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"Orestiadi nel Segno del Contemporaneo"

Tutta Gibellina palcoscenico: Teatro, Danza, Circo, Musica, Performance, Cinema e Poesia

03 giugno 2014

E’ la prima edizione di un festival di teatro, danza, circo, musica e arte performativa, cinema e poesia che include - oltre ai tradizionali e consueti luoghi di spettacolo - alcuni dei tanti spazi architettonici di Gibellina. Un diverso itinerario della percezione che riduce la separazione fisica tra la città, la sua comunità e i luoghi che la disegnano, grazie anche all’incontro tra gli artisti e l’architettura. Il festival è anche un progetto sullo spazio scenico e sul dialogo tra le linee e le traiettorie degli artisti in movimento e le forme e le geometrie dei luoghi. Gibellina, ricca di "insediamenti artistici", offrirà, dunque, agli artisti e al pubblico questa bellissima opportunità.

Sono 25 i gruppi e le compagnie ospitate per questa prima edizione, tra le più significative e riconosciute esperienze italiane ed estere, con 35 spettacoli differenti e dieci documentari in visione permanente, con l’intento di allargare non solo il dialogo tra arti dello spettacolo dal vivo com’è sempre stato peculiare a tutte le XXXII edizioni del Festival delle Orestiadi fin qui realizzate, ma anche di rivolgersi a un pubblico non solo specializzato. E saranno quasi 150 gli artisti coinvolti a vario titolo fra poeti, drammaturghi, scenografi, registi, musicisti, attori e ideatori. L’ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito, con eccezione di quelli in programma al Baglio Di Stefano, per il cui ingresso è previsto un biglietto di 5 euro.

"Il Festival, così concepito - sottolinea il direttore artistico Claudio Collovà - rimane comunque nel solco di una tradizione già avviata negli anni passati, quando le Orestiadi non erano solo al Baglio di Stefano o al Cretto come nelle recenti edizioni, ma invadevano le piazze e i palazzi, trasformando la città in un luogo di festa e di incontro per la sua comunità. Ritorna ad essere magistrale l’esempio di Gibellina, nell’idea del suo fondatore Ludovico Corrao, secondo cui partendo da un pensiero sulla società si è giunti alle opere, e dalle opere si è riflesso sulle risposte che la città ha dato e ritornerà a dare alle sollecitazioni dell’arte".

I luoghi del Festival sono il Sistema delle Piazze, di Laura Thermes e Franco Purini, con le sue forme geometriche rettangolari che danno profondità e sembrano accompagnare il visitatore in un ambiente che è sempre oltre, il Palazzo Di Lorenzo di Francesco Venezia, particolare esempio di memoria recuperata che racchiude nel suo cortile la facciata di un antico edificio della vecchia Gibellina. Piazza XV gennaio 1968, sede del Municipio della città e delle monumentali sculture di Pietro Consagra, Mimmo Rotella e Alessandro Mendini sarà lo spazio dedicato ai concerti. L’Area 85 di Marcello De Filippo è scelta per atti performativi che possano sfruttare l’altezza e il suo labirinto ferroso.

E poi naturalmente il Baglio Di Stefano con il suo palco centrale e infine il Museo Ludovico Corrao che diverrà la casa di performance di danza contemporanea in dialogo con le opere d’arte esposte.
"Orestiadi nel Segno del Contemporaneo" è promosso con fondi Po fesr 2007-2013, dall’assessorato regionale dei Beni Culturali.

IL CARTELLONE

Il Festival è cominciato venerdì 30 maggio, nel "Sistema delle piazze" con Ziya azazi, che ha messo in scena "Dervish": l’artista turco reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione delle danze sufi. Il suo lavoro è il frutto di una profonda analisi del movimento e dell’emozionalità presenti nei gesti e nella potenza di queste danze. Il passaggio dallo stato di consapevolezza a quello di meditazione lontano dalla realtà del proprio io costituisce il fulcro del suo lavoro. I suoi assoli sono dinamici, metamorfici e rendono spettacolare la danza classica sufi suggerendo il conseguimento della gioia come puro rituale, senza schemi prefissati.
Sempre venerdì, in piazza XV Gennaio, il concerto dei Radiodervish, che hanno eseguito i loro principali successi, ma anche i brani tratti dal loro ultimo album "Human", che raccoglie dieci brani inediti che raccontano storie, pensieri ed emozioni ispirate alla presente epoca di crisi e quindi di grande opportunità.

Sabato 31 maggio al Baglio Di Stefano, è andato in scena la Piccola banda Ikona con "Cantare il mediterraneo: la lingua sabir e i suoni del mare nostrum". Un viaggio affascinante accompagnati dal sabir, l’antica lingua del mediterraneo. La piccola banda Ikona canta in sabir, l’antica lingua franca che marinai, pirati, pescatori, commercianti, parlavano nei porti del mediterraneo. Il gruppo in questa occasione si è avvalso anche della presenza di ospiti prestigiosi quali il violinista Jamal Ouassini (direttore della Tangeri Cafè Orchestra) e del maestro di tabla e percussioni mediorientali, Rashmi Bhatt.

Giovedì 5 e venerdì 6 giugno alle 21,30 al Baglio Di Stefano prende il via la sezione teatrale con lo spettacolo "Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro" di Claudio Collovà. Scene e costumi di Enzo Venezia, coreografia di Alessandra Luberti, musiche di Giuseppe Rizzo. Con Salvo Dolce, Francesca Laviosa, Alessandra Luberti, Savi Manna, Emmanuelle Pointhieux, Sveva Raimondi, Arabella Scalisi, Alessandro Vella, Paola Virgilio, Gisella Vitrano. Produzione I praticabili e Officine Ouragan Palermo.
All’origine di Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro vi è un dipinto di Magritte, Il mese delle vendemmie. Un’immagine cara all’Autore. La finestra si è poco alla volta svuotata dei suoi abitanti che sono usciti dall’apparente fissità del dipinto e hanno assunto una mobilità a volte imprevedibile. Quando i magrittini hanno cominciato a muoversi non si sono più fermati. Liberati dal letargo, come gli uomini del sottosuolo a cui per troppo tempo è stata preclusa la vita in movimento, hanno levato gli occhi dal libro in cui erano assorti, e si sono messi in viaggio. E il loro procedere è finito con l’essere sempre più vicino al viaggio di Ulisse a bordo del Titanic, cetaceo meccanico divenuto mitico nel naufragio. La struttura del viaggio riprende il resoconto poetico de La fine del Titanic di Enzensberger e infine molte delle immagini di Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro sono state liberamente ispirate dall’opera poetica di Rilke, che con un suo bellissimo verso ci ha donato il titolo e molto altro. Alla fine raccontiamo di uomini e donne, capaci di vedere al sollevare degli occhi, una realtà trasfigurata, frutto della totale immersione nel mondo parallelo della poesia.

Sabato 7 giugno, alle 21, a Palazzo Di Lorenzo, "La pentola nera" porta in scena "Radio Belice non trasmette", di Giacomo Guarneri. Regia di Giacomo Guarneri e Marcella Vaccarino. In scena lo stesso Guarneri insieme a Dario Muratore. Musiche di Angelo Sicurella.
A ridosso di quei vent'anni, ultima di una lunga serie di iniziative, due uomini si barricano tra le mura lesionate di un palazzo e lo trasformano nella postazione di una radio clandestina. Collegano fili e microfoni, lanciano l'allarme: -sos! Sos! Qui parla la comunità della Valle del Belice all'indomani del terremoto... -"terremoto di Stato!"... -"terremoto di Stato!"... All'indomani del terremoto di stato che l'ha gravemente colpita...la scrittura di radio belice non trasmette, costituisce l'approdo di un lavoro di ricerca "sul campo" lungo quattro mesi di residenza nei territori della valle. Dall'insieme delle testimonianze e delle suggestioni raccolte nasce una personale rielaborazione. Lo spunto storico è offerto dall'episodio di radio libera, prima trasmissione su frequenze non pubbliche nella storia della radio italiana, realizzata da Danilo Dolci, Pino Lombardo e Franco Alasia a Partinico nel 1970. "I ministri dal cielo" di Lorenzo Barbera (:duepunti edizioni) è la fonte letteraria privilegiata.

Sempre sabato 7 giugno, alle 22, in Piazza XV gennaio "Suoni e percezioni" a cura del Conservatorio di musica Vincenzo Bellini di Palermo. A cura di Emanuele Casale e Giuseppe Rapisarda. Con il Muselpa Ensemble (Pietro Bonanno, Piersaro Cerami, Giovanni Montaleone, Roberto Palazzolo, Ignazio Parisi, Giuseppe Rapisarda, Giuseppe Rizzo, Giovanni Trupia). Con Alessandro Lo Giudice (flauto), Francesco Pusateri (violoncello), Giuseppe Rizzo (chitarra), Gehanghir Baghchighi (sassofono soprano), Sergio Calì (grancassa).
Le possibilità di elaborazione dei suoni e della spazializzazione forniscono ai musicisti approcci multidimensionali che generano immagini e piani sonori in cui la fantasia dei compositori si esprime piegando la tecnologia al servizio della creatività.

Il Muselpa Ensemble nasce all’interno dei corsi di Musica Elettronica del Conservatorio di Palermo, coordinati da Emanuele Casale e Giuseppe Rapisarda.
La recente costituzione dell’ensemble, diretto da Giuseppe Rapisarda, è il risultato delle esperienze artistiche maturate con performance e istallazioni di rilievo nazionale e internazionale nell’arco di un decennio della scuola di musica elettronica.

Martedì 10 giugno alle 21 al Baglio Di Stefano la Compagnia Zappalà danza di Catania mette in scena "Instrument # 1 - Scoprire l’invisibile". Coreografie e regia di Roberto Zappalà. Musica dal vivo Puccio Castrogiovanni. Danzatori Gaetano Badalamenti, Adriano Coletta, Alain el Sakhawi, Roberto Provenzano, Fernando RoldanFerrer, Salvatore Romania, Alessandro Vacca. Testi di Nello Calabrò. "Instrument # 1 scoprire l’invisibile" è la prima tappa di un progetto instruments di Roberto Zappalà con cui il coreografo ha abbandonato temporaneamente la drammaturgia complessa per soffermarsi sul corpo in relazione al suono, al rumore, alla musica. Instrument # 1, è dedicato al marranzano (scacciapensieri). Per questa produzione Puccio Castrogiovanni, uno dei leader del gruppo catanese Lautari, ha esplorato lo strumento in un’affascinante ricerca, portandolo a ritmi e sonorità innovativi e di grande impatto. Il musicista durante lo spettacolo utilizza vari tipi di marranzani, di diversa provenienza. In scena insieme a Castrogiovanni i sette danzatori della Compagnia Zappalà Danza, tutti uomini, che interpretano con vigore una Sicilia senza confini, in cui la tradizione e il moderno non vedono una netta distinzione, ma si incrociano, si ritrovano, si fondono.

Mercoledì 11 giugno alle 21 sempre al Baglio Di Stefano ancora la Compagnia Zappalà danza mette in scena "Pre-testo 1: naufragio con spettatore", prima tappa di Odisseo, dal progetto re-mapping sicily, liberamente ispirato al saggio "Naufragio con spettatore" di Hans Blumenberg.
Coreografia e regia di Roberto Zappalà. Musiche (eseguite dal vivo) J.S.Bach (preludi e fughe dal clavicembalo ben temperato), C.Gounod. Drammaturgia di Nello Calabrò e Roberto Zappalà. Danzatori Roberto Provenzano, Fernando Roldan Ferrer ; al pianoforte Luca Ballerini. Soprano Marianna Cappellani.

Pre-testo 1: naufragio con spettatore è la prima tappa di Odisseo, un lavoro sull’emigrazione/immigrazione e sul rapporto che noi bianchi/occidentali abbiamo nei confronti del popolo migrante. Sia il viaggio di Ulisse che molte delle tragiche odissee del tempo presente si dislocano entrambi nella stessa mappa: il Mediterraneo, che vede la Sicilia al suo centro. Partendo dall’idea del naufragio si approda a concetti quali viaggio, fame/sete, morte/salvezza, assenza di spazio, oltre a riferimenti a Ulisse in quanto naufrago e unico sopravvissuto nell’isola di Alcinoo e quindi si passa alla cronaca con i continui attraversamenti dei migranti e i conseguenti e tragici naufragi. Spunti emotivi e riflessioni sono stati tratti anche dall’opera pittorica di Théodore Gericault "La zattera della medusa" e dal saggio "Naufragio con spettatore" di Hans Blumenberg.

Giovedì 12 giugno alle 20 al Museo d’arte contemporanea, è in programma "With Art". Ideazione e coreografia Luna Pizzo Greco. Co-ideatrice Alessandra Corti, danzatrice Paola Riva. Regia di Alessandra Corti e Luna Pizzo Greco.
Il corpo e l’interpretazione fonde arte, danza, musica e letteratura in un’esperienza emozionante e creativa. Il metodo è incentrato sull’esplorazione corporea dell’opera, al fine di attivare una conoscenza sensibile/esperienziale che vada nel cuore del fruitore. Tale processo di apprendimento si basa sul principio scientifico di creatività, secondo cui l’atto creativo genera mutamento ed è motore di sviluppo culturale e sociale (esperienza cardine delle neuroscienze).
With Art si concentra su alcuni aspetti: la contemplazione, la mimo dinamica, il rispecchiamento tra azione ed osservazione. L’evento/spettacolo si presenta come un ibrido tra la didattica sperimentale, guidata da Alessandra Corti e il momento performativo in cui l’artista-performer Luna Pizzo Greco conduce una ricerca espressivo-corporea in riferimento al metodo teatro-danza poetica. With Art è un workshop e offre la possibilità di una creazione attiva da parte dei partecipanti, il concetto dell’ascolto, lo spazio del silenzio, l’esperienza artistica a partire dallo spettatore, ovvero dal suo corpo, dalle sue emozioni, dall’intimità spirituale del suo essere unico, fino ad investire nuovi sguardi sull’arte.

Giovedì 12 giugno alle 21 presso l’Area 85, "Sosta Palmizi" porta in scena "Caso 4". In scena Giorgio Rossi improvvisa sui temi dell’essenza, dando vita ad un'opera unica e irripetibile, proprio come il gesto e il suono. Uno spazio/tempo dove i due linguaggi si intrecciano in un’unica arte.

Venerdì 13 giugno alle 21 al Baglio Di Stefano, va in scena "Animalie", da un’idea di Giorgio Rossi, per la regia di Giorgio Gallione. Con David Riondino, Gabriele Mirabassi, Giorgio Rossi.
Lo spettacolo nasce dal ricordo di Giorgio Rossi di una serata in cui Andrea Pazienza disegnava ciò che David Riondino recitava e contemporaneamente quest’ultimo descriveva i disegni di Pazienza. Uno scambio tra le arti che evocano e traducono nei rispettivi linguaggi suoni sensazioni colori emozioni impressioni immagini. Con lo stesso desiderio d’uno scambio fertile fra le arti, Gallione dirige tre grandi maestri Riondino, Mirabassi e lo stesso Rossi in uno spettacolo di danza teatro e musica che trasforma la scena in un reame surreale di personaggi imprevidibili a volte dolci e divertenti a volte inquietanti.

Ancora Giorgio Rossi è protagonista sabato 14 giugno alle 21 al Baglio Di Stefano, con "Alma". Musiche di Fabrizio De Andrè, Death in vegas, John Oswald e King Krimson. Testi di Cesare Pavese, Pablo Neruda, Alda Merini e Giorgio Rossi. Alma, parte da una poesia di Pablo Neruda, tocca sentimenti forti come l’amore, la solitudine e la sensazione della morte. Alma, che in castigliano significa "anima", contiene nel suo suono: alba, animale, arma, karma, calma, labbra, larva, rabbia, lacrima, lamento, lontano. Il lavoro verte sul contrasto e l’opposto che è in noi, e il desiderio di reagire a questa inesorabile condizione. Sono inoltre presenti altre poesie di Neruda, Pavese e aforismi magie di Alda Merini. Le musiche che accompagnano il lavoro, diventano in certi momenti un tutt’uno con la danza e la parola.

Alle 22, sempre al Baglio Di Stefano, la compagnia Sosta Palmizi e Giorgio Rossi portano in scena "Sleep elevation". Regia e coreografia di Mariella Celia. Sleep elevation trae ispirazione dal sogno lucido, o sogno cosciente, in cui si sogna consapevoli di stare sognando. Si è allo stesso tempo attori e spettatori del proprio sogno, manifestazione dei moti inconsci, in questo caso delle proprie insicurezze, dei limiti che abbiamo e di quelli che ci imponiamo. In questo tipo di sogno possiamo in qualche modo "manovrare" i nostri comportamenti, le nostre azioni e reazioni. Vediamo chiaramente cosa ci caratterizza, prendiamo consapevolezza e sperimentiamo, decidendolo, nuove strategie di azione/reazione per attuare un cambiamento. Nel sogno lucido attingiamo alla parte più forte, amorevole, coraggiosa e libera di noi stessi. Sleep elevation vede protagonista una donna, rinchiusa nel suo piccolo mondo, la sua camera, un tavolo, tre sedie, e un armadio. È in vestaglia, in attesa… lei ed il suo cellulare. Fa una serie di attività casalinghe con lo sguardo fisso al cellulare, sempre aspettando la chiamata di un uomo, finché assonnata, si addormenta. E’ qui che arriva la fatidica telefonata e parte il sogno lucido.

Sempre giovedì 19 giugno alle 22 in piazza XV Gennaio, il Brass group di Palermo presenta "Latin explosion", concerto dell’Orchestra Jazz Siciliana, diretta da Domenico Riina. Con: voce Lucia Garsia, trombe Silvio Barbara, Vito Giordano, Faro Riina, Pietro Pedone, tromboni Salvatore Pizzurro, Salvatore Pizzo, Salvatore Nania, Valerio Barrale, sassofoni Gaetano Agrò, Gianpiero Risico, Claudio Giambruno, Agostino Cirrito, Antonino Pedone, ritmica Roberto Brusca, Sergio Munafò, Giuseppe Costa, Sebastiano Alioto, Sergio "Guna" Cammalleri.
Definito dal Maestro Donato Renzetti come uno dei più interessanti giovani direttori della sua generazione,
Domenico Riina è noto per la sua grande versatilità musicale che abbraccia il mondo sinfonico, operistico e jazz. Come arrangiatore e direttore dell’Orchestra Jazz Siciliana ha collaborato con alcuni artisti di rilievo internazionale, quali, Martial Solal, Wayne Bergeron, John Pizzarelli, Stefano Bollani, Tony Hadley e Nicole Henry.

Venerdì 20 giugno alle 21 al Baglio Di Stefano è in programma "La Geste" di & con Laura Trefiletti, Julien Pierrot, Valentin Pythoud. Drammaturgia & mise en scène di Véronique Dumont. Regia generale di Laurence Boute. Coreografia di Jorge Jauregui Allue, Isael Cruz, Piergiorgio Milano. Realizzazione di Fanny Gautreau et Magali Castellane. Musica di Pino Basile. È una coproduzione Espace Catastrophe, Centre International de Création des Arts du Cirque (BE); La Flic, Scuola di Circo (IT); Centre culturel du Brabant-Wallon (BE).
Il gesto... o le gesta? Anche se il titolo rimanda alle epopee in versi del Medioevo, questa prima creazione della RuspaRocket preferisce il gesto alla parola per narrare l’odissea rocambolesca dei tre protagonisti. Caduti dal cielo, catapultati su un piccolo pezzetto di terra, due portatori e un’acrobata si gettano nella terra, in un gioco che sfida l’aria ed esplora il suolo. L’infinitamente grande raggiunge l’infinitamente piccolo: la terra è una nuova attrezzatura da circo, dove ciascuno cerca il suo posto, come un riassunto dell’equilibrio del cosmo evocato dalle testimonianze di astrofisici, una partitura sonora che conferma la vertigine. La coperta della terra come elemento scenografico nel precedente L’enfant qui ispira l’esplorazione di un materiale che impone la ricerca di una nuova tecnica per muoversi, per lavorare sugli appoggi e sull’ammortamento. "Per farsi un’idea, basta ricordarsi di quando avete corso per l’ultima volta nelle sabbie mobili…". La compagnia è messa alla prova da una sfida erculea, quella di manipolare una tonnellata di torba mischiata a terra, in uno stato piuttosto mobile… In suoni, in immagini, in piramidi eroiche, così come in uno shock inevitabile La Geste è un’epopea che fa vedere l’invisibile e sentire l’impercettibile. Come un ricordo dimenticato, un’esperienza nascosta, una riconciliazione con il tempo millenario che ci precede. Ci chiamano Terrestri, ma sogniamo tutti le stelle.

Sabato 21 giugno alle 20 nel Sistema delle piazze la compagnia Cie es di Barcellona presenta "In".
Creato in collaborazione con il "lido" di Tolosa, "In" è stato in tournée in tutta l’Europa con più di 100 repliche. Uno spettacolo in cui tutti possono divertirsi ognuno a suo modo. In prevede clownerie e manipolazione di oggetti. La compagnia attualmente è in tour in varie città europee con lo spettacolo In.

