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''Scappa, Luna, esci dall'orbita e salvati!''

27 settembre 2005

di Dino Buzzati

Su, vieni dentro. Che cosa stai lì ancora sul balcone mentre qui la tele ci sta facendo vedere la cosa più favolosa mai avvenuta da che esiste il mondo?
- Aspetta, aspetta un momento.
- Vieni! La navicella sta per scendere. Si vede tutto, come essere sul posto.
- Un momento solo, ti prego.
- Tu, già, hai sempre delle idee balorde per la testa. Che cosa stai ruminando adesso? Che cosa aspetti come un'oca sul balcone?
- E' stupido, lo so. Tu non mi puoi capire. Ma ho ancora una piccola speranza. Insensata forse. Però meravigliosa. E da qui, da questo miserabile balcone, io adesso potrò vedere se...
- Che cosa? Vuoi spiegarti?
- Rimane ancora una speranza, un filo. Ah, se la Luna non ci deludesse. Tu dirai che è pura follia, alienazione mentale, dirai che è un pensiero delittuoso, nichilista, che è... Ma questi sono i momenti decisivi.
- Decisivi per chi? Per gli astronauti?
- No. L'ultima speranza, vuoi saperlo?, è che tra poco, questione di minuti, la Luna se ne vada. Che, avvicinandosi gli esploratori, i pionieri, gli ulissidi, gli eroi, improvvisamente tu, solinga, eterna peregrina, ti stacchi dall'orbita antichissima, tolga gli ormeggi e ti allontani beata, via per gli spazi del cosmo. Vederti rimpicciolire a poco a poco, restringerti, giù per le profondità sconfinate, in silenzio, diventare una palla, una pallina, un lume, un lumicino, un punto di luce, e poi più niente.
- Mi fai semplicemente ridere. E l'Apollo 11? Che ne vorresti fare dei tre poveri astronauti?
- Ma non pensi che formidabile scandalo sarebbe, che colpo di scena, che rivoluzione? Per un poco i tre campioni dell'Apollo 11 si metterebbero a inseguirla, in groppa alla forza gravitazionale eccetera, poi da Capo Kennedy dovrebbero dargli l'ordine di rientro. Dietro front, senza nulla di fatto. E lei, la Luna... addio per sempre.
- Sciocchezze. Basta, ti prego. Vieni dentro. Il modulo si è già staccato, sta discendendo. Vieni a vedere. E' uno spettacolo incredibile.
- Somaro. Non si dice modulo. E' un anglicismo intollerabile e cretino. Apparecchio, veicolo, navicella, capsula, come vuoi. Modulo no.
- Lo sai che adesso si vede la Luna come se fosse a Porta Garibaldi! Vieni, ti dico.
- È pazzesco, lo so. Però io aspetto ancora. Un ultimo barlume di speranza. Pensa come sarebbe bello. Altro che conquista del sistema planetario, altro che odissea spaziale. L'intero nostro universo spirituale sbaragliato, sovvertito, rimesso in discussione. La nostra vita, di noi poveri vermi della Terra, moltiplicata per mille, tutte le più pazze utopie rinascere, tutti in ginocchio, rapiti, dinanzi alla terribile rivelazione di Dio, aspettata da secoli e secoli.
- Si può sapere che cosa hai nella testa? Quello che sto vedendo è incredibile. Una trasmissione perfetta, ti dico. Da centinaia di migliaia di chilometri. Il diavolo solo sa come fanno.
- Coraggio, vecchia Luna, fatti coraggio, è l'ultima occasione. Non c'è un istante da perdere. Muoviti, ribellati, fuggi, non importa se finirai nella
fornace di una stella, se ti scotterai un poco, sacrificati per noi che ti abbiamo voluto così bene, che ti abbiamo dedicato tante poesie, tante canzoni. Fa' che rinasca la antica cara fede che ci aveva abbandonati. Fa' che si spalanchi un universo nuovo.
- Stai dando i numeri? Muoviti, sbrigati, dannazione. Il modulo, pardon, la navicella, in questo istante sta atterrando. Corri a vedere. Ti pentirai amaramente! - Ecco! Si muove! Evviva! Ti giuro. Vieni tu fuori, la Luna sta muovendosi, si allontana, corri tu qui sul balcone... Oppure... che sia soltanto suggestione?... Si allontana veramente?... No, non si allontana... E' sempre ferma... Dio mio, mi pareva proprio che la Luna a un tratto si fosse un poco rattrappita. E invece... Invece niente.
- Idiota. Hai perso lo spettacolo più grande di tutta la millenaria storia dell'uomo. Hanno toccato terra. Sono fermi. Adesso Armstrong...
- Non si è mossa, ahimè. Sta sempre lì, al suo solito posto. Povera disgraziata Luna, ebete, senza amor proprio, senza fantasia. E gli uomini non ci troveranno niente. Constateranno che non è fatta neppure di formaggio, come ci dicevano da bambini: di emmenthal, coi buchi. Pietre morte e basta. Neanche un moscerino. Non un segno di vita, una striscia di remota civiltà, uno spillo, un fiammifero spento, un microbo fossile, un biglietto del tram. Niente di niente. - Armstrong sta scendendo la scaletta... L'uomo è sulla Luna, cammina sulla superficie della Luna. Ti rendi conto della enormità della cosa?
- Sì. Il fatto più gigantesco da quando esiste il nostro globo. La tappa più importante della storia. La porta che si apre all'universo. La gloria dell'uomo... Che peccato. (Adesso vengo anch'io a vedere).

17 luglio 1969

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27 settembre 2005
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