"Speziale libero". La scritta nelle curve di Bayern e Borussia
Intanto il padre di Speziale querela Marisa Grasso, vedova di Filippo Raciti
Gli striscioni inneggianti Speziale e "Genny ‘a carogna" hanno travalicano i confini nazionali. I tifosi del Bayern Monaco, così come quelli del Borussia Dortmund, nel corso della gara contro lo Stoccarda hanno fatto comparire in curva due scritte: "Speziale Libero", riportando la stessa frase sulla maglietta che indossava "Genny 'a carogna" durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina all’Olimpico di Roma, e "Forza Ciro non mollare" chiaro riferimento a Ciro Esposito, il tifoso partenopeo ferito gravemente mentre si stava recando allo stadio Olimpico per assistere alla gara contro la Fiorentina.
Stesse scene durante il match di Bundesliga Hertha Berlino-Borussia Dortmund dove in curva è stato esposto uno striscione a sostegno di Speziale e addirittura uno a favore di "Genny 'a carogna", condannato a 5 anni di Daspo.
Una solidarietà inaspettata e pericolosa, secondo l’avvocato Giuseppe Lipera, legale di Speziale, l’ultrà condannato per l’omicidio dell’ispettore Raciti a Catania durante il derby del 2 febbraio 2007. "Il fatto che la tifoseria di una squadra così famosa e importante in tutto il mondo come il Bayern di Monaco si occupi di questa vicenda, significa che il messaggio di innocenza ha superato persino i confini nazionali e noi che crediamo nell'innocenza di Antonio, non possiamo che gioire perché conosciamo gli atti processuali. Speriamo che la verità venga fuori al più presto. Gli occhi del mondo sono puntati su questa vicenda processuale". "Speziale - ha aggiunto Lipera - sta scontando con grande dignità la sua carcerazione ad Agrigento. Ma è davvero brutto stare in carcere per un fatto che non si è commesso. Noi - ha assicurato il legale di Speziale - siamo ottimisti per la riapertura del processo. Speriamo poi - ha continuato il penalista - che chi ha visto la scena della retromarcia del Discovery lo dica". "Chissà anche - ha concluso Lipera - se Lazzaro non ci ripensi e torni alle sue due versioni iniziali quando, ai suoi colleghi della squadra mobile, dichiarò di avere fatto una retromarcia, di aver sentito una botta e vide Raciti cadere...".
Intanto, è notizia di questi gioni, Roberto Speziale, padre di Antonino, ha querelato per diffamazione a mezzo stampa la vedova del poliziotto, Marisa Grasso. L'esposto è stato depositato alla Procura di Milano dall'avvocato Lipera.
Nella denuncia è riportata una dichiarazione della vedova che, a diversi siti on line, avrebbe detto: "Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga. E' un mercante di morte. Questo si pubblicizza".
"Ribadendo l'innocenza di Antonino che ha subito una condanna ingiusta, frutto esclusivo di un clamoroso caso di errore giudiziario - scrive nella querela Roberto Speziale - trovo, da padre, anche se mio figlio è stato condannato in via definitiva, che le espressioni utilizzate dalla vedova del poliziotto, quali 'assassino' e 'mercante di morte', siano altamente infamanti ed enormemente lesive del mio onore e del mio decoro, nella mia qualità di educatore: oltre che lesiva nei confronti di mio figlio".
Il padre dell'ultrà del Catania detenuto nel carcere di Agrigento, sostiene che "la dicitura 'Speziale libero' sulla maglietta del tifoso napoletano" è la "semplice esternazione di un pensiero, condiviso da milioni di italiani: Antonino è innocente".
La replica di Marisa Raciti, vedova dell'ispettore di polizia. "Stavo rientrando a casa dopo aver partecipato alla festa della polizia a Catania quando ho saputo di essere stata querelata dal padre di colui che ha ucciso mio marito - scrive la donna -. Sono rimasta delusa e amareggiata. Dopo 6 anni di calvario, in attesa di una sentenza giusta e basata sulla verità, pensavo di poter trovare pace per me e per i miei figli. Mi ero illusa. Non so quali siano i motivi che hanno spinto quell'uomo a denunciarmi per aver definito suo figlio assassino quando quel ragazzo è stato condannato (con sentenza definitiva) a 8 anni per omicidio".
"Finora non avevo neanche chiesto il risarcimento economico previsto dalla condanna per la morte di Filippo. Un risarcimento che peserebbe sulle spalle del padre. Ma a questo punto seguirò le vie legali per ottenerlo, per i miei figli, per la polizia e la giustizia - prosegue Marisa Raciti -. Perché non vedo un barlume di pentimento sul volto di Antonino Speziale e nelle parole del padre. Di fronte alla morte di un servitore dello Stato si deve chiedere perdono. Perdono che queste persone non hanno mai chiesto nè a me nè a i miei figli. L'unica cosa che vedo è una maglietta inneggiante a un assassino, che offende la memoria di mio marito e tutte le famiglie degli uomini in divisa con le quali divido una profonda amarezza. Ho cercato solo giustizia e verità per i miei figli", ha concluso la donna.
"La querela della famiglia di Speziale alla vedova Raciti è un insulto non solo alla morte di Filippo ma a tutta la polizia". Il segretario del Sap Gianni Tonelli non ci sta. E sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile. "Noi siamo e restiamo senza se e senza ma dalla parte di Marisa Grasso. Antonio Speziale - afferma Tonelli - è stato condannato in via definitiva, dopo 3 gradi di giudizio, per omicidio preterintenzionale. Appena otto anni per la morte di un servitore dello Stato, una pena di per sé ridicola sulla quale ben pochi si sono indignati. Se per un omicidio colposo non si è esitato a chiamare assassini dei poliziotti, non si capisce perché non possa essere definito tale un soggetto che, è bene ricordarlo, ha avuto anche altri precedenti penali".
Se la famiglia di Raciti accetterà, prosegue Tonelli, "promuoveremo a titolo simbolico una raccolta fondi tra i nostri iscritti per esprimerle concreta vicinanza e solidarietà. E con i nostri avvocati valuteremo pure se sarà possibile costituirci parte civile e chiederemo un risarcimento che devolveremo ai parenti delle vittime del terrorismo, della mafia e della criminalità".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]