"Non è un governo dei poteri forti"
Il Senato ha dato fiducia al governo Monti. "Ci sarà sempre la chiara difesa del ruolo delle Camere"
Il governo Monti ha preso la fiducia al Senato con 281 voti favorevoli e 25 contrari (tutti gli esponenti della Lega). Subito dopo il voto il presidente Renato Schifani ha espresso a Mario Monti gli "auguri di buon lavoro nell'interesse del paese". Non hanno partecipato alla votazione della fiducia al governo guidato da Mario Monti 15 senatori. Tra gli assenti i cinque senatori a vita Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro e Sergio Pininfarina.
Monti ha ringraziato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ha rivolto un "pensiero rispettoso e cordiale al presidente Berlusconi". "Mi fa piacere riconoscere il suo impegno nel facilitare in questi giorni la mia presa di successione", ha detto il premier. "Il governo riconosce di essere nato per affrontare con spirito costruttivo e unitario una seria emergenza. E' un governo di impegno nazionale", ha messo in chiaro Monti assicurando che "ci sarà sempre la chiara difesa del ruolo delle Camere" perché "il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica". "Spero - ha proseguito il presidente del Consiglio - che il mio governo e io potremo contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni alla politica", in modo da "prendere insieme, senza confusione di responsabilità, provvedimenti all'altezza della situazione difficile che il Paese attraversa".
Quanto all'azione del governo, poggerà su tre leve: "Rigore, crescita ed equità". La distribuzione dei "sacrifici sarà equa. E tanto maggiore sarà l'equità della loro distribuzione tanto più ampia sarà la maggioranza parlamentare che li potrà sostenere" ha sostenuto il premier aggiungendo che "nell'immediato dobbiamo dare piena attuazione alla manovra varata questa estate completandola con interventi in linea con la lettera Ue". In questo contesto il "riordino delle province" si può fare con "legge ordinaria". Mentre con la "modifica costituzionale si potrà completare il processo fino alla completa eliminazione". Sì inoltre all'introduzione in Costituzione della norma sul vincolo di bilancio, perché "può contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato nel 2013" e "anche in considerazione della complessità della regola sarà opportuno studiare l'esperienza di alcuni Paesi europei che hanno affidato ad autorità indipendenti la valutazione del rispetto sostanziale della regola". Il premier considera inoltre "ineludibili" gli "interventi per contenere i costi del funzionamento di tutte le cariche elettive" e la parola d'ordine per tutti dovrà essere "sobrietà". E la prima a dare l'esempio in questo senso, ha spiegato, sarà la Presidenza del Consiglio dei ministri con la "spending review" per fondo unico. Monti ha quindi annunciato meno tasse sul lavoro e più su consumi e proprietà. "Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna - ha detto - una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull'attività produttiva finanziata da una crescita del prelievo sui consumi e sulla proprietà sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico". I nuovi contratti saranno poi resi più equi perché "nel mercato del lavoro alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono privi di tutela. Ci dovrà essere un sistema più equo con riforme applicate solo ai nuovi rapporti di lavoro per facilitare la crescita della produttività". "Ci sono trasformazioni strutturali" nel mondo del lavoro, ha poi rilevato, "ma dobbiamo evitare l'angoscia che le accompagna" e "con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione". Così come è una "questione indifferibile", "assicurare una piena inclusione delle donne in ambito lavorativo. Occorre affrontare la conciliazione tra vita familiare, lavoro e natalità. Punteremo per questo ad una tassazione preferenziale per le donne". Quanto ai "giovani saranno la priorità di questo governo perché quello che restringe le opportunità per i giovani si traduce in minor crescita per il Paese. Elimineremo i vincoli che impediranno di esprimere potenzialità. Punteremo sui talenti" e a "valorizzare il capitale umano" aumentando i livelli di istruzione. Chiara l'indicazione: "L'Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti; deve essere lei orgogliosa dei suoi talenti e non trasformarsi in un'entità di cui i suoi talenti non sempre sono orgogliosi".
"Per questo - ha scandito - la mobilità è la nostra migliore alleata, mobilità sociale ma anche geografica, non solo all'interno del nostro Paese ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale". Interventi in vista anche per pensioni e Ici. "L'esenzione dall'Ici delle abitazioni principali è una peculiarità se non un'anomalia del nostro ordinamento", ha detto il presidente del Consiglio, mentre "il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento, tra fasce d'età e categorie, con alcune aree di ingiustificati privilegi". Altro punto importante "la lotta all'evasione fiscale e all'illegalità" che "non serviranno solo per aumentare il gettito ma anche per abbattere le aliquote. Una lotta vera servirà per ridurre in maniera incisiva il peso per i contribuenti".
