"Sono il signor Bernardo Provenzano, mi ospita?". Così il pastore Giovanni Marino nascose il boss dei boss
"Pochi mesi fa un uomo arrivò improvvisamente davanti alla mia masseria e si presentò dicendomi che era Bernardo Provenzano e mi chiese di ospitarlo. Lo guardai e accettai".
Così il pastore Giovanni Marino ricostruisce ai magistrati l'arrivo nella propria casa di campagna, in contrada Montagna dei cavalli, del vecchio padrino di Corleone. Marino è stato arrestato lo stesso giorno in cui è stato bloccato il boss. "Provenzano arrivò - afferma il pastore - e mi chiese se ero Giovanni Marino. Risposi di sì e lui si presentò dicendo: Io sono il signor Bernardo Provenzano".
I magistrati che hanno interrogato in carcere il favoreggiatore gli chiedono come mai era sicuro che fosse proprio Provenzano. Marino risponde: "Ha il volto che somiglia molto alle vecchie foto pubblicate sui giornali". Il pastore, rispondendo ai magistrati, ha detto che era infastidito della presenza del boss nella masseria, ma non diceva nulla perché era convinto che Provenzano sarebbe rimasto per poco tempo in quel posto e poi sarebbe andato via.
Sui "pizzini" di Bernardo Provenzano si sta creando molta curiosità, anche di studiosi, tanto da spingere gli esperti di Yarix e Webcola, capitanati da Alessandro Martignago, che lavorano nel Veneto nell'ambito del progetto dell'Osservatorio Nazionale per la Sicurezza Informatica, a trovare una chiave per decrittarli.
In una nota si legge che, in base al contenuto di alcuni frammenti di "pizzini" divulgati, (ad esempio nel sito www.bernardoprovenzano.net) sarebbero stati compilati dal boss con crittogrammi, utilizzando il classico "cifrario di Cesare": le sequenze numeriche si ottengono rappresentando le lettere con dei numeri, in base all'ordine alfabetico (quindi A=1, B=2, ecc.) e poi sommando un valore prefissato (nell'esempio precedente, quindi, 3).
Così, ad esempio, si è potuto vedere che dietro il crittogramma "512151522 191212154" si cela il nome di "Binnu Riina", che è uno dei favoreggiatori del padrino. Queste lettere, con i crittogrammi, erano state trovate nel 2001 dagli investigatori, ed erano già state decrittate. Nei nuovi "pizzini", invece, rinvenuti nel covo del boss il giorno dell'arresto, non vi sono più crittogrammi, ma dei numeri che indicano un nome. Come ad esempio il 123, che faceva riferimento a Carmelo Gariffo, arrestato nei giorni scorsi perchè indicato come il segretario del padrino; mentre con il 60 il capomafia indica un medico, la cui identità deve essere ancora accertata dagli investigatori.
Fonte: La Sicilia del 10 maggio 2006