''Stiamo bene ma preoccupati''. Così il gelese Francesco Arena, prigioniero in Niger, al telefono con la Reuters
Il tecnico gelese 54enne Francesco Arena, rapito giovedì scorso da un ''commando'' di guerriglieri nigeriani in una stazione di pompaggio gestita dall'Agip (Eni), insieme ad altri due connazionali (Cosma Russo e Roberto Dieghi, entrambi contrattisti della Nigeria Agip oil company) e al cittadino libanese, Imad S. Abed, sembra sia stato scelto dai rapitori del Mend (Movimento per l'emancipazione del delta del Niger) come portavoce degli ostaggi. Infatti è stato nuovamente lui a dare loro notizie al telefono, stavolta all'agenzia Reuters. La volta precedente a Francesco Arena era stata data la possibilità di parlare con il Corriere della Sera (leggi).
''Stiamo tutti bene, ma siamo preoccupati perché i negoziati stanno trascinandosi a lungo''. Così ha detto Arena durante la chiamata organizzata da un portavoce del gruppo che ha rivendicato il sequestro. Ma sono in ansia per il tempo che dovrà passare prima della loro liberazione. ''Siamo qui, nella giungla, siamo qui già da sei giorni'', ha aggiunto Arena.
Alla domanda se fosse al corrente di negoziati dei suoi sequestratori, e con chi, il dipendente dell'Eni ha risposto: ''Non ho idea, non sappiamo nulla'', e ha aggiunto che i militanti del Mend non li hanno informati delle loro richieste.
Nella telefonata Francesco Arena ha precisato che lui e i suoi colleghi sono tenuti prigionieri in una tenda in un luogo sconosciuto del delta del Niger, guardati a vista da molti uomini, armati di fucili mitragliatori Ak-47 Kalashnikov e di altre armi da fuoco. Ha detto comunque che i rapitori li trattano bene.
Un altro dei rapiti, Roberto Dieghi, è riuscito a parlare con l'agenzia France Press. ''Siamo tutti a posto'', ha assicurato, sempre per telefono. ''Ma mi manca la mia famiglia. Non ha mie notizie. Io li amo troppo. Ho tre figli e dei nipotini'', ha detto.
Per la loro liberazione, il Mend, all'indomani del rapimento, aveva richiesto la liberazione di diverse persone detenute in Nigeria, il pagamento di risarcimenti da parte delle compagnie petrolifere operanti nella regione e la rinuncia del governo nigeriano ai suoi interessi petroliferi.
Lunedì scorso i tempi per il rilascio dei quattro erano sembrati allungarsi a dopo Natale. In una e-mail diffusa tramite l'agenzia Reuters, i guerriglieri del Mend scrivevano: ''Dopo questa settimana, abbiamo intenzione di tagliare tutti i contatti che gli ostaggi hanno avuto con il mondo esterno fino al giorno di Natale, quando a ciascuno di loro sarà permesso di chiamare un parente. Dopo di che, di loro non si saprà più niente fino a quando saranno eventualmente rilasciati. Ci prenderemo cura di loro, al meglio di quanto possiamo fare''.
Sulla vicenda degli ostaggi in Nigeria, ieri la Farnesina ha rivolto un invito alla stampa italiana ad abbassare i toni, ricordando che ''sono in atto tutte le possibili iniziative'' per arrivare al loro rilascio.
[Nella foto: Francesco Arena]