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"Sono vivo perché ho la pelle bianca"

Il "racconto di Ebola" fatto da Fabrizio Pulvirenti, infettivologo catanese, volontario di Emergency

29 maggio 2015

"La mia storia è diventata "la storia", perché ho la pelle bianca. Ed oggi sono qui con voi, posso parlarvi, sono vivo perché ho la pelle bianca, sono stato curato nel mio Paese... Fossi stato un africano sarei uno dei tanti, morti o sopravvissuti all’ebola".
Fabrizio Pulvirenti, infettivologo catanese, volontario di Emergency, che ha contratto il virus in Sierra Leone, racconta con semplicità disarmante la sua avventura.
"Non sono un eroe, ma una persona che ha scelto, come tanti altri, di testimoniare concretamente il diritto alla vita dei malati", ha dichiarato, durante un intervento, molto atteso, al Castello Uveggio, sede del Cerisdi, a Palermo, dove si è svolto il Convegno internazionale di "Medicina per la pace", organizzato da Pledge to peace e l’Ordine dei Medici di Sicilia per sottoscrivere la "Dichiarazione di Bruxelles".

"La Sierra Leone è un paese popolato da poveri, ma non è un Paese Povero, le multinazionali realizzano business importanti con l’estrazione di cobalto, diamanti ed altro. Racontano di avere speso soldi per la Sierra Leone, ma non è vero... Non esistono condotte fognarie, servizi sanitari. Ed è per questa ragione che l’Ebola ha mietuto vittime in Sierra Lone, e il virus è stato particolarmente virulento...".
"E’ stata una grande sfida per Emergency", ha proseguito Pulvirenti. "I risultati ci hanno dato ragione, siamo passai da una percentuale di mortalità dal 70 al 35 per cento. E’ una media lontana da quella occidentale, dove la percentuale è del 20 per cento di mortalità nei pazienti che s’ammalano, ma è già tanto".

Perché si è arrivati a tanto in Sierra Leone, Liberia e Guinea, i paesi dove i focolai di Ebola hanno provocato strage? "Ebola c’è sempre stata in Africa, ma non è stata combattuta come si sarebbe dovuto", sostiene il dottor Pulvirenti. "Ebola non è un virus occidentale, a differenza dell’HIV, per il quaale si sono compiuti notevoli passi avanti ed ormai non si muore più di questa infezione".
Una questione di pelle, quindi. L’Africa non attira l’interesse delle multinazionali del farmaco, perché non propone il business.
Il medico catanese vuole rivendicare qualcosa, tuttavia. Per Emergency, non per sé. "Siamo stati i primi ad abolire il trattamento di segregazione per i malati. Siamo rimasti con loro e li abbiamo curati, senza ghetizzarli". E’ la sfida estrema di Gino Strada, chiosa Fabrizio Pulvirenti. E solo stavolta il suo petto si gonfia d’orgoglio, ma non troppo. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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29 maggio 2015
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