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"Sicilia è agricoltura"

Ieri in piazza a Palermo si sono radunati oltre 5 mila agricoltori siciliani

21 aprile 2010

Si sono fatti sentire con forza e impegno gli agricoltori siciliani, colpiti gravemente dalla crisi. Ieri erano oltre 5.000 a Palermo, guidati da Cia e Confagricoltura. Al corteo, che si è prima concentrato a Piazza Indipendenza e poi si è poi spostato a Piazza Verdi per il comizio conclusivo, hanno partecipato anche i rappresentati dei principali partiti politici, le nove Province regionali, numerosi Comuni dell'Isola e le tre centrali cooperative, Legacoop Agroalimentare, Fedagri-Confcooperative e Agrital-Agci.
Le associazioni degli agricoltori, che per l'occasione hanno coniato lo slogan "Sicilia è agricoltura", hanno contestato "l'assenza di interventi concreti per fronteggiare la difficile situazione congiunturale, ma anche il taglio di risorse nazionali e regionali, come il mancato rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, strumento indispensabile per aiutare gli agricoltori a superare le difficoltà economiche causate dalle avversità atmosferiche che tra settembre e ottobre hanno pesantemente colpito vaste aree dell'Isola".

Sull'entità della crisi Cia e Confagricoltura non hanno dubbi: "nel 2009 il settore ha dovuto fare i conti con un crollo verticale dei prezzi dei principali prodotti agricoli che va dal -32% del grano duro al -35% per l'uva da vino, dal - 30% per la frutta al - 20% per latte ed olio e al -16% per gli ortaggi".
"La mancanza di interventi anticrisi e la conseguente battaglia sui prezzi - rilevano Cia e Confagricoltura - hanno penalizzato l'anello più debole della filiera agroalimentare con il concreto rischio di determinarne la scomparsa". "Negli ultimi cinque anni - ha detto il presidente della Cia Sicilia, Carmelo Gurrieri - l'agricoltura siciliana ha perso oltre 50 mila aziende. Malgrado ciò, rimane ancora vivo un tessuto di circa 230 mila imprese, di cui oltre 110 mila iscritte nei registri delle Camere di commercio dell'Isola".
"Si tratta - ha spiegato Gerardo Diana, presidente di Confagricoltura Sicilia - di un tessuto produttivo che, senza considerare l'indotto, assicura ad oggi 15 milioni di giornate lavorative ad oltre 130 mila braccianti, producendo oltre 4,5 miliardi di euro di Plv (Produzione lorda vendibile). Una realtà che rischia di subire una riduzione di reddito tra il 15 e il 20 per cento, ossia una perdita di ricchezza che oscilla tra i 700 e i 900 milioni di euro". "Per questo - ha aggiunto Diana - le Organizzazioni di categoria chiedono la stabilizzazione degli sgravi contributivi; la riduzione dei costi di produzione eliminando le accise sui carburanti agricoli e riducendo l'Iva sui mezzi meccanici e sulle spese per gli investimenti produttivi; l'agevolazione della ristrutturazione delle passività agrarie e dell'accesso al credito agevolato con proroga delle cambiali agrarie, attuazione della normativa sulla ristrutturazione a medio e lungo periodo delle passività agrarie; l'aumento dei tetti previsti dalla normativa comunitario sul de minimis (il limite degli aiuti di Stato è di 7,5 mila euro in tre anni contro il minimo di 200mila euro per altri settori); l'immediata erogazione delle somme spettanti agli agricoltori per i premi comunitari e regionali e per i danni da calamità naturali; e l'approvazione di una legge per sostenere, favorire e incentivare la concentrazione dell'offerta e la promozione dei prodotti siciliani". Infine, rivolgendosi al governo nazionale il presidente di Confagricoltura Sicilia ha concluso: "Ci aspettiamo che il neo ministro Galan faccia per la nostra agricoltura quello che non ha fatto l'ex ministro Zaia". [ANSA]

 

 

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21 aprile 2010
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