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"Questo palazzo gronda sangue"

Alcune intercettazioni telefoniche proverebbero l'esistenza di un appezzamento di terreno a Palermo utilizzato dai mafiosi per seppellire i cadaveri

04 maggio 2012

Un'intercettazione agghiacciante tra un uomo delle cosche e la sorella spunta in un processo per estorsione conclusosi oggi con la condanna del boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Nella conversazione si accenna all'esistenza di un cimitero di mafia.
"Questa palazzina gronda di sangue" dice alla sorella il mafioso Pietro Mansueto. Ora il tribunale che ha condannato i capimafia ha trasmesso gli atti alla procura perchè indaghi sulla vicenda.
La palazzina di cui parla Mansueto è un immobile che si trova a Tommaso Natale, un quartiere del capoluogo, dove due commercianti, taglieggiati dai Lo Piccolo, che per questa estorsione sono stati condannati, avrebbero voluto aprire una macelleria. L'edificio era di Mansueto.
Il mafioso dice alla sorella parlando di una terza persona ancora non identificata: "io a quello me lo devo togliere davanti, casomai lo metto dove stanno gli altri, tra i carciofi e gli sparacelli". La conversazione aveva allarmato i pm Francesco Del Bene e Anna Maria Picozzi che hanno disposto, tempo fa, un sopralluogo nell'area, non trovando però alcun appezzamento di terreno che potesse essere stato usato per seppellire dei cadaveri.
Il tribunale, però, evidentemente vuole andare a fondo per questo ha trasmesso l'intercettazione alla procura perchè indaghi per soppressione di cadavere. Atto che potrebbe spingere i magistrati a delegare accertamenti più approfonditi, tra cui scavi vicino alle fondamenta dell'edificio.

Intanto, i giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Pasqua Seminara, hanno condannato a 15 anni ciascuno, per estorsione aggravata, Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Chiesero il pizzo a due commerciati - Andrea e Gioacchino Conigliaro - che avrebbero voluto aprire una macelleria "Il mercatone della carne". Le vittime hanno negato di avere pagato e per questo sono indagate per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. I titolari dell'accusa - Anna Maria Picozzi e Amelia Luise - hanno notificato loro un avviso di conclusione indagini, atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

 

 

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04 maggio 2012
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