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"Non so com'è morto Mauro Rostagno"

Al processo sull'omicidio del giornalista-sociologo, l'ex terrorista Renato Curcio

08 novembre 2012

Si è tenuta ieri dinanzi la Corte di Assise di Trapani la trentasettesima udienza del processo per l'omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, assassinato a Valderice il 26 settembre 1988. In aula, l'ex terrorista, fondatore delle Br, Renato Curcio, che ha deposto come teste della difesa.
Nei confronti di Curcio, la Corte aveva disposto l'accompagnamento coatto poiché, citato a testimoniare, non si era presentato alle precedenti udienze senza una valida giustificazione. All’ultima udienza aveva inviato un fax ai difensori di Vito Mazzara, imputato con l'accusa di essere uno degli esecutori materiali del delitto, Vito e Salvatore Galluffo, dicendo di non avere nulla da dichiarare.

"Ho fatto quelle considerazioni ("le ragioni dell'omicidio di Mauro Rostagno sono inconfessabili", ndr) nell'ambito di una lunga intervista di 7-8 ore fatta per conto dell'Università di Trento e per il Museo risorgimento di Trento dal ricercatore Gianni Lo Scalzo sulla storia del movimento studentesco trentino e di quell'università. Qualcuno ne ha trafugato qualche fotogramma per farne un uso mediatico e sensazionalista". E' quanto ha puntualizzato Curcio ai cronisti, prima di deporre in aula. "Espressi come un'intuizione - ha spiegato l'ex terrorista - che non sarebbe stato molto facile arrivare all'origine dell'uccisione. Non si uccide per motivi banali Mauro Rostagno e non si uccide per motivi banali Rostagno a Trapani. Sono contento di avere espresso questa intuizione che allora era molto coraggiosa".
Sulla sua convocazione dai giudici della Corte di assise di Trapani, Curcio ha osservato: "Non comprendo perché, a molti anni di distanza, debba essere convocato coattivamente dall'avvocato del suo presunto killer per dare una testimonianza che, chissà perché, dovrebbe essere interessante per la magistratura. Può essere interessante il mio rapporto con Mauro. Non sono interessato a sapere qual è il dito che ha ucciso Mauro né la mano".
Anche se quell'espressione "ragioni inconfessabili" è stata estrapolata da un contesto molto più ampio, lei conferma quanto disse allora? ha chiesto un cronista. "L'ho detto e quello che ho detto rispecchia perfettamente il mio pensiero. Ma non potrei mai aver detto so com'é morto", è stata la risposta.

"La mia esclusione di tutte le ipotesi investigative finora avanzate (pista mafiosa, interna alla Saman e del traffico illecito di armi, ndr) deriva da un'enfatizzazione di un pensiero pessimistico, un giudizio, il mio, non fondato su dati di fatto, ma da attribuire a un'intuizione. Non cambio versione su quanto detto. Preciso, però, di essermi espresso nel pieno di una crisi emotiva".
All'epoca, come, tra l'altro, riportato in un video visionato in udienza, Curcio affermò:  "In tanti cercheranno di dire che è morto perché la mafia lo ha ucciso, perché qualche spacciatore lo ha ucciso, perché qualche amante deluso lo ha ucciso. Ma niente di tutto ciò ci racconterà la storia di Mauro perché Mauro non è morto per nessuna di queste ragioni. E la ragione per cui è morto resterà inconfessabile, impossibile da raccontare".
Curcio ha sostenuto di non aver mai avuto alcun sentore che Mauro Rostagno corresse un pericolo di vita: "la notizia della sua morte mi ha raggiunto come un evento imprevedibile".
L'ex terrorista ha poi ricordato la figura di Rostagno: "era un esponente del '68 europeo; tra di noi c'era un rapporto intellettuale di affetto e di amicizia profonda; ma quest'amicizia non implicava, necessariamente, una condivisione di scelte". A questo proposito, il teste ha fatto riferimento ai rapporti intercorsi tra Rostagno e Francesco Cardella, cofondatore della comunità Saman. "Rostagno era un uomo libero, anti-autoritario, mi stupì che una figura di questo genere potesse subire l'influenza di un guru come Cardella. Ma non chiesi mai a Mauro spiegazioni".

La difesa di Mazzara, ha chiesto alla Corte l'acquisizione delle dichiarazioni rese da Renato Curcio, nel settembre dello scorso anno, ai pm della Dda di Palermo, nell'ambito di un'indagine parallela sull'omicidio Rostagno. La Corte si è riservata di decidere. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 21 novembre, quando sarà escusso, su richiesta delle parti civili, il giornalista Claudio Fava.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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08 novembre 2012
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