- I 26 capitoli tematici del programma (Lasiciliaweb.it)
Monti questa mattina, prima di raggiungere Montecitorio, si è recato a Fiumicino per salutare all'aeroporto Papa Benedetto XVI, in partenza per il suo viaggio pastorale in Benin. Monti ha atteso il Pontefice alla scaletta l'elicottero. Un saluto cordiale e sorridente, i due hanno scambiato qualche parola e il premier lo ha accompagnato fino alla scaletta dell'aereo che lo porterà in Africa.
Tornando alla nascita del Governo ieri in serata, nel corso della replica a Palazzo Madama, il premier ha detto di aver "grandemente apprezzato il clima di collaborazione e di disponibilità da parte di gran parte del Senato". Poi ha assicurato: "Saremo ossequiosi, rispetteremo il primato della politica" e niente poteri forti o "di superpotenze tipo Stati Uniti o Ue, su questo permettetemi di rassicurarvi totalmente. Totalmente".
"Il governo Monti durerà finché lo vuole il Pdl" - Il governo Monti durerà finché lo vorrà il Pdl. Lo avrebbe detto l'ex premier Silvio Berlusconi parlando con i senatori pidiellini a Palazzo Madama. Il Cavaliere- che ai giornalisti ha assicurato con una battuta e un sorriso: "Voi volevate che io mi ritirassi a scrivere le mie memorie, ma non lo farò..." - avrebbe spiegato che il nuovo esecutivo avrà vita finché non lo deciderà lui e il suo partito. Parole non distanti da quelle espresse più tardi davanti ai deputati Pdl riuniti alla Camera. Pur assicurando la fiducia al governo Monti e comunque non a scatola chiusa ("collaboreremo con lealtà, ma valutando volta per volta i singoli provvedimenti", ha detto), Berlusconi sarebbe tornato a criticare il nuovo esecutivo 'nato' non per volontà elettorale: "accettiamo una sospensione della democrazia", avrebbe affermato. "Se fossimo andati a votare adesso, ha continuato, avremmo subito il terrorismo dell'opposizione e di certa stampa, anche straniera".
Monti come 'el pibe de oro'. E' così che Berlusconi lo avrebbe definito: a Napoli, quando arrivò Maradona l'ambiente si calmò, ora Monti è per tutti come il grande fuoriclasse argentino. Ma bisogna ritornare al più presto davanti agli elettori, avrebbe aggiunto con la consapevolezza di vincere le nuove elezioni. Per questo, però, serve unità ("dobbiamo essere come un sol uomo, perché con le divisioni non andiamo da nessuna parte", avrebbe detto ai suoi) osservando poi che bisogna allargare il centrodestra e tenere i rapporti con la Lega, nostro alleato più leale. Da qui l'indicazione che in primavera si terrà il congresso nazionale del Pdl. Il Cavaliere avrebbe annunciato anche di voler lanciare una propria tv e uno spazio per lavorare a disposizione del Pdl a palazzo Grazioli, dove c'era la tv di D'Alema, Red.
Tornando a Monti, Berlusconi avrebbe ammesso di aver parlato di sviluppo e crescita con il nuovo premier ma non di preciso del suo progamma. Abbiamo parlato a grandi linee degli impegni presi con l'Europa, avrebbe sottolineato Berlusconi che al suo successore ha ribadito il no del Pdl alla patrimoniale perché sarebbe una misura depressiva. "Abbiamo detto a Monti che noi non appoggeremo mai la patrimoniale, perché non è quello di cui c'è bisogno in questo momento. Ora occorrono misure per lo sviluppo", ha detto lasciando Palazzo Madama. Diremo no a tutte le manovre che vogliono bloccare lo sviluppo, perché è ora il momento di crescere, il Paese ha bisogno di crescere, avrebbe detto ancora Silvio Berlusconi aggiungendo: "andremo avanti sulla riforma della giustizia e del fisco. In particolare il Cavaliere avrebbe ribadito la necessità di accelerare anche sulle intercettazioni come previsto da quello che era il programma del suo governo". Mentre sulla legge elettorale, Berlusconi è convinto che serva cambiarla e introdurre un premio di maggioranza al Senato e le preferenze parziali. Poi un accenno alla bufera finanziaria evidenziando che il rialzo dello spread dimostra che nulla è cambiato, mentre tutti dicevano che noi, in particolare io, eravamo i responsabili dei problemi in Borsa.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign]