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''Umanità e fermezza''

Il ministro degli Interni: ''A questo ennesimo assalto alle nostre coste bisogna rispondere con umanità e fermezza''

17 marzo 2005

La Lega chiede una ferma politica di espulsione dopo l'ondata di sbarchi di clandestini sulle coste di Lampedusa, il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu risponde che a questo ''ennesimo assalto'' alle nostre coste bisogna rispondere con ''umanità e fermezza''.

''Siamo di fronte a un ennesimo assalto alle nostre coste da parte di organizzazioni criminali che sfruttano spietatamente l'immigrazione clandestina'', è quanto ha detto il ministro Pisanu, rispondendo ieri alla Camera durante un'interrogazione chiesta dalla Lega.
"Dal 13 marzo scorso a oggi sono giunti in Italia 1.171 immigrati irregolari a bordo di 7 imbarcazioni probabilmente provenienti dalla Libia", ha inoltre ricordato il ministro.
Secondo il ministro è necessario rispondere con "umanità e fermezza, prestando le cure necessarie (agli immigrati) e respingendo chi non ha titolo per restare in Italia", specificando che "le misure di respingimento individuale avvengono nel rispetto delle norme nazionali e internazionali".

Parole misurate quelle del ministro degli Interni, dopo che nel luglio 2004 diverse associazioni per i diritti umani accusarono il Governo italiano di aver operato espulsioni di massa, attirandosi anche  le critiche dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, per il trattamento riservato agli sbarcati nei centri di permanenza temporanea.
La maggior parte degli ultimi sbarcati è risultato di nazionalità egiziana e "il ministero degli Esteri ha compiuto passi opportuni presso le autorità egiziane", ha sottolineato Pisanu.
Inoltre, ha aggiunto, è in corso una "collaborazione con Tripoli. Gli investigatori libici sono giunti a Lampedusa proprio per contribuire all'individuazione dei criminali che gestiscono il traffico di immigrati".

A Lampedusa intanto, sono sbarcati altri 24 immigrati recuperati nelle acque internazionali da un peschereccio di Mazara del Vallo. Gli extracomunitari sono stati trasportati fino in porto dall'imbarcazione dei pescatori, che ne aveva preso a bordo tre, e dalla nave militare Cassiopea, che ha prelevato gli altri 21. Gli immigrati, che sono tutti uomini, dopo i primi controlli sanitari, sono stati accompagnati nel centro di prima accoglienza dell'isola, già sovraffollato perché contiene 789 persone arrivate con i massicci sbarchi dei giorni scorsi. Ieri la struttura avrebbe dovuto essere alleggerita di 180 uomini, ma il ponte aereo che era stato organizzato con la Libia è saltato per cause ancora sconosciute.

Turbolento il recupero di questi ultimi immigrati: ''Siamo stati assaliti a bordo, di notte, da un gruppo di immigrati ma per fortuna non è accaduto nulla di grave''. E' quanto denuncia Ignazio Fazio, il capitano del ''Marcantonio primo'', il peschereccio di Mazara del Vallo che ha portato a Lampedusa tre dei 24 extracomunitari. Il comandante ha raccontato che tre uomini sono saliti di nascosto a bordo mentre il peschereccio era fermo a 80 miglia dalle coste libiche e a 140 miglia a sud di Malta. ''Poco prima delle quattro del mattino - afferma Ignazio Fazio - stavamo riposando quando abbiamo improvvisamente avuto l'assalto di questi immigrati. I tre sono stati subito bloccati dall'equipaggio che ha pure evitato che le altre 21 persone salissero a bordo, così come stavano tentando di fare''.
Il comandante del peschereccio dice di avere subito avvertito via radio della presenza degli immigrati e dopo aver controllato che i tre non erano armati, li hanno sistemati nella stiva. Il peschereccio ha quindi iniziato a navigare con accanto la piccola imbarcazione con a bordo 21 persone, fino a quando, dopo alcune ore, sono stati agganciati dalla nave militare Cassiopea che ha fatto trasbordare le persone che erano nel piccolo natante.
Approfittando della presenza dei giornalisti sul molo del porto di Lampedusa, il capitano del peschereccio ha lanciato un appello: ''Chiedo alle persone preposte di mettere fine a questa tragedia in mare, dove tante persone muoiono per tentare di attraversare il canale di Sicilia e le nostre barche non pescano più pesce, ma cadaveri. Non solo, i pescatori che vanno in queste acque internazionali vicino alla Libia sono vittime di aggressioni in mare e ci sentiamo in pericolo. Qualcuno intervenga per mettere fine a tutto ciò''.

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17 marzo 2005
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