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"Pacta servanda sunt"

Concorsi truccati all'università di Messina: arrestati due docenti

30 settembre 2013

La Guardia di Finanza ha arrestato a Messina due docenti dell'Università accusati di "aver gravemente inquinato" un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia Chimica, allo scopo di pilotarne l'esito.
L'operazione, ribattezzata "Pacta servanda sunt", è il risultato di indagini durate diversi mesi che hanno messo in luce "un vero e proprio sistema deviato delle procedure concorsuali che regolano l'accesso al mondo accademico".

Le ordinanze di custodia cautelare, agli arresti domiciliari, firmate dal Gip Massimiliano Micali, sono state eseguite nei confronti di Giuseppe Bisignano, 63 anni, direttore del dipartimento di Farmacia dell'Università di Messina, che è anche professore ordinario, e di Giuseppe Teti, 61 anni, professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica. I due docenti avrebbero inquinato un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia Chimica all'ateneo per far vincere il figlio di Bisignano. Sono accusati a vario titolo di peculato, concussione, abuso d'ufficio e falso.

Indagate anche altre cinque persone tra cui l'ex rettore Francesco Tomasello, la sua delegata per comporre la commissione Maria Chiara Aversa, un docente di Camerino Sandro Ripa, un professore di Catania Giuseppe Nicoletti, il gestore dell'economato del dipartimento di Farmacia Cesare Grillo.
Tomasello avrebbe favorito con Aversa la formazione della commissione per favorire il figlio di Bisignano. Nicoletti, Ripa e Bisignano avrebbero influenzato la commissione della quale ha fatto parte Teti. Al concorso si presentarono, oltre al figlio di Bisignano, anche altri concorrenti: uno aveva dei titoli superiori agli altri e i docenti indagati gli avrebbero chiesto di ritirarsi e lui avrebbe acconsentito dopo aver avuto rassicurazioni sulla possibilità di un altro posto per lui e un suo parente.

 

Secondo i finanzieri "sia la commissione giudicatrice, che il vincitore del concorso, venivano stabiliti a monte dagli arrestati, con la collaborazione dei loro colleghi". Secondo le indagini il piano sarebbe potuto saltare perché un altro candidato aveva raggiunto un punteggio più alto di quello che secondo i docenti coinvolti dovevo vincere il concorso.
Con la frase "Pacta servanda sunt", i patti vanno rispettati, in un'intercettazione telefonica i due arrestati concordano sulla necessità che il candidato col punteggio più alto debba rispettare i patti, ovvero ritirarsi, dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in altra procedura concorsuale per ricercatore.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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30 settembre 2013
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