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"Per noi è tutto molto chiaro"

I familiari delle vittime delle stragi mafiose sulla trattativa Stato-mafia

20 dicembre 2011

"Cosa nostra nel 1993 avrebbe dovuto uccidere dei politici: è quanto è emerso nel processo a Palermo sulla trattativa Stato-mafia, la cosa pare ormai conclamata". Lo ha scritto, in una nota, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. "Scoperta di pochi giorni orsono la solita nota che salta fuori dai cassetti, che informa quanto tutto ciò fosse già noto al ministro Scotti nel marzo 1992 - prosegue - Crediamo ormai di avere chiari tutti i passaggi della tragedia che ha colpito a morte i nostri parenti. Ovvero per salvare la vita a dei politici e molto altro si è trattato con la mafia forse più di una volta e le trattative fra uomini di Cosa nostra e uomini dello Stato hanno portato alla morte dei nostri figli". "Ci ostiniamo - conclude - a usare la parola trattativa, perchè non vogliamo usare per ora, prima di avere prove certe l'espressione scambio di vite umane. Infatti, ci sarebbe da inorridire al pensiero della vita di politici, scambiata con quella di bambini e ragazzi".

Intanto, sulla vicenda, i pm di Palermo hanno ascoltato il senatore del Pdl Carlo Vizzini è stato sentito dai pm di Palermo come persona informata sui fatti. Al centro dell'interrogatorio proprio la circolare diramata alle Prefetture dall'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, che a marzo del 1992 denunciò il rischio che Cosa nostra stesse progettando l'eliminazione di alcuni politici, come lo stesso Vizzi e Calogero Mannino, nell'ottica di una strategia di destabilizzazione del Paese. A Vizzini è stato chiesto cosa avesse saputo, allora, dell'allarme attentati che riguardava lui e altri politici noti dell'epoca.
La tesi su cui lavorano i magistrati di Palermo è che la trattativa, intrapresa da parte delle istituzioni con Cosa nostra, sarebbe stata finalizzata anche a cercare di evitare, dopo l'assassinio dell'eurodeputato Salvo Lima, e dopo la strage di Capaci, altre morti eccellenti. In cambio della fine della strategia stragista lo Stato avrebbe fatto concessioni ad esempio sul carcere duro. E proprio sulle revoche dei 41 bis, decise nel '93 dall' allora Guardasigilli Giovanni Conso, su input del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, giovedì scorso, era stata sentita Livia Pomodoro, in quell'anno capo di Gabinetto del ministro della Giustizia e attualmente presidente del Tribunale di Milano.

[Informazioni tratte da ANSA, Corriere del Mezzogiorno]

- La trattativa tra mafia e Stato (Guidasicilia.it, 06/12/11)

- Per Mancino tra mafia e Stato non ci fu trattativa (Guidasicilia.it, 07/12/11)

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20 dicembre 2011
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