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''Se è una spia, lo decapitiamo''

Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica in Afghanistan, è stato sequestrato dai Taliban

07 marzo 2007

''Eccomi. Sono atterrato a Kandahar. Qui tutto bene. Voi che fate?''. Sono tra le ultime, tranquille parole di Daniele Mastrogiacomo, inviato in Afghanistan de la Repubblica, sentite da alcuni suoi colleghi che stavano a Herat, domenica pomeriggio. Una telefonata dalla pista dell'aeroporto prima di trovare una guest house: ''Dovevo arrivare ieri, ma mi hanno rinviato il volo dell'Ariana di ventiquattro ore. Colpa della neve. A questo punto, mi fermo a Kandahar e faccio il pezzo''.
Mastrogiacomo è poi sparito nel nulla. Persi i contatti con Repubblica, allertata l'Unità di crisi della Farnesina.

Daniele Mastrogiacomo aveva un programma: ''Bisognerebbe sentire com'è la situazione da Emergency, all'ospedale italiano di Lashkar Gah''. Una richiesta a Giovanni Porzio, di Panorama: ''Appena arrivi a Kabul, puoi informarti bene se si può dormire da loro? Io resto qui, aspetto. Quando arrivate, ci spostiamo''. ''Chiamatemi domani, così so dirvi qualcosa della sicurezza''. Un saluto: ''Allora va bene, ci sentiamo più tardi...''. Poi, più niente.
Lunedì pomeriggio, tre tentativi sul satellitare, sul suo cellulare, su quello del suo interprete afghano, Ajmal. Poi, un sms. Ma niente.
L'allarme è cominciato a circolare lunedì notte, telefonate di rimbalzo con l'Italia, verifiche impossibili a quell'ora. Ieri mattina, il contatto con Emergency (''Qui non s'è visto''), poi l'ospedale che Alberto Cairo gestisce a Kandahar per conto della Croce Rossa (''Da noi non è passato''), infine ad allertare l'ambasciata italiana che era già in contatto con la Farnesina.

Dalla Farnesina hanno subito fatto sapere che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema in persona ha mantenuto uno stretto raccordo con l'Unità di crisi per coordinare le iniziative in corso, al fine di acquisire, anche attraverso l'Ambasciata d'Italia a Kabul, elementi certi sulle circostanze che hanno determinato il mancato contatto di Mastrogiacomo con la redazione di Repubblica.
Ed è stato il Vice Ministro degli Esteri, Franco Danieli, a riferire ieri mattina in Senato della scomparsa del giornalista. ''Nelle prime ore della mattina di oggi 'la Repubblica' ha precisato che i contatti con Mastrogiacomo risultano interrotti dalle ore 21 di domenica. Sono giunte da più parti, comprese fonti alleate, notizie che indicherebbero che due cittadini di nazionalità afghana - che potrebbero essere l'autista e l'interprete del giornalista italiano - e un occidentale di cittadinanza non specificata sarebbero stati trattenuti da un gruppo di talibani. Notizie di stampa avevano anche riportato in un primo momento come anche un cittadino britannico fosse stato sequestrato dai talibani: su quest'ultima notizia però vi è stata la smentita del Foreign Office. In questo momento la Farnesina, in stretto raccordo con le altre istituzioni interessate, sta attivando tutti i canali per accertare l'accaduto e rintracciare il Mastrogiacomo. I familiari sono stati, naturalmente, informati sia dalla redazione di 'la Repubblica' che dall'unità di crisi. La questione è seguita personalmente e in tempo reale dal ministro degli affari esteri Massimo D'Alema''.

