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"Sono io il problema del M5S?"

La debacle a 5 stelle e il problema della "grillo-dipendenza". Intanto chi critica continua ad essere cacciato

12 giugno 2013

"Sono io il problema? Vorrei sapere cosa pensa il MoVimento 5 Stelle". A chiederlo è Beppe Grillo che sul suo blog lancia una sorta di referendum a proposito delle dichiarazioni della senatrice M5S Adele Gambaro, che ha attribuito a lui e ai suoi post la responsabilità riguardo alla "debacle elettorale" dei 5 Stelle alle amministrative.
Intervenuta a Skytg24 per commentare i risultati delle comunali, la parlamentare stellata ha dichiarato:  "Due Comuni al M5S non sono un successo, ma una debacle elettorale. Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo - ha aggiunto -, i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento. Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più. Il problema del Movimento è Beppe Grillo. Invece di incoraggiarci, scrivendo questi post ci mette in cattiva luce. Credo che altri abbiano le mie stesse idee; il disagio c'è ed è evidente".

Grillo, dopo il flop elettorale del M5S, ha definito sul suo blog "drammatico per l'Italia" l'esito delle elezioni. "Gli italiani, la maggioranza degli italiani, cominciano a perdere la speranza. E questo è molto triste", ha scritto. "In Italia è sempre tempo di elezioni, è sempre il tempo dei Pavesini, che siano sindaci, presidenti di provincia, presidenti di Regione, deputati, senatori, eurodeputati. Il Paese è in elezione permanente. Un tormentone. Ogni anno si vota per qualcosa. E' un campionato di calcio, c'è sempre chi vince, chi perde per poi vincere l'anno successivo, chi pareggia e chi trionfa, come se l'amministrazione pubblica fosse un premio, un traguardo, e non un servizio. C'è pure il calcio mercato con i giocatori comprati all'asta che cambiano casacca", ha aggiunto.
"Il vincitore dell'elezione di circostanza sale sempre su un palco e a braccia tese saluta la folla. Non cambia nulla, ma la gggente è contenta che abbia vinto il "suo" candidato e non il "loro", quando in realtà sono la stessa persona, la stessa politica, lo stesso programma, persino lo stesso governo. Poi i giornaloni titolano e i politologi spiegano. Lo spettacolo in sé osceno e inquietante attrae sempre meno spettatori, la gggente non ha più voglia di pagare il biglietto, di votare. Questo o quello pari sono. Elezione dopo elezione il disgusto sale, il termometro dell'astensione si surriscalda, se alle prossime politiche superasse la soglia del 70% la Repubblica, lo Stato, il Governo e il Parlamento sarebbero delegittimati", ha scritto ancora Grillo. "Il Nipote Letta ha fatto solo annunci, il più ridicolo è il taglio dei rimborsi elettorali, mai avvenuto".

Rispondendo poi a chi critica l'operato del Movimento, Grillo ha sottolineato: "Le proposte di legge del M5S sono ignorate, respinte. Il M5S è legalitario, pacifico, ghandiano. Cosa ci si aspettava? Che dessimo fuoco al Parlamento? il M5S deriso h24 su tutte le televisioni è l'ultima barriera prima della furia popolare".
Il leader M5S ha sottolineato come in Parlamento i grillini abbiano fatto e molto vedendo però bocciate le loro iniziative. "Si chiede al M5S - prosegue Grillo - cosa ha fatto in questi mesi, ha presentato proposte di legge per le PMI, per l'abolizione dei contributi pubblici ai giornali e ai partiti, ha spinto l'iniziativa di cancellazione del Porcellum, unica voce nel Parlamento, insieme a molte altre iniziative, come il ritiro delle nostre truppe dall'Afghanistan, legate al suo programma. E ha rinunciato ai rimborsi elettorali per 42 milioni di euro, si è dimezzata lo stipendio parlamentare pari circa a 350.000 euro al mese". "Il M5S - continua - ha raccolto le firme per leggi popolari e referendum, ignorate o bocciate ogni volta dalla partitocrazia, ha partecipato alle elezioni con persone con la fedina penale pulita. Invece di chiedere conto ai partiti di cosa hanno fatto in 30 anni si demonizza il primo tentativo di democrazia dal basso nato in questo Paese", ha concluso Grillo nel post intitolato "La vittoria di Pirro".