Sempre sabato 21 giugno, alle 21, a Palazzo Di Lorenzo, Fanny & Alexander mettono in scena "Discorso grigio" e alle 22 "Discorso giallo". Ideazione Luigi de Angelis che cura la regia, e Chiara Lagani, che cura la drammaturgia. Con Marco Cavalcoli.
Discorso grigio esplora le forme e le retoriche degli interventi politici ufficiali. Giocando con i luoghi comuni dell'oratoria politica ed esaltando le potenzialità di una parola calata in una drammaturgia intrecciata e volutamente sorprendente, Marco Cavalcoli incarna qui in chiave concertistica un misterioso presidente alle prese, tra i tanti riverbri passati e presenti di una memoria storica incancellabile, con un importante discorso inaugurale da pronunciare alla nazione. Grigio è il colore della mescolanza perfetta di ciò che è bianco e ciò che è nero. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale il presidente si rivolgerà alla nazione. Non è certo la prima volta, nella storia, che un presidente parla a un paese. Ecco. Il presidente parlerà. Cosa c’è di strano? Che accadrà? Chi saprà riconoscere la sua voce capirà.

Discorso giallo si pone alcuni interrogativi sulla delicata questione della tv pedagogica. Buona o cattiva maestra tv? Dalle primitive istanze, orientate al recupero dell’analfabetismo e delle carenze scolastiche, fino al palcoscenico dei buoni sentimenti in cui i bambini, tra aneddoti e canzoncine, son fatti spettacolo di simpatia e di stupore per adulti e famiglie, fino alla proposta agonistica e meritocratica del talent show ("amici"), chiara lagani incarna qui, in chiave concertistica, la metamorfica figura fusa di un emblematico adulto/bambino, allievo/maestro/conduttore, soggetto e oggetto di alcuni famosi programmi televisivi intrecciati e sovrapposti, attraversando alcune note figure televisive

Martedì 24 giugno, alle 20,30, nel Sistema delle piazze va in scena "Fiesta" a cura del Teatro dei due mondi di Faenza. Di Gigi Bertoni. Con Denis Campitelli, Monica Camporesi, Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Maria Regosa, Andrea Valdinocci, Renato Valmori. Regia Alberto Grilli.
Fiesta è uno spettacolo itinerante che trasforma le strade in una festa di ambiente sudamericano. Ritmi di tamburi, personaggi alti tre metri con volti di cartapesta, colorati costumi rattoppati, bandiere e fischietti, fuochi... fiesta si avvicina, la gente si prepara a seguire la allegra e fantasiosa parata. Improvvisamente, uno stop: gli spettatori si mettono in cerchio per assistere al combattimento tra un bandito e l'innamorato di Erendira, duello seguito da una corsa scatenata fatta di salti e danze acrobatiche su trampoli... poi, tutti avanzano di scena in scena: in un insieme di lingue gli attori raccontano piccole storie burlesche, fra le quali quella di un drammatico naufragio, quella del turbolento appuntamento di quattro innamorati, quella di Erendira maltrattata e umiliata dalla nonna per aver incendiato la casa dei padri. Diversi canti popolari e della tradizione anarchica italiana vengono accompagnati dalla fisarmonica e commentano l'azione.

Sempre martedì 24 giugno, alle 22, in piazza XV Gennaio, musiche di tradizione orale turca, greca, klezmer, balcanica, siciliana, con "Onda mediterranea" a cura di "Curva Minore". Con Matilde Politi (voce, chitarra, fisarmonica, tammorra), Giuseppe Viola (clarinetto, clarinetto turco, sassofoni), Carmelo Graceffa (strumenti a percussione), Alessandro Librio (violino), Giuseppe Guarrella (violoncello) e Lelio Giannetto (contrabbasso).
Onda mediterranea riunisce musicisti residenti in diverse zone della Sicilia il cui interesse si orienta verso direzioni e soluzioni musicali in diretto rapporto con la pratica dell’improvvisazione. Se è vero che la cultura mediterranea possiede implicitamente grandi e produttive capacità di sintesi, l’idea di concepire un gruppo di musicisti, tutti caratterizzati dal rapporto diretto con la calda e accogliente onda sonora mediterranea, avvezzi alla pratica dell’improvvisazione, si rende quasi necessaria e naturale.

Mercoledì 25 giugno alle 20,30 nel Sistema delle piazze è in programma "Otradnoie 1" del Proyecto Otradnoie (Barcellona/ Tolosa). Performers: Ingrid Esperanza, Maurici Pascual, Germán Caro Larsen.
Otradnoie allude ad un mondo di oblio, un mondo pieno di cose che hanno perso la loro funzione, di persone che hanno rinunciato a vivere. Qui, lontano da Otradnoie, c’è troppo rumore, tutto è soffocato dalla stupidità umana. Bombardati da flussi di informazione, esortati ad un consumo bestiale che promette una vita "ideale", troviamo solo spreco e insoddisfazione. Il set dello spettacolo è formato da oggetti di recupero che trovano un nuovo significato e una nuova vita in scena. Questi oggetti, che hanno perso la loro funzione, coesistono con macchinari e strumenti elettronici che generano rumori; questi costruiscono la musica dello spettacolo , creando una particolare sonorità dimenticata, uno stordimento pieno di polvere. La performance ha luogo in un cerchio simbolico, sotto una tenda metallica triangolare. Il linguaggio scenico è basato sulla musica dal vivo (creazioni sonore e manipolazioni), tecniche circensi (hair-hanging, tessuti aerei, manipolazione di oggetti) e sulla danza. La musica è live, composta con strumenti digitali e strumenti costruiti appositamente per questa creazione che , come la voce, producono suoni analogici per creare l’atmosfera sonora del pezzo.

