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"Se cade l'Eni cade l'intera industria siciliana"

A Gela migliaia di persone davanti al più grande gasdotto del Mediterraneo, i sindaci a capo della protesta

17 luglio 2014

La "vertenza Gela", che ieri ha registrato un'altra giornata di rabbia e proteste tra i dipendenti dell'Eni e dell'indotto, a cui si sono uniti cittadini e i sindaci dei comuni del comprensorio con blocchi stradali e manifestazioni, preoccupa il gruppo parlamentare del Pd alla Camera: il vicepresidente, Andrea Martella, ha presentato al presidente della commissione Attività produttive, Guglielmo Epifani, una lettera sottoscritta da altri sette deputati democratici con cui si chiede "di convocare in audizione i vertici dell'Eni e le organizzazioni sindacali per approfondire la delicatissima questione della riorganizzazione delle unità produttive nel settore della raffinazione a causa di un surplus di prodotto raffinato presente in Europa. Riorganizzazione annunciata dall'Ad dell'Eni, Claudio Descalzi". "Questo piano - hanno scritto i deputati - metterebbe a rischio il futuro di realtà industriali importanti come Porto Marghera, Gela, Taranto, Livorno, oltre a una serie di impianti petrolchimici come Priolo e Brindisi. Tale decisione tra l'altro verrebbe assunta in palese contraddizione con il piano industriale del management precedente che invece aveva assicurato una serie di investimenti proprio in alcuni dei siti oggi a rischio chiusura malgrado si tratti di un settore strategico per l'industria italiana".
Oggi a Roma il governo incontrerà l'Eni e il presidente della Regione Rosario Crocetta per discutere del futuro dell'impianto siciliano.

Il premier Matteo Renzi ha annunciato un tour tra agosto e settembre in diverse città critiche del Paese. Tra quelle in programma ci sarebbe anche Gela dove gli operai sono in rivolta.
Nella notte trascorsa non è stato garantito il cambio turno, indispensabile per lavorare negli impianti in cui è necessario mantenere l'intera industria in sicurezza. I blocchi alle vie di accesso al petrolchimico continuano e ieri il prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente, ha deciso di avviare la procedura per giungere alla precettazione del personale. L'intervento del prefetto mira a garantire proprio il cambio turno ai lavoratori che si trovano in fabbrica. Dovranno essere fermati e posti in stato di conservazione gli impianti ancora in marcia non necessari alla sicurezza della fabbrica mentre si dovrà garantire la presenza dei turnisti nei reparti che vanno mantenuti attivi.

Ieri mattina un migliaio di persone, in auto, in moto, in bicicletta, bloccando la statale 115 per Vittoria hanno raggiunto, lentamente, il piazzale del più grande gasdotto del Mediterraneo, il GreenStream dell'Eni, che porta 10 miliardi di metri cubi di metano annui destinati all'Europa. Da qui i consigli comunali di una decina di città del golfo di Gela - tra cui Butera, Mazzarino, Niscemi, Riesi - riuniti in seduta straordinaria e urgente, hanno lanciato un appello al governo nazionale e alla stessa Eni perché non chiuda la raffineria, non cancelli mezzo secolo di realtà industriale e non getti sul lastrico migliaia di famiglie. Sindaci e consiglieri hanno respinto con fermezza l'annunciato disimpegno dell'ente di Stato.
La gente è in preda allo sconforto: "L'Eni dopo avermi resa vedova non può lasciare me e i miei due figli nella disperazione", ha detto una lavoratrice che aveva preso il posto del marito morto sei anni fa per una leucemia. Molti operai sono pronti a fare le valigie e partire.

I lavoratori sono stanchi di aspettare. Le novità attese non arrivano, ma sono arrivati i primi licenziamenti, mentre si assottigliano le garanzie di mantenimento occupazionale. A denunciarlo è anche il segretario nazionale dell'Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, preoccupato per l'effetto domino che può provocare l'abbandono di Eni in Sicilia. "Quanto sta accadendo nel polo petrolchimico di Gela - afferma Ulgiati - non ci coglie di sorpresa e l'effetto negativo è prevedibile, dato che è la raffineria ad alimentare il vasto indotto gelese, e destinato a ripetersi anche negli altri territori interessati dal drastico piano industriale deciso da Eni". Poi, si fa riferimento agli accordi disattesi: "Non rispettando quanto sottoscritto nel 2013 sulla riqualificazione degli impianti di raffinazione, la società ha decretato la fine di qualunque prospettiva di sviluppo economico ed occupazionale per l'intera area".
Intanto, da Palermo, è intervenuto anche il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, il quale, parlando della vertenza degli stabilimenti di Gela e di Priolo, ha detto che "l'Eni non può pensare di sfruttare i territori e poi abbandonarli. Questa è una vertenza nazionale. Deve intervenire lo Stato, non si possono abbandonare i siti sito senza interventi di bonifica e senza pagare il danno ambientale causato in questi anni".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

- L'Eni congela i suoi investimenti per il Petrolchimico di Gela (Guidasicilia.it, 08/07/14)

- Rottura tra Eni e sindacati (Guidasicilia.it, 09/07/14)

- Se l'Eni vuole la guerra... (Guidasicilia.it, 10/07/14)

- Per l'Eni sarebbe più costoso risarcire Gela... (Guidasicilia.it, 11/07/14)

- Crocetta contro l'Eni, come l'ultimo Samurai (Guidasicilia.it, 12/07/14)

- L'Eni e Gela, al centro dell'attenzione (Guidasicilia.it, 14/07/14)

- Tanto tuonò che piovve... (Guidasicilia.it, 15/07/14)

- A Gela arrivano i primi liceziamenti (Guidasicilia.it, 16/07/14)

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17 luglio 2014
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