"Non si scherza col pane dei nostri figli"
Gli ex operai della Fiat di Termini Imerese hanno occupato gli uffici dell’Agenzia Entrate
Ancora caldo il fronte del dopo-Fiat a Termini Imerese. Centinaia di operai hanno occupato ieri in mattinata la sede dell'Agenzia delle Entrate. Il blitz è scattato alla fine dell'assemblea organizzata da Fim, Fiom e Uilm davanti ai cancelli dello stabilimento, dove la produzione è ferma dallo scorso dicembre.
Il passaggio della fabbrica alla Dr Motor di Massimo Di Risio non è stato ancora perfezionato per le difficoltà dell'imprenditore ad ottenere fondi dalle banche per capitalizzare la società.
Sono complessivamente 2.200 gli operai che temono per il proprio futuro, tra questi ci sono 600 "esodati" in attesa delle decisioni del ministro del Lavoro Elsa Fornero.
"Lo Stato pretende da noi il rispetto delle regole, con il pagamento delle tasse, ma non mantiene gli impegni presi a dicembre con i 2.200 operai di Termini Imerese. Per questo stamattina abbiamo deciso di occupare la sede dell'Agenzia delle entrate del paese". Così il leader della Fiom Palermo Roberto Mastrosimone, ha spiegato il presidio degli uffici dell'ente pubblico, insieme a 400 tute blu ex Fiat e ai sindacalisti di Fim Cisl e Uilm Giovanni Scavuzzo e Vincenzo Comella.
"Il governo - continua Mastrosimone - non sta rispettando niente di quello che era stato stabilito dall'accordo dell'1 dicembre: ha stralciato le tutele promesse per i 640 esodati, che adesso rischiano di rimanere cinque anni senza un lavoro e senza pensione, e sta fallendo come garante del piano di riconversione del sito. E dobbiamo ricordarci che ci sono 100 lavoratori dei servizi di pulizia e mensa che da dicembre non hanno uno stipendio, perché per loro non è stata ancora autorizzata la cassa integrazione".
Dr Motor, la società che si è aggiudicata l'ex SicilFiat, è in ritardo di 5 mesi sull'avvio della produzione e adesso il rischio che il piano fallisca è reale. Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei paschi di Siena non vogliono concederle il prestito da 95 milioni di euro a causa della situazione finanziaria della fabbrica di Macchia d'Isernia: 30 milioni di debiti e un arretrato di quattro mesi sull'erogazione degli stipendi dei 180 operai molisani.
"Invitalia - commenta Vincenzo Comella - latita da due mesi. Avremmo dovuto riunirci il 3 maggio a Roma per avere risposte dall'advisor del governo e dal ministero dello Sviluppo, ma il tavolo non è stato mai fissato. Evidentemente la situazione è peggiore del previsto e non possono darci rassicurazioni. Il rischio è che salti tutto, non solo il diritto al secondo anno di cassa integrazione per il 2013 (vincolato all'assunzione del 30 per cento del personale da parte di Dr Motor entro quest'anno, ndr), ma l'intero piano di riconversione".
I sindacati hanno annunciato che continueranno il presidio a oltranza, mentre la settimana prossima andranno a Palermo, a Palazzo d'Orleans e in Prefettura. "E' necessario - conclude Comella - che si riaccendano i riflettori su questa vicenda per evitare un nuovo dramma sociale".
Il sindaco di Termini Imerese, Totò Burrafato, ha espresso immediatamente solidarietà ai manifestanti: "Non possiamo andare avanti con queste incertezze sul nostro futuro. Ringrazio il Prefetto di Palermo che ha già dato disponibilità a incontrare le parti sociali venerdì 11 maggio alle 10.30 presso la Prefettura". "La rivolta rivela l'esasperazione dei lavoratori che ancora oggi non conoscono quale sarà il loro futuro lavorativo - ha detto ancora il primo cittadino di Termini - nonostante la firma dell'accordo di dicembre che prevedeva l'insediamento di Dr Motor al posto di Fiat, la graduale assunzione dei lavoratori e la messa in mobilità di 640 che sarebbero stati accompagnati alla pensione. Il momento è davvero difficile e la situazione potrebbe degenerare in azioni eclatanti se non si provvede entro breve tempo a garantire il lavoro ai 2200 lavoratori che fino al 31 dicembre scorso, sono stati impiegati nella produzione di autovetture".
"Non si scherza col pane dei nostri figli" - E’ forte la tensione tra gli ex operai della Fiat, costretti a dover manifestare ancora con forza la grande preoccupazione che da più di anno sono costretti a vivere costantemente. Infatti, nello stabilimento la produzione è ferma dallo scorso dicembre, ma da molto prima, tra cassa integrazione e mobilitazioni, le tute blu e tutti i lavoratori dell’indotto, vivono uno stato di destabilizzante "irregolarità".
"Da qui parte una battaglia, colpiremo altri obiettivi simbolici. Siamo pronti a tutto, ora basta. Difenderemo le nostre famiglie senza guardare in faccia nessuno, dai politici ai sindacalisti nazionali: Bonanni e Angeletti hanno firmato gli accordi, fateli rispettare e subito. Non si scherza col pane dei nostri figli". Vincenzo Capizzi, operaio della Magneti Marelli, è tra i più animati. Dentro la sede dell'Agenzia delle Entrate di Termini Imerese ci sono decine di lavoratori della Fiat e delle aziende dell'indotto. La polizia è riuscita a tenere la situazione sotto controllo ma la tensione è stata ed è molta.
Michele Russo, operaio della Bienne Sud, dice: "Non ce la facciamo più, abbiamo quattro soldi della cassa integrazione ma non abbiamo più un posto di lavoro e lo Stato pretende il pagamento delle tasse".
I più disperati sono gli interinali, una cinquantina di operai che dal primo settembre non avranno più l'indennità di disoccupazione. Tra i lavoratori che hanno occupato l'Agenzia c'è un gruppo di "esodati", operai che hanno accettato l'accompagnamento alla pensione ma che al momento rimangono in un limbo. Michele Maciocia, 58 anni, è un "esodato" della Fiat. "Ho due figli, la maggiore va all'Università ed è costretta a lavorare perchè io non sono in grado di pagarle le tasse - dice l'operaio - Come si fa con 800 euro al mese a campare, pagare le tasse, crescere i figli, fare la spesa. Mi mancavano due anni per avere la pensione, ad aprile dovevo entrare in mobilità ma dopo la riforma previdenziale tutto si è bloccato".
Andrea Cusimano, operaio della Lear in cassa integrazione, ha due figli. "Viviamo in famiglia con poco meno di 900 euro al mese - racconta - Arriviamo a fine mese per miracolo, facendo qualche debito. Ma continuando così non so se il prossimo anno potrò mandare mia figlia nella scuola di Castelbuono".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]