"Pronto al carcere? Col cavolo!"
No, Marcello Dell'Utri non vuole sfuggire alla sentenza della Cassazione...
"Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria - per cui tra l'altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica - sto effettuando ulteriori esami e controlli".
Così l'ex senatore Marcello Dell'Utri è tornato ieri a farsi vivo con una nota affidata all'Ansa.
"Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all'estero per il periodo di cura e riposo - spiega l'ex senatore -. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente". "Mi auguro - ha concluso - quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente".
Giuseppe Di Peri, avvocato storico di Dell'Utri, intervenendo a "Effetto giorno2, su Radio24, ha detto: "Il dottor Dell'Utri ha dei problemi di salute che sta curando. Recentemente è andato in Francia per avere contatti con presidi ospedalieri che si occupano della materia cardiologica. È tornato dalla Francia. Penso che quando ci sarà la Cassazione opererà una riflessione su quello che dovrà fare".
Ai giornalisti che gli hanno chiesto se nel momento nel quale ci sarà la sentenza di Cassazione, deciderà se rimanere all'estero o se tornare, Di Peri ha risposto: "Certamente. Ammesso che sia in condizioni fisiche di tornare. L'esito della Cassazione è veramente importante. Posso dire che il dottor Dell'Utri sta curando i problemi di salute, quando ci sarà la sentenza di Cassazione prenderà le sue determinazioni". L'avvocato ha infine aggiunto d’aver incontrato Dell’Utri "a Milano due o tre settimane fa, poi non l'ho visto più".
Ieri pomeriggio la corte d'appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, che ha disposto l'arresto di Dell'Utri, ha emesso un mandato di arresto europeo a carico dell'ex politico. Il provvedimento vale per i Paesi europei e per gli altri paesi con cui l'Italia ha stretto trattati di estradizione. Per le ricerche negli altri Stati dell'ex manager di Publitalia, latitante dall’altro ieri, è stato attivato l'Interpol attraverso i canali previsti.
Condannato a sette anni per mafia, l'ex senatore attende per martedì 15 aprile la sentenza definitiva. "Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci. Però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai". Così Dell'Utri parlava alla Zanzara su Radio 24 il 6 settembre scorso, subito dopo le motivazioni della sentenza d'appello che lo ha condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel giallo sulla fuga dell'ex senatore spunta la testimonianza di un passeggero che avrebbe viaggiato accanto a lui su un volo Parigi-Beirut il 24 marzo scorso. L'uomo - che ha chiesto di restare anonimo - ha riferito all'Ansa che l'ex senatore ha viaggiato "in business" ed ha assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall'aeroporto. Anche da ambienti della procura generale di Palermo emerge che Dell'Utri agli inizi di aprile era a Beirut.
Secondo l’analisi di Giuseppe Pipitone su Il Fatto Quotidiano, "la decisione di volare verso Beirut, sarebbe già stata presa a novembre".
A Milano "non si vede nessuno da tempo". È questo l'unico commento raccolto nell'abitazione milanese dell'ex senatore. Il palazzo, residenza storica di Dell'Utri, è quello in via Senato, a due passi dall'Archivio di Stato, e sede della 'Biblioteca di via Senato', la fondazione specializzata in libri rari (e organizzatrice per vent'anni di un'importante kermesse) di cui Dell'Utri è presidente. All'interno, nel primo dei cortili che si susseguono e terminano con un giardino e una fontana, il portiere si limita a confermare che qualcuno è venuto a cercarlo: "Sì, la polizia, credo, avevano un tesserino con su scritto Dia". Però sull'ultima volta che ha visto l'uomo politico il custode rimane vago: "Non si vede nessuno da tempo", dice, senza meglio precisare. "Tanti giorni, tanti giorni", si limita a ripetere sorridendo.
L'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'ex senatore di Forza Italia è stata emessa martedì dai giudici della terza sezione della corte d'appello di Palermo. Tre settimane fa la procura generale, sulla base di un'intercettazione di una conversazione del fratello di Dell'Utri, da cui si potevano dedurre le intenzioni dell'ex manager di Publitalia di lasciare il Paese, e degli accertamenti della Dia che da tempo tenevano sotto controllo l'imputato, aveva chiesto il divieto di espatrio con sequestro del passaporto. Ma l'istanza venne rigettata dalla corte in quanto per i reati di criminalità organizzata l'unica misura cautelare ipotizzabile è la custodia in carcere. La Procura generale ha fatto ricorso contro il rigetto al tribunale del riesame che ha confermato l'orientamento dei giudici di appello. Da qui la nuova richiesta, questa volta di arresto, che risale a lunedì sera scorso. I giudici l'hanno accolta e depositato il provvedimento martedì.
"Aver consentito che Marcello Dell'Utri potesse fuggire all'estero per evitare di scontare l'eventuale condanna del tribunale è una cosa vergognosa e indegna per un Paese civile". Così il presidente di Azione Civile-Lista Tsipras, Antonio Ingroia. "Uno stato che non si premunisce affinché le sentenze annunciate vengano rispettate - aggiunge - è uno stato che non merita il rispetto dei suoi cittadini. Come si può pretendere rispetto se le sentenze non vengono applicate ai danni degli imputati potenti? Ferme restando tutte le garanzie che si devono a norma di legge agli imputati. Era chiaro a tutti, con il suo comportamento in questi anni, l'intenzione di voler fuggire dai processi. Questa volta è addirittura fuggito fisicamente, il che dimostra il profilo morale dell'uomo prima ancora che del politico".
Ma il Pg Luigi Patronaggio non ci sta a passare per il magistrato che ha lasciato scappare un imputato così eccellente come Marcello Dell'Utri, e davanti a un fiume di dichiarazioni indignate, dice: "Fino a quando non c'era la pistola fumante non ce lo hanno fatto arrestare e siamo arrivati troppo tardi, ma se si deve cercare un responsabile bisogna partire da lontano" (Leggi l’intervista di Alessandra Ziniti al procuratore generale Luigi Patronaggio).
- LATITANTE! (Guidasicilia.it, 11/04/14)