fronte ad un nuovo 'smacco' fatto alla stampa italiana - ha concluso il direttore di 'Libero' - corrisponde alla solita abitudine degli italiani di parlare sempre male del proprio Paese".
"Non so perché ai giornali italiani non sia arrivata alcuna anticipazione - ha detto invece il direttore editoriale de il Giornale, Vittorio Feltri - ma francamente i contenuti di questi file mi sembrano poca cosa rispetto alle nostre intercettazioni che ci hanno vaccinati a ben altro". Insomma "le rivelazioni di Wikileaks per il pubblico italiano sono state un brodino". "Quando gli americani ci dicono che a Berlusconi piace la gn...a, ci fanno ridere. In una cosa noi italiani siamo certamente più bravi: nel gossip. Consiglierei a questi che mettono in giro questi file - ha concluso Feltri - di fare un corso qui a 'La Repubblica' per capire come si fa il vero gossip".
Dubbioso il direttore de Il Fatto Quotidiano Antonio Padellaro che ha rilevato come questa sia "una storia ancora molto misteriosa di cui non conosciamo tutto" perciò "è difficile esprimere un giudizio sulle mancate anticipazioni ai giornali italiani delle informazioni contenute nei file di Wikileaks". Anche perché, ha ipotizzato Padellaro, "queste informazioni potrebbero essere state anche vendute. Nessuno può esprimersi in modo chiaro anche sulla diffusione tramite la stampa".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

 

 

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30 novembre 2010
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