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''Non intendiamo liberarli presto''

Il portavoce del Mend, Jomo Gbomo: ''Credo che i due ostaggi italiani saranno trattenuti ancora per qualche tempo''

06 marzo 2007

Novanta giorni prigionieri nella giungla. Sono passati novanta giorni da quella mattina di un giovedì di inizio dicembre, quando i guerriglieri del Mend, il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger, dopo un blitz ad una stazione di pompaggio dell'Agip a Brass, nello stato di Bayelsa, sequestravano Cosma Russo e Roberto Dieghi, contrattisti Naoc (Nigeria Agip oil company, la compagnia mista cui partecipa l'Eni), il gelese Francesco Arena, area manager della Swamp area di Eni e Imad Saliba della società di catering Abed.
Come tutti sappiamo due dei quattro uomini rapiti hanno ritrovato la libertà. Roberto Dieghi è stato rilasciato dal Mend il 18 gennaio scorso a causa delle sue cattive condizioni di salute. Un atto di clemenza che il Movimento ha utilizzato strumentalmente per dimostrare la propria buona propensione al dialogo. Il 22 febbraio scorso è stata la volta di Imad Saliba, che in un primo momento si pensava fosse anch'esso stato liberato dal gruppo di guerriglieri, ma che si è poi scoperto essere fuggito con la complicità di uno dei suoi carcerieri. Il Mend ha sempre sostenuto che la fuga di Saliba è stata messa in atto dal governo nigeriano in concorso con l'Eni, e che per questa ''mossa sbagliata'' ci sarebbe stato un prezzo alto da pagare.

Rimangono ancora nelle mani del Mend, ''carcerati'' nell'intricato labirinto di mangrovie nigeriane, Cosma ''Mimmo'' Russo e Francesco Arena.
''Non intendiamo liberarli presto''. ''Credo che saranno trattenuti ancora per qualche tempo'', ha precisato in una email inviata all'Ansa il portavoce del Mend, Jomo Gbomo, riferendosi ai due ostaggi. Tra l'altro, più volte nelle scorse settimane, il Mend e il suo portavoce hanno minacciato che i due tecnici sarebbero stati trattenuti fin dopo le elezioni nigeriane che si terranno alla fine di aprile.
Secondo qualche indiscrezione, però, sembrerebbe che esista uno spiraglio per la liberazione dei due ostaggi. Solo l'altro solo ieri a Lagos e Port Harcout alcuni responsabili italiani hanno confermato al quotidiano 'la Repubblica' che i ribelli del Mend avrebbero acconsentito a liberare i due lavoratori italiani. Ma siamo, purtroppo, ancora nel campo delle indiscrezioni e segnali concreti non se ne sono ancora visti.
Ieri mattina la Farnesina ha fatto sapere che i negoziati continuano, e che resta alto l'impegno da parte delle istituzioni italiane e dell'Eni per arrivare alla soluzione della vicenda. Altre fonti invece suggeriscono una certa cautela e hanno precisato che si lavora sui messaggi spediti dai rapitori, anche se ''dal momento del sequestro ne sono stati inviati molti''.
Ovviamente priorità assoluta è l'incolumità di Arena e Russo e dunque sarebbe preferibile ''non alzare i toni'', spiegano fonti italiane.

E ieri mattina a Viggiano (Potenza), davanti al centro oli dell'Eni, Annamaria Carella, moglie di Cosma Russo, e suo figlio Francesco, hanno partecipato ad un Sit-in per chiedere la liberazione dei due ostaggi italiani. Il sit-in, promosso dal Comitato per lo sviluppo delle aree interne, proseguirà fino a sabato prossimo: domani è prevista una fiaccolata. Subito dopo l'inizio della manifestazione, Carella e i dirigenti del comitato hanno incontrato due dirigenti del centro oli - dove confluisce il petrolio estratto in Val d'Agri - ai quali hanno ribadito la richiesta di ''aumentare l'impegno di tutti per giungere alla liberazione di Russo e Arena''.

Movement for the Emancipation of the Niger-Delta - Il Mend si è fatto conoscere negli ultimi mesi per varie operazioni contro impianti petroliferi nel Delta del Niger. Il gruppo è in lotta contro il governo federale nigeriano, reo ai suoi occhi di privare la comunità Ijaw dei proventi del petrolio.
Il Movimento di emancipazione del delta del Niger, è venuto alla ribalta solo nel corso di quest'ultimo anno con rapimenti, sabotaggi di oleodotti e attacchi alle piattaforme di Agip, Chevron e Shell, le principali compagnie petrolifere che operano nella regione.
L'obiettivo è la separazione dalla Nigeria e una redistribuzione dei redditi petroliferi a favore delle poverissime popolazioni Ijaw. L'origine e la reale forza del movimento sono misteriosi. I suoi membri si definiscono combattenti per la libertà. Attribuiscono ogni responsabilità della attuale situazione al presidente federale Olusegun Obasanjo, che li costringerebbe alla lotta armata, sono infatti una trentina i soldati nigeriani uccisi nel 2006 in scontri con la guerriglia.
Non si può escludere che il Mend sia scaturito dai numerosi altri movimenti di guerriglia che negli ultimi anni si sono sviluppati nel Delta del Niger, come i Volontari del popolo del delta del Niger, le Brigate dei martiri, il Gruppo di autodifesa del delta del Niger. Secondo alcuni osservatori potrebbero essere in collegamento con uomini politici locali, interessati a fare alzare la tensione nell'avvicinarsi delle elezioni. La comunità Ijaw conta circa 14 milioni di persone.
Le richieste del Mend per rilasciare Francesco Arena e Cosma Russo - Il Mend esige dalle autorità nigeriane la scarcerazione dell'ex governatore dello stato di Bayelsa, Diepreye Alamieyeseigha, in prigione per corruzione, del leader separatista Mujahid Dokubo-Asari e di altri detenuti del Delta du Niger. Ma, soprattutto, chiede che una quota consistente degli introiti provenienti dall'estrazione del petrolio venga versata a favore delle popolazioni che abitano nel Delta, a titolo di risarcimento per l'inquinamento causato alle attività estrattive.

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06 marzo 2007
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