Mercoledì 25 giugno alle 21,30 a Palazzo Di Lorenzo, Suttascupa presenta Richard III di William Shakespeare: "Straggi" e "Luttu". Regia, adattamento e traduzione in siciliano sono di Giuseppe Massa. Con Giovanni Calcagno e Simona Malato.
L’approfondita analisi sui comportamenti dell’uomo quando entra in relazione col potere, o più semplicemente la sfacciata rappresentazione di quella sete di potere che cova in ognuno di noi, che altro non è se non l’ostacolo principale per una società equa e libera, è alla base di una personale rivisitazione della famosa opera di Shakespeare, attraverso anche radicale traduzione in siciliano. Durante l’analisi della totalità della tragedia si sono palesati tre ambienti drammaturgici e poetici: straggi, luttu, guerra. Qui vengono presentati i primi due. Di conseguenza, pur seguendo la cronologia degli eventi e rispettando fedelmente la struttura dialogica dell’opera, la ricerca ha virato verso una forma più frammentaria, dinamica e visionaria.
Straggi con Giovanni Calcagno - In questo episodio ci si concentra sulla solitudine del futuro re. Sul sentimento di estraneità che prova verso la società in cui vive, sulla sua spasmodica voglia di potere e la sua consequenziale vertiginosa discesa negli inferi dell’orrore. In particolare verranno affrontate le scene in cui l’affascinante carnefice progetta e decreta come mandante la morte di suo fratello Clarence e dei suoi nipotini. Innocenti vittime di famiglia che vengono trattate dall’arrivista mostruoso dittatore come semplici intralci nel cammino verso l’ambita corona. Una cruda e allucinata riflessione sulla mercificazione e relativa svendita degli affetti umani, siano essi anche quelli più carnali e profondi. Nella scena prevarrà il bianco. Il bianco dell’innocenza perduta.
Luttu con Simona Malato - Questo secondo episodio è un focus sulla quarta scena del quarto atto e in particolare sull’universo femminile che subisce indirettamente la tragedia. L’ex regina margherita, la duchessa di York (madre di Riccardo) e l’ex regina Elisabetta (madre dei due principini uccisi) saranno interpretate dalla stessa attrice che in questo modo incarnerà il ciclico percorso fatto di dolore, tradimento e lutto a cui sono destinate tutte le donne che fanno parte di questo mondo saturo di morte. Quasi il riflesso triplicato di una stessa regina ripetutamente e all’infinito spodestata e abbandonata. All’interno di una sorta di cimitero del potere perduto in cui si contestualizza la vicenda, il nostro Riccardo non poteva che essere un’ulteriore emanazione di quell’universo femminile che è stato capace di generarlo. Il nero è il colore predominante. Il nero del lutto e della macabra notte in cui è precipitata questa umanità ubriaca di sangue.

Giovedì 26 giugno alle 21 a Palazzo Di Lorenzo, va in scena "La borto" a cura di Scena Verticale. Di e con Saverio La Ruina. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco.
Non è solo la storia di un aborto. È la storia di una donna in una società dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili: uno sguardo predatorio che si avvinghia, violenta e offende; un atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilità. L’aborto ne è solo una delle tante conseguenze. Ma ne è la conseguenza più estrema. La protagonista racconta l’universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, vittoria racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente.

Sempre giovedì 26 giugno alle 22 in piazza XV Gennaio è in programma il "Requiem for a dying planet". Musiche di Ernst Reijseger per il cinema di Werner Herzog. Con Ernst Reijseger (cello), Mola Sylla (voce, xalam, m'bira), Harmen Fraanje (pianoforte) e Cuncordu e tenore de Orosei (coro sardo).
Ernst Reijseger è una degli artisti più innovativi degli ultimi 20 anni sulla scena internazionale del jazz, world music e nell'improvvisazione. Costantemente spinto alla ricerca di nuovi linguaggi ed espressioni.
Nato a Dakar, in Senegal, Mola Sylla è cresciuto nella tradizione dei Griot, poeti-cantori erranti, che tramandavano la tradizione musical-teatrale dell'Africa Occidentale assolvendo ad un'importantissima funzione culturale.
Il gruppo Cuncordu e tenore de Orosei è tra i migliori interpreti nel vasto panorama delle musiche vocali sarde. Oltre che che la loro eccezionale bravura, anche per la peculiarità del loro repertorio, che abbraccia entrambe le forme della tradizione vocale di Orosei: quella del canto sacro, tipica delle confraternite religiose, e quella profana del canto a tenore.

Venerdì 27 giugno alle 21 a Palazzo Di Lorenzo è in programma "Italianesi", sempre di Saverio La Ruina, produzione "Scena verticale". Musiche originali eseguite dal vivo da Roberto Cherillo.
Esiste una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case. Alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimangono intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni. Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte viene condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini vengono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani. Vivono in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimangono quarant’anni, dimenticati.

Sempre venerdì 27 giugno alle 22 in piazza XV Gennaio è in programma "Trio". Con Ernst Reijseger, Mola Sylla e Harmen Fraanje.
Questo trio crea una musica personale, che evoca una forte reazione nel pubblico, come fossero canti sacri. I musicisti contribuiscono ognuno con composizioni originali, i loro diversi background e il vocabolario personale si connettono miracolosamente. Reijseger, Fraanje and Sylla si sono conosciuti bene negli ultimi anni, condividendo molte avventure, sia come trio che in altri progetti, come la colonna sonora del film di Werner Herzog’s My Son My Son What Have Ye Done e Cave of Forgotten Dreams. Suonare insieme è diventata una droga. Quando il produttore Stefan Winter ha chiesto a Reijseger qual sarebbe stato il prossimo progetto, lui ha risposto: "È questo trio, perché ho trovato, assolutamente per coincidenza, questo grande pianista e questo angelo di cantante che mi fanno suonare in maniera diversa, è un organismo vivente, questo trio". Non è un concetto, infatti i suoi concetti mutano tutto il tempo, servono nuovi approcci e questi sono perfettamente riconosciuti dai suoi membri. Non è una democrazia ma una cooperazione sensibile. Questo trio suona dei readings dei suoi materiali. Questo significa che la forma nasce durante la performance, nessuna struttura è decisa in anticipo, il trio prova semplicemente delle possibilità e si esercita comunicando musicalmente. Ernst Reijseger, Harman Fraanje e Mola Sylla creano una musica unica, originale e personalissima.

