Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

"Totò Riina, mio padre"

L’intervista-confessione di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del "Capo dei Capi"

20 settembre 2012

Non fu Bernardo Provenzano a tradire Totò Riina. A parlare per la prima volta è Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito del "Capo dei Capi", che oggi vive e lavora a Padova dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa. Lo fa in un’intervista al settimanale Oggi, da ieri in edicola. "No. Assolutamente no - chiarisce - Sicuramente ha fatto comodo a qualcuno dirlo". "Non è stato Provenzano - dice - Erano amici. Mio padre non ha mai creduto in un suo tradimento. Non ci crede lui e non ci credo io".

Sulle indiscrezioni circa il presunto tentativo di suicidio di Provenzano e un suo possibile pentimento, il figlio di Totò Riina dice: "Comprensibile, forse, la prima notizia: un uomo anziano e malato in regime di 41-bis che decide di togliersi la vita. Dell’altra non penso niente, ci sarebbe da riflettere su altro: perché far trapelare la notizia?".
Salvo Riina parla anche del suo desiderio di vedere il padre: "Non vedo mio padre da dieci anni. Non lo tocco da venti. Di lui so che sta male, che è stanco, malato. Ha il Parkinson e un cuore malandato. Vorrei abbracciarlo, certo, ma so che lo farò solo quando sarà morto".
Il padre dice di ricordarlo così: "Ama la musica, le canzoni di Claudio Villa. Mi ha insegnato a rispettare gli altri… perché non è l’uomo descritto dalle cronache giornalistiche o dalle sentenze, ma un padre affettuoso, pieno di attenzioni e di principi. A mio padre piaceva cucinare, curare il suo orto e le sue piante. In tutte le case che abbiamo avuto c’è sempre stato un giardino e un pollaio: mio padre ci passava le ore fra galline e conigli. Amava gli animali. Ci sono sempre stati cani e gatti in casa nostra".

Quindi annuncia la decisione di scrivere un libro. "Sono stato considerato un appestato, esiliato da Corleone, volevano cacciarmi anche da Padova. Hanno cercato di infangare anche chi mi ha aiutato. Con questo libro ho cercato di mostrarmi per quello che sono. Di svelare particolari della mia vita. Non sono il boss prepotente e sbruffone che hanno dipinto. Sono un uomo che vuole riappropriarsi della sua vita. Anche se mi chiamo Riina".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, SiciliaInformazioni.com]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

20 settembre 2012
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia