"Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo?"
Nessuna "rivoluzione copernicana" nelle parole di Papa Francesco, solo tanta capacità di comunicare
"Il problema non è avere questa tendenza" omosessuale "il problema è fare lobby, lobby politiche, lobby massoniche, e anche lobby" gay. Così Papa Francesco, parlando sul volo di ritorno in Italia, ha risposto a una domanda sulla presunta cosiddetta lobby gay in Vaticano.
"Le lobby tutte non sono buone - ha ribadito Bergoglio -. Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene".
E comunque sulle presunte lobby gay in Vaticano, il pontefice ha precisato: "Dicono che ce ne siano", ma "io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d'identità, in Vaticano".
"La Misericordia è più grande", ha detto poi il Papa rispondendo a una domanda sul tema dei divorziati risposati. Nelle sue parole, una promessa: il prossimo Sinodo affronterà il tema e recupererà finalmente lo studio avviato da Joseph Ratzinger quando era prefetto della Dottrina della Fede per trovare una soluzione alternativa - alla quale fa cenno Bergoglio esplicitamente nel suo ragionamento - ai processi canonici di annullamento, che attualmente sono l'unica strada percorribile per chi vuole tornare ai sacramenti.
Il Papa ha affrontato anche il tema del sacerdozio femminile. "Per quanto riguarda l'ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa. Ma ricordiamo che Maria è più importante degli apostoli vescovi, e così la donna nella Chiesa è più importante dei vescovi e dei preti". Insomma, un riconoscimento per il ruolo della donna nella Chiesa.
Il Pontefice è atterrato ieri nella tarda mattinata all'aeroporto romano di Ciampino dopo una settimana a Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù. Papa Francesco è sceso dall'aereo con in mano la stessa borsa nera che aveva alla partenza. "La portavo perché ho fatto sempre così, quando viaggio porto la mia borsa... ma dentro non c'era la chiave della bomba atomica! C'è il rasoio, il breviario, l'agenda, un libro da leggere, ne ho portato uno di Santa Teresina e io sono devoto".
Il Papa ha affrontato anche la questione dello Ior. "Io non so come finirà, alcuni dicono che forse è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo, si sentono queste voci. Io mi fido delle persone che stanno lavorando su questo, della commissione. Non sono dire come finirà questa storia, ma le caratteristiche dello Ior, che sia banca, fondo di aiuto o qualsiasi cosa, devono essere trasparenza e onestà" ha avvertito Bergoglio.
"Nessuna rivoluzione ma un innovativo stile di comunicazione" - Le parole di Papa Francesco sull'omosessualità "non rappresentano una svolta copernicana né un sovvertimento, ma hanno una dimensione innovativa per lo stile con cui sono state pronunciate e in generale per il desiderio di chiarezza e rinnovamento che questo Papa sta portando avanti, tratto fondamentale di questo primo periodo di pontificato".
E' il commento del teologo Vito Mancuso, che parlando all'Adnkronos, si dice "colpito dalla trasparenza e dall'assoluta libertà con cui sono state dette, cosa che che probabilmente altri pontefici non hanno voluto dimostrare".
Dunque, secondo Mancuso, docente di Storia delle dottrine teologiche all'Università di Padova, "non siamo al cospetto di una svolta copernicana né di un sovvertimento. Non c'è nulla di tutto questo", sostiene. Sottolineando che "si va sempre più affermando un tratto che collega Bergoglio a Roncalli, cioè questa umanità benevola, umile e al contempo arguta, che fa sì che tutte le sue parole immediatamente passino come innovative, rivoluzionarie, diverse, anche quando di per se stesse non lo sono". E ancora: "Se andiamo a vedere bene, queste parole non contengono nulla che Benedetto XVI non avrebbe trascritto. E' chiaro - spiega - che le persone gay in quanto tali non vanno condannate, non lo sono mai state da parte del magistero recente".
Secondo Mancuso, "ci sarà chi dirà che le parole di papa Francesco sono innovative, che costituiscono uno strappo rispetto alla situazione precedente. Saranno probabilmente quelle persone che vogliono che questo Papa vada avanti nelle riforme auspicate e costituisca uno strappo rispetto al papato precedente ma anche quello di Giovanni Paolo II. Al tempo stesso - sostiene il teologo - ci sarà chi dirà che Francesco non fa nient'altro che ribadire la dottrina della Chiesa, non a caso ha citato il catechismo. Ovvero 'tanto rumore per nulla', niente di innovativo perché l'attenzione per la persona gay da un lato e la condanna per gli atti di amore omosessuale dall'altro sono stati da sempre presenti. Dunque il problema si colora in base alla prospettiva e alle attese di chi parla".
"Penso - prosegue - che Francesco stia conquistando la fiducia e la simpatia dei cuori, cosa che non è riuscita per nulla a fare Benedetto XVI. Ascoltandolo anche il giornalista o la persona comune crea immediatamente quel flusso di empatia per cui le parole dette assumono una coloritura particolare. E in un certo senso - spiega - le cose tradizionali appaiono innovative: questa è la grande 'magia' entro cui si sta muovendo questo pontificato. Vediamo se riuscirà a far sì che questa carica di empatia si trasformi in atti e decisioni concrete, cosa che ad oggi non è avvenuto".
E sulle decisione adottate da papa Francesco, ad esempio sulla banca vaticana, il teologo commenta: "Certo sta facendo qualcosa, ma lo Ior è ancora lì, è un processo che è cominciato ed è cominciato nei miglior dei modi, meglio di così non poteva andare. Ora vediamo quando arriveranno i risultati concreti", conclude.