Mercoledì 2 luglio alle 21 a Palazzo Di Lorenzo la Compagnia Franco Scaldati mette in scena "Indovina ventura", di Franco Scaldati. Con Serena Barone, Aurora Falcone, Melino Imparato, Valeria Sara Lo Bue, Salvatore Pizzillo.
Indovina ventura, scritto e rappresentato per la prima volta nel 1979, nasce come spettacolo per ragazzi e si sviluppa per apparizioni, dissolvenze incrociate che danno voce a figure emblematiche dei vecchi quartieri di Palermo. Scorrono le coppie storiche del teatro di Scaldati: Totò e Vicé, buffa e trasognata coppia di filosofi barboni, titì e vincenzina, ambulanti straccioni e sognatori percorsi da un fremito di vita che avvolge l’intero luogo della rappresentazione.
Frammenti di vita, di miserie e di incantamenti rivelati con gli strumenti del teatro e della poesia.
L’universo che Scaldati ci ha fatto conoscere ed amare attraverso la sua opera che coglie il senso profondo di una cultura, di una lingua e di una storia profondamente radicate nella città, ma capaci di irradiarsi nella drammaturgia nazionale ed europea.
Un universo che sta per scomparire e che la compagnia recupera attraverso un laboratorio con gli attori che con il drammaturgo recentemente scomparso hanno lavorato in questi ultimi anni.

Sempre mercoledì 2 luglio alle 22 in piazza XV Gennaio musica con "Sicilia semi-desta. Canti per una voce insonne", di e con Miriam Palma.
Questi gli interpreti: Miriam Palma (voce), Gabriele Giannotta (chitarra classica), Emanuele Buzi e Nino Giannotta (mandolino), Michele Ciringione (contrabbasso). Arrangiamenti originali di Mauro Schiavone.
Questo spettacolo si muove all’interno di una raccolta personalissima di canti, piccole storie e musiche, interpretate da Miriam Palma e coniuga la ricerca alla tradizione vocale siciliana. L’idea su cui si fonda il progetto è quella di cogliere l’aspetto più peculiare della musicalità e del canto siciliano. Con questo intento si è guardato indietro a quella grande vocalità di appartenenza medio-orientale da cui trae origine il canto siciliano: le sfumature, i melismi, i quarti e ottavi di tono che lo rendono particolare e affascinante. Dunque un ritorno a casa, alle origini a quegli archetipi vocali che affondano le radici direttamente nella cultura greca e mediorientale. Uno sguardo alla sicilia alla sua natura complessa e multiforme, dove gli estremi, primitività e raffinatezza convivono apparentemente tranquilli. Lo spettacolo concerto consiste di una raccolta di canti della tradizione siciliana "quelli che ho più amato" intercalati da piccolissime storie musicali di personaggi, tra l’ironico e il surreale, realmente esistiti, alcune scritte da miriam palma altre tratte da"museo d’ombre" di gesualdo bufalino. Lo spettatore verrà proiettato nell’immaginario geografico e umano siciliano.

Giovedì 3 luglio, alle 21 al Baglio Di Stefano Federico Odling e Andrea Renzi mettono in scena "Caproni!", invenzione a due voci. Testi di Giorgio Caproni. Musica di Federico Odling, regia di Andrea Renzi. Produzione Teatri Uniti.
Il viaggio intrapreso all'interno dell'opera di Caproni è un'escursione ad alta quota, l'aria è buona, fina e talvolta è bene sedersi a contemplare il paesaggio. Ben oltre l'occasione del centenario della nascita e il doveroso omaggio ad una delle voci più alte della letteratura italiana contemporanea, ogni giorno di lavoro dedicato alla sua poesia è un'esperienza di crescita. Fin dalla nostra prima collaborazione teatrale, per santa maria d'america nel 2004, con federico odling abbiamo ipotizzato una messinscena del poemetto.

Sempre giovedì 3 luglio, alle 22 al Baglio Di Stefano in programma "Titanic the end" a cura dei Teatri Uniti di Napoli. Omaggio ad Antonio Neiwiller nel ventennale della sua scomparsa. Liberamente tratto da H. M. Enzensberger. Ideazione e regia Antonio Neiwiller in una visione di Salvatore Cantalupo. Con Amelia Longobardi, Ambra Marcozzi, Massimo Finelli, Salvatore Cantalupo. Musiche composte ed eseguite da Federico Odling e Raffaele Settembre.
Il "Titanic the end" debuttò nell’aprile del 1984 a Napoli al Teatro Nuovo per la regia di Antonio Neiwiller, dopo un intenso laboratorio teatrale durato nove mesi. Neiwiller è stato un artista geniale, un poeta costruttore di visioni fuori dai canoni tradizionali. Ha realizzato una straordinaria e innovativa riflessione sul teatro e sull'arte in generale. Trent’anni fa Neiwiller spiegava i motivi veri per cui a Beirut cadevano bombe su donne e bambini, come le ideologie nel tempo sarebbero cadute ad una ad una e come l’unica speranza sarebbe stata raggiungere il fondo perché solo a quel punto ci saremmo rimboccati le maniche e avremmo ricominciato a costruire.

