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"Non vogliamo andare in Mozambico"

Mentre nessuno si fida delle promesse di Eni, dal governo annunciano: "Ad horas tavolo sul caso Gela"

22 luglio 2014

Aperto da un polemico striscione con la scritta "Non vogliamo andare in Mozambico", un corteo di mille lavoratori ha sfilato ieri a Gela (Cl) dalla raffineria all'imbocco della strada a scorrimento veloce per Catania, in segno di protesta contro l'annunciato disimpegno dell'Eni.
"In Mozambico l'azienda va a investire 50 miliardi mentre a Gela taglia investimenti per 700 milioni e migliaia di posti di lavoro".
Nessuno si fida delle rassicurazioni pronunciate dall'amministratore delegato, Claudio Descalzi, secondo il quale l'Eni non intenderebbe né chiudere lo stabilimento né ridurre i posti di lavoro ma diversificare la produzione con investimenti anche più consistenti.
"Lo dicevano anche lo scorso anno - hanno puntualizzato i vertici dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl - quando hanno richiesto sacrifici, affrontati subito, in cambio di investimenti di là da venire e ora d'un colpo cancellati. Chiediamo che il governo convochi le parti e che si faccia garante con l'Eni di un serio progetto di lavoro, occupazione e sviluppo per Gela e per la Sicilia".

"L'azienda - hanno ribadito i sindacalisti per l’ennesima volta - deve mantenere gli impegni contenuti nell'intesa siglata lo scorso anno in merito alla riconversione e agli investimenti. Non accetteremo che il prodotto locale, estratto dai nostri giacimenti, venga raffinato altrove. A Gela ci sono professionalità specializzate con anni di esperienza che possono e devono essere valorizzate".
"Oltre allo sciopero del comprensorio del 28 luglio e a quello nazionale del 29, siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per difendere il futuro di un sito fondamentale per l'economia del nostro territorio" hanno concluso i sindacati.

Le maestranze in lotta hanno intensificato i blocchi lungo le vie di accesso alla raffineria e creato un nuovo presidio in contrada Ponte Olivo, davanti alla sede siciliana di Enimed, la consociata dell'Eni che effettua ricerche e sfruttamenti dei giacimenti di gas e petrolio. L'obiettivo è quello di arrivare a bloccare l'attività estrattiva dei pozzi.
In questi giorni sono in programma presìdi e volantinaggi alle vie di accesso della città, mentre il 28 luglio, le segreterie confederali provinciali di Cgil, Cisl e Uil, hanno proclamato uno sciopero generale territoriale, con manifestazione e corteo che si terranno a Gela. Il 29 invece, alla vigilia della presentazione a Londra del piano industriale dell’Ente nazionale idrocarburi, scenderanno in lotta le maestranze di tutti i siti delle aziende Eni in Italia per lo sciopero nazionale di comparto con manifestazione a Roma. Dalla Sicilia è prevista la partenza di decine di pullman.

Ieri, al termine della riunione informale dei ministri dell’Industria dell’Unione europea, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha annunciato che si aprirà "ad horas" un tavolo sulla crisi del settore della raffinazione italiana, che comprenderà anche la questione della raffineria dell’Eni a Gela. Al ministero dello Sviluppo Economico partiranno presto due tavoli: "uno sulla raffinazione in generale - ha spiegato Guidi -, l’altro legato al piano industriale di Eni rispetto alla raffineria di Gela".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, €conomiaSicilia.it, Corriere del Mezzogiorno]

- L'Eni congela i suoi investimenti per il Petrolchimico di Gela (Guidasicilia.it, 08/07/14)

- Rottura tra Eni e sindacati (Guidasicilia.it, 09/07/14)

- Se l'Eni vuole la guerra... (Guidasicilia.it, 10/07/14)

- Per l'Eni sarebbe più costoso risarcire Gela... (Guidasicilia.it, 11/07/14)

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- Il "Tavolo Gela" (Guidasicilia.it, 18/07/14)

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22 luglio 2014
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