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"Romano e Cuffaro: stessa clientela mafiosa"

Saverio Romano, processato col rito abbreviato, è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa

03 luglio 2012

AGGIORNAMENTO
"Prima da esponente Dc, poi da autorevole componente del Ccd e del Cdu, infine da parlamentare, Saverio Romano ha contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, intrattenendo rapporti diretti e mediati con rappresentanti di spicco dei clan come Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Nino Mandalà e Mimmo Miceli".
E’ cominciata così la requisitoria del pm Nino Di Matteo, pubblica accusa insieme all'aggiunto Ignazio De Francisci, al processo per concorso esterno in associazione mafiosa, all'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano.
La requisitoria poggia sull'ipotesi dell'esistenza di un patto politico-elettorale-mafioso stretto da Romano con l'ala vincente di Cosa nostra, quella di Bernardo Provenzano e dei suoi uomini di Belmonte Mezzagno e Villabate, per acquisire potere e sostegno elettorale.

Saverio Romano e Salvatore Cuffaro, e le loro "carriere politiche parallele all'insegna di una comune clientela mafiosa", sono state al centro della requisitoria. Per il magistrato non è possibile comprendere la vicenda Romano se non si analizza alla luce del contesto comune con quella dell'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia a 7 anni di carcere. Un'impostazione, quella della procura, che spinge il pm a partire da lontano: da quando nel '91 Saverio Romano e Salvatore Cuffaro andarono a chiedere i voti per le elezioni ad Angelo Siino, l'uomo che ha gestito gli appalti, per anni, per conto di Cosa nostra.
Ma per il pm l'anno centrale nella carriera dei due politici è il 2001: anno in cui Cuffaro viene eletto governatore e Romano deputato. "E' l'anno - ha spiegato Di Matteo - in cui Romano deve onorare le cambiali staccate quando da giovane corteggiava e blandiva i boss per acquisire spazio ed esercitare potere".
Due gli episodi di cui il pm parla: la candidatura alle regionali del 2001 di Mimmo Miceli, "uomo" del boss Guttadauro poi condannato per mafia, e quella di Giuseppe Acanto, sponsorizzato, secondo l'accusa, dal clan di Villabate. Entrambe le candidature sarebbero state sostenute da Romano.
Di Matteo ha parlato poi a lungo delle accuse rivolte a Romano dal collaboratore di giustizia Francesco Campanella che ha riferito di avere saputo dal capomafia Nino Mandalà che l'ex ministro "era a disposizione della 'famiglia' di Belmonte Mezzagno".

La prossima udienza è prevista per il 10 luglio ma i difensori vogliono chiedere un'udienza per il 6 luglio per le arringhe difensive. Per il 17 luglio è prevista la sentenza.

[Fonte: Adnkronos/Ign, ANSA, GdS.it, Livesicilia.it]

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E' iniziato questa mattina, nel nuovo Palazzo di giustizia di Palermo, il processo, con il rito abbreviato, a carico dellex ministro l’Agricoltura Saverio Romano, oggi deputato nazionale del Pid, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
A chiedere il rito abbreviato, ammesso dal gup Ferdinando Sestito, era stato lo stesso ex ministro, attraverso i suoi legali, gli avvocati Franco Inzerillo e Raffaele Bonsignore (LEGGI). "Mi fido del fascicolo del Pm, non c'è ragione per non scegliere questo rito", aveva detto l'ex titolare dell'Agricoltura, nel marzo scorso al termine dell'udienza.
L'ex ministro è accusato da diversi collaboratori di giustizia di essere stato "a disposizione" della cosca di Villabate. Durante le indagini preliminari la Procura aveva chiesto per due volte l'archiviazione per Romano, ma il gup si è opposto, disponendo l'imputazione coatta.

Il Gup Sestito ha anche fissato il calendario delle udienze per il processo all'ex ministro dell'ultimo governo Berlusconi. Oggi si tiene la requisitoria dei Pm Nino Di Matteo e Ignazio De Francisci, il 10 luglio toccherà invece alle difese e infine per il 17 è prevista la sentenza.
Nell'ultima udienza, durante la quale Romano ha scelto di essere processato con il rito abbreviato i difensori avevano chiesto l'acquisizione di una serie di articoli di giornale del 2005 nonché di una sentenza della Corte d'Appello di Palermo, documenti con i quali mirano a sostenere la tesi dell'inattendibilità dei pentiti Campanella e Lo Verso.

Da questo momento in poi le udienze si svolgeranno a porte aperte per espressa richiest a dell’ex ministro: "Mi sembra giusto vista la mia funzione pubblica", ha detto più volte Romano sempre presente durante l'udienza preliminare. "Oggi siamo qui - ha detto ieri l'ex delfino di Salvatore Cuffaro - perché sono stato io, con i miei difensori, a chiedere il processo con il rito abbreviato. Il gip del Tribunale non si era ancora pronunciato, quindi ho chiesto io di essere processato prima di un eventuale rinvio a giudizio".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]

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03 luglio 2012
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