Poi l'annuncio dei Taleban, all'ora di pranzo: ''Abbiamo arrestato una spia inglese che dice di essere un giornalista''. I talebani hanno anche fatto i nomi dei due afgani presi con la ''presunta spia inglese'', Sayed Agha e Ajmal, l'autista e l'interprete di Mastrogiacomo. La ''spia inglese'', quindi, non poteva essere altri che il giornalista italiano.
Ci sono volute diverse ore, ma nel primo pomeriggio è diventato tutto chiaro: Daniele Mastrogiacomo era stato rapito dai Talebani nella zona di Kandahar. Per un po' le agenzie straniere hanno parlato di un ''giornalista inglese'' e, poi di ''un giornalista inglese che lavora per Repubblica''. Il sequestro di Mastrogiacomo è stato reso ''ufficiale'' intorno alle 17 da una dichiarazione di Qari Mohammed Yousuf, portavoce dei guerriglieri che fanno capo al Mullah Dadullah, comandante Talebano delle province sudoccidentali.
Il portavoce, che parlava da un luogo sconosciuto via telefono satellitare con un interlocutore residente a Kabul, ha detto che i suoi uomini hanno ''arrestato, nei dintorni di Helmand, un giornalista italiano e due uomini afgani'' ritenendo che l'inviato di Repubblica sia una ''spia inglese''. ''Pensiamo che lavori per gli inglesi. Lo stiamo interrogando''. Una rivendicazione che è stata definita ''attendibile'' dal pm romano Franco Ionta che ha aperto un'inchiesta sul sequestro.
L'iniziale confusione sul ''giornalista inglese'' è stata poi spiegata dal quotidiano britannico ''The Guardian''. I Talebani avevano fatto sentire un nastro con la voce registrata di Daniele Mastrogiacomo a un giornalista pachistano: da qui sarebbe nato l'equivoco sulla sua nazionalità. Rahimullah Yusufzai, cronista di Peshawar, è stato contattato telefonicamente dai talebani che gli hanno fatto ascoltare il nastro, ma la linea era tanto disturbata che non è riuscito a capire se Mastrogiacomo parlasse in italiano o in inglese. Inoltre, secondo i due giornalisti di etnia pashtun - la stessa dei talebani - i rapitori avrebbero avuto difficoltà a pronunciare il cognome dell'inviato di 'Repubblica', aumentando la confusione sull'identità dell'ostaggio, in un primo momento identificato come John Nichol.

I familiari di Daniele, preoccupatissimi, hanno scelto la strada dell'attesa silenziosa. Solo il figlio Michele che fa anch'egli il giornalista e collabora con l'agenzia Dire, ha detto poche battute: ''Ho sentito mio padre l'ultima volta a metà della scorsa settimana - racconta - era a Kabul e mi ha detto che si sarebbe spostato a sud per un paio di reportage. Era tranquillo. Non siamo rimasti molto a parlare, anche per la difficoltà nelle comunicazioni, e non mi ha specificato l'oggetto delle sue inchieste''.

Ieri sera il ministro degli Esteri ha infine specificato che la Farnesina ''ha attivato tutti i contatti possibili, con la cautela che la vicenda richiede''. E ha comunicato la sensazione che ''il giornalista rapito non sia nelle mani di un gruppo di sbandati ma della struttura militare dei Talebani''.
Preoccupazione e forte interessamento sono stati espressi anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Romano Prodi. Dall'opposizione, Casini e La Russa hanno garantito il loro appoggio a tutte le iniziative utili a salvare il giornalista: ''Il governo ha carta bianca da parte nostra - ha detto il leader dell'Udc - affinché possa fare qualsiasi sforzo per ricondurre in libertà e ai suoi familiari Daniele Mastrogiacomo, un giornalista che gode di stima da parte della comunità nazionale e che deve poter contare sulla solidarietà di tutto il paese e di tutto il parlamento''. Anche il capogruppo di An ha assicurato che ''i deputati di Alleanza nazionale sostengono qualunque iniziativa utile a riportare a casa Daniele Mastrogiacomo''.

Intanto, sia l'offensiva ''Achille'', con 5.550 uomini Nato contro i gruppi Talebani nel sud dell'Afghanistan voluti dall'America, e la notizia del rapimento dell'inviato di Repubblica hanno fatto slittare a oggi pomeriggio il voto sul rinnovo delle missioni militari all'estero.

- Daniele Mastrogiacomo, 27 anni da cronista (Repubblica.it)

 

 

 

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07 marzo 2007
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