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''Sì alla Ru486 solo con il ricovero in ospedale''

Dal parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità della pillola abortiva con la legge 194

28 novembre 2009

Sì alla pillola abortiva in Italia solo con il ricovero in ospedale, come prevede la legge 194. Dopo lo stop dell'altro ieri alla commercializzazione della Ru486 in Italia, deciso la Commissione Igiene e Sanità del Senato (LEGGI), è giunto ieri in serata il parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità con la legge 194.

"Sulla base dei pareri del Consiglio superiore di Sanità, la specialità Mifegyne, nota anche come pillola Ru486, può
essere utilizzata per uso abortivo, in compatibilità con la legge 194, solo se l'intera procedura abortiva, e fino all'accertamento dell'avvenuta espulsione dell'embrione, sia effettuata in regime di ricovero ordinario nelle strutture sanitarie indicate dall'articolo 8 della suddetta legge", ha affertato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nella lettera-parere inviata al presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Sergio Pecorelli, sulla pillola abortiva. "Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa - scrive Sacconi - valuti se sia necessario riconsiderare la delibera adottata al fine di garantire modalità certe di somministrazione del farmaco in questione onde evitare ogni possibile contrasto con la legge n.194 del 1978".
Ma non è tutto. Nella lettera Sacconi ritiene "anche necessaria una specifica sorveglianza da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi del metodo, in particolare relativi alla eventuale richiesta di dimissioni anticipate della paziente". "Considero inoltre necessario - prosegue il ministro - un attento monitoraggio del percorso abortivo in tutte le sue fasi, sia al fine di ridurre al minimo le reazioni avverse (effetti collaterali, emorragie, infezioni ed eventi fatali) sia per disporre di un rilevamento di dati di farmacovigilanza che consenta di verificare il rispetto della legge".

Il parere del ministro del Welfare è stato richiesto dall'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva e sulla compatibilità con la legge 194, condotta dalla Commissione Sanità del Senato. La lettera-parere di Sacconi a Pecorelli comincia appunto ricordando che "la legge 22 maggio 1978, n.194 (norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza), stabilisce che l'interruzione volontaria di gravidanza deve essere praticata da un medico del servizio ostetrico ginecologico in ospedale, specificando inoltre quali siano le strutture autorizzate".
La necessità del ricovero dall'assunzione del farmaco fino all'espulsione del prodotto del concepimento, della sorveglianza di un medico del servizio ostetrico ginecologico per tutto il percorso abortivo e di un attento monitoraggio per ridurre al minimo le reazioni avverse, ricorda ancora Sacconi, è stata riconosciuta dal Cda dell'Aifa, che "il 30 luglio 2009 ha stabilito che 'l'impiego del farmaco deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla legge 22 maggio 1978, n.194 a garanzia e tutela della salute della donna'". Spiegando le motivazioni del parere, Sacconi riepiloga infine le conclusioni dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione Sanità del Senato, secondo cui "per quanto riguarda sia la compatibilità con la normativa vigente che i profili di sicurezza, come peraltro indicato dai due pareri del Css, l'intera procedura abortiva, nelle sue diverse fasi, deve essere effettuata in regime di ricovero ordinario". [Adnkronos/Ing]

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28 novembre 2009
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