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''Prevenire è meglio che curare''. In Inghilterra un piano per bloccare la criminalità sul ''nascere''

Ma chi sono i delinquenti? Lo si può scoprire già all'età di tre anni

25 giugno 2005

Dopo che gli scienziati sono riusciti ad avere la mappatura del DNA umano, chiunque si è avventurato in affermazioni avventate riconducendo a fattori genetici comportamenti, usi e costumi di tutti gli esseri umani.
Il numero delle bufale ha quindi raggiunto record formidabili.
I suggerimenti che sono stati fatti arrivare a Tony Blair, su di una nuova possibile politica per ridurre la criminalità in Inghilterra, non hanno un impianto genetico-biologico, ma comunque sembrano provenire da un avventato scientismo .

Secondo un rapporto (di 250 pagine) del ministero degli Interni britannico, già dall'età di tre anni sarebbe possibile identificare quei bambini che crescendo avranno guai con la giustizia. Grazie ad una precoce identificazione, si avrà dunque la possibilità di tenerli sotto controllo, di rieducare i genitori, di toglierli, eventualmente, alle famiglie e affidarli a centri specializzati.
Insomma, visto che per ridurre la criminalità le misure sulle quali in passato hanno fatto affidamento le forze dell'ordine (telecamere di sorveglianza, maggiore illuminazione di notte, pene più severe) non hanno avuto i risultati sperati, l'unica soluzione - a lungo termine -, è identificare i soggetti a rischio e impedire che imbocchino la via dell'illegalità.

Ma come individuarli? Basta trasformare le maestre d'asilo in informatrici e i futuri delinquenti saranno bloccati sul nascere.
Il piccolo Teddy non vuole giocare con gli altri bimbi e non sopporta che qualcuno gli tocchi la merenda? Poco importa che abbia solo tre anni e ogni probabilità di imparare con il tempo a comportarsi diversamente. Per le autorità è un soggetto a rischio.
Ad aiutare i fautori di tale rapporto ci stanno anche statistiche con le quali si viene informati che: quei bambini che a tre anni possono essere definiti ''out of control'', una volta adolescenti avranno quattro volte le possibilità di essere incriminati per un reato violento rispetto ai coetanei più ''quiet''. ''Obbligare le scuole - si legge nel rapporto - ad adottare una linea dura contro il bullismo (...) è il modo di ridurre il numero di giovani che cadono nella trappola della criminalità''. Inoltre, sottolinea la ricerca, se è vero che le misure ''dure'' non sempre funzionano, prendendo i ragazzini in tempo, è possibile correggerne il comportamento con provvedimenti più soft.

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25 giugno 2005
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