"Un'analisi giusta, reale e condivisa"
L'avvertimento lanciato da Ivan Lo Bello sull'imprenditoria mafiosa catanese trova l'ascolto delle Procure
Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, è stato chiaro: "Oggi la capitale della mafia imprenditrice non è Palermo ma Catania". Secondo il presidente degli industriali siciliani è a Catania che si sarebbe "pienamente affermata una mafia che lascia alle cosche minori, spesso esterne a Cosa Nostra, i vecchi affari illeciti per dedicarsi ad attività apparentemente pulite" e dove "i mafiosi di rango e consolidata tradizione non sparano più e non chiedono nemmeno il 'pizzo' ma sono imprenditori che hanno monopolizzato una fetta di settori come i trasporti, il calcestruzzo, il movimento terra e alcuni servizi alle imprese" (LEGGI).
Una lettura, quella di Lo Bello, "giusta, reale e condivisa" secondo Domenico Bonaccorsi di Reburdone, presidente degli industriali etnei. "Se alcuni imprenditori per fare profitti cercano scorciatoie pericolose affidandosi alla mafia, danneggiano tutto il sistema - ha aggiunto Bonaccorsi di Reburdone – e questo in Confindustria non possiamo consentirlo, perché verremmo meno al patto etico stretto con gli associati che operano senza l’aiuto sleale della criminalità. Mi rendo conto che il processo avviato coraggiosamente da Confindustria con il codice etico per mettere fuori dal sistema le imprese colluse è una strada spesso dolorosa, non sempre facile da percorrere, ma il processo è iniziato, e indietro non si torna. E così operiamo, giorno per giorno, senza tentennamenti o indulgenze. A tutti i nostri soci abbiamo già richiesto l’esplicita adesione al codice etico e al Protocollo di legalità fra Confindustria e ministero dell’Interno". "Lo sviluppo vero non si può basare su un’economia drogata da capitali e da metodi illeciti e Confindustria Catania – ha sottolineato il presidente dell’associazione – non abbasserà la guardia e continuerà a vigilare affinché rimanga netta la linea di demarcazione tra imprenditoria sana, che con sacrificio e impegno produce ricchezza e occupazione, contribuendo alla pace sociale e allo sviluppo economico, e quanti invece traggono vantaggio fuori dalle regole".
Il Procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, ha accolto "con piacere la presa di posizione del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ringrazio perché evidenzia i problemi di Catania, riprendendo quanto da noi ampiamente messo in luce nell’inchiesta Iblis". "Voglio sperare che la sua autorevolezza e il suo impegno ci aiutino a ottenere in campo nazionale – ha aggiunto il procuratore D'Agata – quelle risorse, quegli uomini e quei mezzi che ci sono indispensabili. Spero che riesca a fare ottenere l’attenzione del governo nei confronti di Catania per fare ottenere le stesse cose che ha Palermo: qui ci sono 40 sostituti procuratori a fronte dei 70 nel capolugo regionale, senza dimenticare che il capoluogo etneo ha un numero di procedimenti superiore a quello di Palermo".
Il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, commentando con l'Adnkronos l'intervista del Corriere a Ivan Lo Bello ha detto: "Non posso che essere soddisfatto se Catania ha sorpassato Palermo nella 'mafiosita' imprenditoriale... Ma se il Presidente di Confindustria lo sostiene, sarà vero, perché io non conosco affatto la realtà catanese, mentre Lo Bello ha un'esperienza qualificata per poterlo affermare". "E' un primato al quale rinuncio molto volentieri - ha aggiunto Messineo - Se risulta che Catania è più inquinata, non posso che essere soddisfatto. Vuol dire che le nostre azioni più recenti hanno portato a una sorta di 'moralizzazione' a Palermo".
Messineo ha così ricordato l'ultima operazione su mafia e appalti a Palermo che ha smantellato una pericolosa organizzazione criminale, con boss che attraverso prestanomi erano riscuiti a ottenere persino l'aggiudicazione di appalti pubblici. "E' stato evidenziato come la mafiia 'imprenditrice' ha una notevole infiltrazione nel tessuto economico e imprenditoriale del palermitano e del capoluogo siciliano - ha detto ancora il Procuratore Messineo - Dal punto di vista delle indagini, la situazione di Palermo è complicata e preoccupante. Ma non voglio fare assolutamente una gara con Catania. Cedo volentieri questo 'primato'...".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it]