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''Termini chiuderà nel 2012''

L'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, riconferma la sua decisione. Gli operai siciliani gli rispondono a suon di scioperi

12 gennaio 2010

Anche in America si parla di Fiat. A Detroit per il salone dell'auto l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, ha risposto alle domande dei giornalisti sui rapporti con il sindacato alla vigilia dello sciopero per la chiusura di Termini Imerese. "Siamo disposti al confronto, ma nessuno può ignorare la realtà", ha risposto l'ad del Lingotto aggiungendo "la Fiat è una multinazionale e i sindacati devono rendersi conto della necessità di un equilibrio tra domanda e offerta". "Il nostro impegno per chiudere lo stabilimento di Termini nel 2012 rimane invariato" ha dunque aggiunto Marchionne, confermando quanto detto con chiarezza lo scorso 22 dicembre nell'incontro tra sindacati e governo.

"Siamo disposti a lavorare con tutti, ma al momento non c'è nessuna offerta", ha poi precisato, "solo speculazioni via giornali". Il riferimento è alla presunta offerta di Simone Cimino (presidente di Cape Natixis Sgr, che si sarebbe fatto promotore di una cordata italiana per produrre auto ecologiche nello stabilimento Fiat di Termini Imerese - LEGGI). "Cimino non lo conosco, non ho visto niente finora. Noi siamo disposti a lavorare con tutti".
A una domanda su un possibile incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, entro gennaio, Marchionne ha detto: "Sono disponibile, quando vuole".

Intanto le tute blu di Termini Imerese hanno risposto alle parole di Marchionne con una serie di scioperi spontanei. Ieri nel reparto montaggio la prima squadra di operai ha incrociato le braccia dalle 7.30 alle 8.30, la seconda squadra si è fermata alle 9.30, sempre per un'ora. Poi l'Assemblea dei lavoratori di Termini Imerese, riunita nella sala mensa dello stabilimento, ha dato pieno mandato a Fim, Fiom e Uilm per proseguire le azioni di lotta. I sindacati hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per domani: mercoledì alle 8 i lavoratori della Fiat e dell'indotto partiranno dal piazzale antistante la fabbrica e raggiungeranno a bordo di sei pullman piazza del Parlamento a Palermo, dove è previsto un presidio in concomitanza con la seduta straordinaria dell'Assemblea regionale siciliana convocata proprio per affrontare il caso Fiat. I sindacati chiedono ai 90 deputati "un sostegno al reddito per i lavoratori in lotta e iniziative legislative in difesa dello stabilimento e dell'occupazione".
"Tra i lavoratori c'é molta preoccupazione - ha detto il segretario territoriale della Fiom , Roberto Mastrosimone - In assemblea si sono rivisti tanti operai che negli ultimi anni si erano un po' allontanati ma che oggi sono pronti a lottare come nel 2002". "Marchionne sta esagerando, sta superando ogni limite. - ha aggiunto Mastrosimone -  Ogni giorno ci ricorda che chiuderà lo stabilimento di Termini Imerese. Lo abbiamo capito, così facendo manca di rispetto ai lavoratori e all'intera Sicilia. Il governo Berlusconi deve avere più autorevolezza nei confronti di questa azienda che ha ricevuto tanto". "Se Marchionne ha deciso di vendere la fabbrica lo dica - ha detto infine il segretario Fiom - in modo tale che il governo e la Regione siciliana possano alla luce del sole cercare un'altra casa automobilistica interessata a rilevare lo stabilimento".
Ieri pomeriggio i sindacati hanno tenuto l'assemblea con i lavoratori del secondo turno. Altre due assemblee si sono svolte alla Bienne Sud e alla Lear Corporation, aziende dell'indotto. Oggi Fim Fiom e Uilm riuniranno le tute blu della Ergom.

"Gli operai della Fiat di Termini Imerese rispondono a Marchionne con lo sciopero". Così il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Comella, ha commentato le parole che l'ad Fiat ha pronunciato a Detroit. "Il nostro obiettivo - ha aggiunto Comella - è di coinvolgere i deputati siciliani per fare in modo che la vertenza Termini Imerese arrivi presto nell'agenda del governo Berlusconi e sia affrontata dalla politica come si deve dato che ci sono in ballo 3 mila famiglie e l'economia di un intero territorio".

"Non è questo il modo di presentare progetti industriali. Non abbiamo preclusioni ma bisogna sedersi a un tavolo, verificare le offerte e ragionare sui piani industriali. Altrimenti siamo agli annunci pubblicitari e questo non va bene". Queste le parole del segretario regionale della Uil, Claudio Barone, a margine del congresso siciliano del sindacato a Palermo, commentando l'ipotesi di una cordata siciliana per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese lanciata da Simone Cimino.
"Il vero problema è che in Italia non c'é una grande produzione di auto. Il nostro Paese non può essere semplicemente un mercato. Produciamo solo un terzo di quello che acquistiamo. Se si producessero 1,2 milioni di macchine avremmo raggiunto l'obiettivo. Questa è la questione che bisogna porre alla Fiat anche sul futuro di Termini". Lo ha detto Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil, al convegno siciliano del sindacato in Sicilia. "Non c'é bisogno di incentivi anche perché poi vanno a produttori esteri - ha proseguito -. I due terzi sono andati, infatti, ad aziende straniere. Non possiamo rassegnarci all'idea di non produrre auto".

Il senatore del Pd Giuseppe Lumia, è intervenuto sul caso dello stabilimento siciliano con una serie di interrogativi. "Di quale realtà parla Marchionne? Come mai fino ad un anno e mezzo fa la Fiat considerava lo stabilimento di Termini Imerese un importante polo produttivo da rilanciare con il famoso Piano A? Perché il governo, al contrario di quanto è avvenuto nei più grandi Paesi industrializzati, continua a rimanere inerte e a subire in silenzio?". "È una menzogna - ha aggiunto Lumia - affermare che lo stabilimento di Termini Imerese va chiuso perché non è conveniente. Qui, infatti, ci sono le infrastrutture, c’è un buon indotto. Termini Imerese si trova nel cuore del Mediterraneo, dove nei prossimi anni si prevede un’espansione dei mercati grazie anche alla nascita dell’area di libero scambio. Perché la Fiat si ostina a trasportare le automobili da Catania? Se la Fiat utilizzasse il porto di Termini Imerese abbatterebbe i costi del trasporto ritenuti da Marchionne il vero differenziale che rende lo stabilimento siciliano sconveniente. Inoltre la Regione ha messo a disposizione un’ingente quantità di risorse da investire per un’innovazione tecnologica e produttiva d’avanguardia". "I governi di tutto il mondo - ha concluso il senatore del Pd - hanno svolto un ruolo da protagonisti ponendo condizioni e vincoli per salvare i propri stabilimenti nazionali. Il nostro, invece, si accinge a concedere, attraverso gli ecoincentivi, l’ennesimo finanziamento pubblico a 'fondo perduto'".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it, Repubblica.it]

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12 gennaio 2010
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