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"Non prendiamoci per i fondelli!"

L'ad di Fiat Marchionne: "Lo stabilimento di Termini è andato in sciopero perché stava giocando la nazionale italiana"

19 giugno 2010

Alta tensione sul destino dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco, e non solo. L'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, si è detto dispiaciuto "per la polemica su un accordo che doveva essere fondamentalmente estremamente semplice", riferendosi al referendum del 22 giugno a Pomigliano, quando i lavoratori saranno chiamati a dire la loro sull'intesa siglata solo da Cisl e Uil. "Sarà sicuramente un giorno importante" si è limitato a dire il presidente della Fiat John Elkann. "Mi aspetto un esito positivo, una percentuale tale da permetterci di poter utilizzare lo stabilimento" ha spiegato Marchionne.
E' proprio sul voto che si accende lo scontro tra sindacati. Giovedì il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, aveva invitato i lavoratori ad andare comunque a votare per evitare ritorsioni anche se, ha aggiunto, "non c'è alcuna trattativa: è la Fiat che deve ripensarci e il referendum è del tutto illegittimo". "La Fiom non ha firmato e non firma quell'accordo - ha detto Landini -. E' grave quello che sta succedendo a Pomigliano". Secondo Landini "il referendum di Pomigliano è illegittimo almeno per due motivi: il primo è che si mette in discussione una violazione della Costituzione, il secondo è che non è libero. Noi non a caso non diamo alcuna indicazione di voto e non vogliamo che gli operai di Pomigliano diventino degli eroi, perchè sappiamo come è la situazione quando uno è sotto ricatto".

Marchionne, parlando al Lingotto con i cronisti, ha poi attaccato frontalmente sindacati e lavoratori: "Smettiamo di prenderci per i fondelli. Lunedì scorso lo stabilimento di Termini Imerese è andato in sciopero e l'unica ragione era che stava giocando la Nazionale italiana". E ancora: "Come lo hanno fatto a Termini, lo hanno fatto a Pomigliano, lo fanno tutti gli altri stabilimenti italiani - ha concluso il manager -. O facciamo il nostro lavoro seriamente o se no la Fiat non è interessata. Se si vuole ammazzare l'industria ditemelo. L'Italia - ha aggiunto - non avrà un futuro manifatturiero, l'industria non esisterà più".
Secondo alcuni lavoratori lo sciopero di due ore effettuato lunedì scorso alla Fiat di Termini Imerese, in concomitanza con la partita Italia-Paraguay dei Mondiali, è stato organizzato dopo che il capo del personale dello stabilimento siciliano aveva comunicato alle Rsu che l'azienda non avrebbe più allestito i due maxischermi, che aveva invece garantito di montare all'interno della fabbrica tre giorni prima. In base alla ricostruzione di qualche lavoratore siciliano, il venerdì precedente la partita il capo del personale Fiat avrebbe convocato i delegati sindacali per informarli nell'iniziativa dei maxi-schermi, già montati in passato in occasione degli Europei di calcio di due anni fa e dei Mondiali di Germania 2006. I lavoratori avrebbero seguito la partita delle 20.30, in accordo con la direzione di stabilimento, cumulando le pause non usufruite durante la giornata di lavoro. Il lunedì pomeriggio l'azienda avrebbe invece comunicato che i maxi-schermi non sarebbero stati allestiti così come negli altri stabilimenti del gruppo. A quel punto alcuni operai avrebbero scioperato, circa 100 sui 500 complessivi che erano di turno quella sera.

L'ad della Fiat è stato critico anche nei confronti degli stabilimenti italiani. Ha parlato del livello di qualità con cui viene lavorata la Panda in Polonia, "perché è elevato più che nei nostri stabilimenti", ha detto Marchionne. "La Panda la producono in Polonia, l'hanno prodotta bene con un livello di qualità che non è mai stato raggiunto in uno stabilimento italiano. Mai. Quindi - ha concluso - attenzione a criticare gli altri".
A rispondere all'attacco dell'ad di Fiat è stato Giorgio Cremaschi, segreatrio della Fiom: "Marchionne la smetta e si vergogni!". "Se ci riesce - ha detto Cremaschi - impari a fare l'imprenditore per tutti quegli industriali meno famosi e ricchi di lui che riescono a farlo in Italia rispettando leggi, contratti e Costituzione".

Sugli stabilimenti di Termini e Pomigliano ha parlato il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone: "Per salvare lo stabilimento di Pomigliano la Fiat ha sacrificato 2.200 lavoratori di Termini Imerese. E' bene dirlo a quanti in queste ore stanno enfatizzando l'accordo per Pomigliano, penso al ministro Sacconi, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al Pd, al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, alla Fim e alla Uilm. Alcuni di questi sanno benissimo cosa c'é dietro la vicenda". Per Mastrosimone "la scelta di chiudere Termini Imerese rientra in una precisa strategia messa a punto dalla Fiat sotto le pressioni della politica e delle lobbies preoccupate per il futuro dei 15 mila lavoratori di Pomigliano, che è ovvio che andavano tutelati ma non sacrificando altri operai". "La Fiat aveva firmato un accordo con il sindacato che prevedeva la produzione a Termini Imerese della nuova Lancia Ypsilon - ha detto ancora Mastrosimone, ex delegato Fiat nella fabbrica - L'investimento programmato era di 550 milioni di euro, 100 milioni furono spesi per l'acquisto di un capannone e per la formazione degli operai. All'improvviso l'ad Sergio Marchionne cambia rotta, non rispetta gli impegni. Il motivo è che per trasferire dalla Polonia a Pomigliano la Panda era necessario assegnare un'altra vettura allo stabilimento di Tichy. Quale? La Fiat ha scelto la Lancia, scrivendo la parola fine sulla storia della fabbrica di Termini Imerese". "Sacconi, Marcegaglia, Bersani lo sanno questo? - ha concluso - Cosa dicono alle 2.200 famiglie di altrettanti operai che a fine 2011 non saranno più dipendenti della Fiat? Oppure vogliono continuare a raccontare la storiella che nella loro fabbrica si gireranno film per il cinema o si costruiranno le auto elettriche?".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it]

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19 giugno 2010
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