E prima che la rete potesse esprimere il suo parere se sia o meno Grillo il problema, questo ha replicato ad Adele Gambaro, "invitandola" ad uscire fuori dal Movimento. "Quando una vale niente" è il titolo del post con cui Grillo da' il benservito alla senatrice Gambaro, colpevole di aver "rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del Parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso MoVimento 5 Stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S". "Uno vale uno, quando costruisce - scrive il leader M5S sul blog - Quando del dibattito fa crescita, arricchimento, fatica per arrivare un passo più oltre. Uno vale niente, quando smantella il proprio stesso progetto servendosi della complicita' di chi ha il solo scopo di distruggerlo. Uno vale uno quando è un uomo libero, che mette in pratica la democrazia nel senso più nobile ed alto: la libertà di sé nel rispetto delle regole. Uno vale niente, quando si proclama a destra e a manca 'democratico', proprio calpestando e disprezzando le regole che lui stesso si è dato''.
"Uno vale uno quando rispetta, vive e conosce a fondo l'etica politica del progetto a cui partecipa - incalza - e che gli chiede impegno e partecipazione quotidiana. Uno vale niente, quando scopre che la propria "etica" coincide con quella di partiti altrui, ma prende in giro i propri compagni di strada restando solo per costruirsi un potere personale".

I deputati grillini si sono schierati in maniera compatta in difesa del leader: "Chi pensa che il problema sia Beppe Grillo ha chiaramente sbagliato Movimento. O forse è in cattiva fede - ha scritto su facebook il vicepresidente 5 stelle alla Camera Luigi Di Maio - Mi auguro che queste persone si facciano una domanda e si diano le dovute risposte. Da sole". Sulla stessa lunghezza d'onda Riccardo Nuti, capogruppo stellato alla Camera: "Il M5S è Beppe e Beppe è il M5S".
Anche il "sondaggio" lanciato da Grillo sul suo blog ha visto poi una netta prevalenza di voci ciritiche contro la Gambaro, mentre sulla pagina facebook della senatrice sono fioccati gli insulti: "Venduta, vergogna", "quanto ti hanno promesso?", "esci subito dal movimento, non sei gradita", "quanti sarebbero oggi 30 denari?", e via dicendo.

Comunque, negare il flop del movimento, del quale ci si aspettava un nuovo boom dopo quello inaspettato delle elezioni nazionali, sarebbe veramente da miopi e da insensati. Un flop evidentissimo proprio nella terra della rvelazione del Movimento 5 Stelle, la Sicilia, che in queste ultime amministrative ha dato al movimento solo una decina di consiglieri comunali e il ballottaggio a Ragusa. Per il resto è un bollettino di guerra nei grandi centri, così come nei piccoli: Catania 3%, Messina 2%, Siracusa 2%. Perfino nei paesi dove a comiziare è arrivato il leader Beppe Grillo alla fine nessun sindaco è stato eletto, anche se qualche rappresentante in questi consigli ci sarà.

"Meglio pochi ma buoni, dopo le nazionali in tanti si erano avvicinati chiedendo di far parte del nostro progetto, adesso ci conteremo e capiremo chi ci crede davvero e chi invece no", ha detto la giovane deputata catanese Gianina Ciancio e lo stesso capogruppo all'Ars Giancarlo Cancelleri ammette: "Poteva andare meglio, ma a chi parla di flop ricordo che fino a ieri non eravamo presenti in nessun consiglio comunale ". "Qualche errore lo abbiamo commesso, anche nella scelte dei candidati - ha detto il deputato Salvatore Siragusa - dobbiamo stare sempre più a contatto con la gente. Grillo? Per noi è una risorsa, ma dobbiamo cominciare a essere meno Grillo-dipendenti".

Ma, che sia o no Grillo il problema, i numeri in Sicilia sono veramente impietosi. Rispetto alle scorse Politiche il Movimento nelle grandi città passa in media dal 30 a 3 per cento, tranne a Ragusa dove dal 41 scende al 16: cifra, quest'ultima, che consente al candidato grillino Federico Piccitto di andare al ballottaggio. Ma anche raffrontando i dati con le scorse regionali il calo è lampante: in soli otto mesi i 5 stelle hanno perso - limitatamente ai quattro capoluoghi alle urne -  ben 33.508 voti. Alla fine di questa tornata i grillini eleggono così soltanto una decina di consiglieri comunali sparsi in una manciata di Comuni. Tra questi quattro hanno ospitato i comizi di Grillo: si tratta di Riesi, Menfi, Acate e Mascalucia. Ma è andata male in altri tre Comuni dove evidentemente il comico genovese non è riuscito a far presa sull'elettorato, come Paceco, Leonforte e Grammichele. La musica non cambia negli altri centri dove Grillo nemmeno si è fatto vedere ma nei quali comunque i grillini speravano in buoni risultati. A Modica il candidato sindaco si ferma al 4,1 per cento, a Partinico e Capaci non si supera nemmeno il 2 per cento. Va meglio a Piazza Armerina e Casteldaccia, nulla più. Nei grandi centri del Catanese le cifre sono basse, bassissime: ad Aci Sant'Antonio il Movimento prende 1,99 per cento, a Belpasso il 4, a Biancavilla l'1,8, a Giarre il 2, a Riposto il 3.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica/Palermo.it]

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12 giugno 2013
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