Domenica 6 luglio a Palazzo Di Lorenzo, alle 21, è in programma la serie teatrale "Il tempo libero" Episodi #1, #2, #3, di Gian Maria Cervo. Regia di Carlo Fineschi e Kirill Serebrennikov. Con Vito Mancusi, Federico Tolardo e Paolo Boschetti. Una produzione Quartieri dell’arte e nutrimenti terrestri.
"Il tempo libero" concepita e scritta da Gian Maria Cervo è una serie costituita da episodi/incontri che si svolgono nell’atmosfera chiaroscurale della nostra economia, a partire dal fallimento della lehman brothers, ognuno a distanza di alcuni mesi dall’altro. La relazione erratica tra due persone, Adamo, scienziato che fa ricerche su materia oscura e energia oscura e Federico, giovane che fa la marchetta ad Amsterdam, diventa metafora del mondo erratico dei nostri giorni, in perenne lotta contro la caduta della civiltà.

Sempre domenica 6 luglio alle 22 in piazza XV Gennaio concerto di Valeria Cimò e Ma’aria dal titolo "Terra". Con Valeria Cimò, autrice compositrice, voce e percussione, Romina Denaro, al contrabasso, Francesco Biscari, al violoncello e Gianluca Dessì, alla chitarra.
Terra dei Ma’arìa è una trilogia che affonda il suo primo prodotto in "sugnari", sulla necessità del sogno per la mente collettiva, si sviluppa in "menti", monografia sulla dualità e sulla scissione ragione-emozione come tendenza occidentale.
Terra ha il credo che rivendica una pratica contadina materna: l’impulso con cui perseveriamo lo scarso rispetto del corpo della terra è che non rispettiamo quello della donna, e di riflesso, neanche quello dell’uomo. Il culto della madre terra rivisitato grazie e oltre il femminismo, oltre l’arcaico che così tanto ci nutre, nell’anarchia di cui mi cibo quotidianamente, oltre l’apocalisse, oltre il catastrofismo.

Giovedì 10 luglio alle 21 nell’Anfiteatro della chiesa di Quaroni è in programma "Synaptica #2", performance interattiva fra danza musica elettronica e video. Ideazione: Alessandra Luberti, Domenico Sciajno. Coreografia Alessandra Luberti, Sayoko Onishi. Danzatrici Sayoko Onishi, Emmanuelle Ponthieu. Musiche dal vivo e elaborazione video tramite luce e suono di Domenico Sciajno.
Il lavoro ha inizio con la vibrazione di suono e luce, che evoca il farsi dello spazio cosmico all’inizio della creazione, per poi lasciare spazio all’ immagine del mito antico e fondante di gran parte della nostra cultura occidentale e mediterranea : il serpente che offre il frutto della conoscenza del bene e del male ad eva, in un aldilà che è sia aldilà del tempo che dello spazio, invitandola attraverso il precipizio nella materia, ad un immaginario ballo sinaptico. In questo "ballo" si assiste allora all’ incontro e scontro delle energie che costantemente, su diversi piani, plasmano la materia. Così, prendendo in prestito l’antico racconto della genesi, in cui gli esseri umani precipitano nell’esistenza terrena facendo esperienza della vita e della morte, del bene e del male e dunque dell’esistenza duale, la performance Synaptica #1 si avvale di suggestioni e spunti rubati alle neuroscienze.

Ancora giovedì 10 luglio alle 22 al Baglio Di Stefano Leonard Eto in "BlenDrums theatre". Leonard Eto, uno dei più innovativi performer di taiko (il mitico tamburo giapponese) ha sempre operato in direzione del cross-over delle arti; le caratteristiche dei suoi suoni e delle sue performances sono la fluidità, la luminosità, il ritmo danzante e la gioia immensa che solo le percussioni possono trasmettere. Produzione crt milano/centro ricerche teatrali in collaborazione con change performing arts.

Venerdì 11 luglio, alle 21 al Baglio Di Stefano, Paolo Rossi mette in scena "Arlecchino&Arlecchino". Con Ferruccio Soleri e la partecipazione di Enrico Bonavera, Silvio Castiglioni, Claudia Contin e i burattini di Daniele Cortesi. Un progetto di crt Milano in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano.
Quando si alzò il sipario sulla prima rappresentazione di Arlecchino servitore di due padroni nel 1947 sicuramente neanche lo stesso Giorgio Strehler avrebbe potuto immaginare che quello spettacolo del Piccolo Teatro appena fondato con Paolo Grassi sarebbe diventato l’icona del teatro italiano nel mondo. Dopo oltre mezzo secolo dalla geniale invenzione che aveva trasformato il truffaldino di Goldoni nella maschera di Arlecchino, Marcello Moretti prima e Ferruccio Soleri poi sono diventati l’immagine vivente della tradizione centenaria della Commedia dell’Arte, l’icona di una creatività che ancora oggi non manca di meravigliare.

Info e contatti:
Istituto di Alta Cultura Fondazione Orestiadi Onlus
Loc. Baglio Di Stefano- 91024 Gibellina (TP)
Tel.0924.67844
Email info@orestiadi.it
Web  www.fondazioneorestiadi.it
www.orestiadi.it/nelcontemporaneo/index.html
Istituto di Alta Cultura Fondazione Orestiadi Onlus
Baglio Di Stefano, 91024 Gibellina (TP)
Tel 0924 67844 / Fax 0924 67855
www.orestiadi.it
info@orestiadi.it

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03 giugno 2014
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