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"Un attentato contro Angelino Alfano"

A due giorni dalla sua scarcerazione, Giuseppe Salvatore Riina viene tirato in ballo da un collaboratore di giustizia

04 ottobre 2011

Giuseppe Salvatore Riina è stato condannato a 8 anni e dieci mesi di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione. "Un vero capo mafia" aveva scritto la Cassazione nelle motivazioni della sentanza di condanna avvenuta l'8 gennaio 2009. Un capo, proprio in virtù del suo "ruolo dirigenziale", all'apice di una "cellula" malavitosa, operante tra Corleone e il palermitano, e della sua "personalità permeata da una convinta cultura mafiosa". Proprio per questo motivo non gli sono state concesse le attenuanti generiche e quindi, Salvuccio Riina, i suoi otto anni e dieci mesi se li è fatti tutti.
Nei giorni scorsi, scontata la sua pena, è tornato libero a Corleone (PA). La sua scarcerazione ha avuto una grande eco, con i leghisti che più volte hanno esplicitato la loro contrarietà affinché il figlio di Totò Riina potesse vivere la sua libertà a Padova, dove una Onlus lo aspettava per offrirgli un lavoro, e con il sindaco di Corleone, Antonio Iannazzo, che con la massima chiarezza ha detto: "Riina jr nel nostro Comune non è persona gradita".

Come se tutto ciò non bastasse, ieri i mezzi di informazione hanno dato una notizia a dir poco sconvolgente. Salvatore Giuseppe Riina, mentre si trovava recluso, avrebbe progettato un attentato contro l'ex ministro della giustizia ed attuale segretario del Pdl, Angelino Alfano!
A sostenerlo il collaboratore di giustizia Luigi Rizza, 43 anni, di origini siracusane. L'uomo ne avrebbe parlato nell'aprile scorso agli inquirenti catanesi a cui avrebbe riferito di un messaggio consegnatogli da Riina jr nel carcere di Padova, nel 2009, volto ad innescare il piano omicida contro l'ex guardasigilli per fargli pagare l'inasprimento del regime carcerario del 41bis.
Sull'affidabilità del pentito (lo stesso che ha indicato l'autore della bomba contro la procura di Reggio Calabria) si addenserebbero, però, vari dubbi da parte della Procura etnea che non lo ha ammise al programma di protezione.

Agli inquirenti di Catania, Luigi Rizza ha riferito: "Nel 2009, mentre ero detenuto al carcere di Padova, Umberto Bellocco e Giuseppe Riina, figlio di Totò mi davano dei messaggi da portare ad altri detenuti del carcere, tra cui Salvatore Alia e Paolo Lombardo (detto Nino)". È durante una "occasione" che il collaboratore di giustizia riferisce di avere "saputo che era in programmazione un attentato nei confronti del ministro Alfano (per via dell'inasprimento del regime di cui all'articolo 41 bis)".
Rizza ha affermato di non sapere se "il proposito (di uccidere Alfano, ndr) sia ancora attuale". "In particolare - ha riferito agli inquirenti catanesi - Nino Lombardo e Salvatore Alia mi chiesero di chiedere conferma della cosa a Umberto Bellocco, cosa che io feci". A questo punto "Bellocco mi confermò la cosa e mi disse 'Sì, procedete'; io - ha proseguito Rizza - riferii ad Alia e Lombardo; nei giorni successivi Alia mi chiese se ero disposto a partecipare all'attentato visto che 'a breve avrei dovuto godere di permessi'. Poi però - ha concluso il collaboratore di giustizia - non se ne fece nulla perché io fui trasferito a Tolmezzo e non so se il proposito sia ancora attuale".
Dopo l'interrogatorio di Rizza l'inchiesta è stata trasmessa per competenza alla Procura di Venezia perché l'istituto penitenziario dove sarebbe stato commesso il reato ricade nel suo territorio come Direzione distrettuale antimafia.

"Non ho notizie di un progetto di attentato nei confronti dell'ex ministro Alfano che sarebbe stato riferito dal pentito Rizza ai pm catanesi. Approfondirò la questione coi colleghi etnei perché potrebbe essere d'interesse del mio ufficio", ha detto il Procuratore di Palermo, Francesco Messineo. "Qualore venisse fuori che il piano criminale doveve essere realizzato a Palermo - dice ancora Messineo - valuteremo il da farsi". E ha detto ancora: "Da quanto ci risulta Riina junior è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale che deve finire di espiare a Corleone ma il fascicolo non è ancora arrivato. Solo dopo avere valutato la notizia delle dichiarazioni di Rizza e visionato il fascicolo di Riina potremmo valutare se modificare la misura di prevenzione".
"Stupita dalle dichiarazioni di questo pentito di cui non ho mai sentito parlare", l'avvocato Francesca Casarotto, legale di Giuseppe Salvatore Riina. "Apprendo la notizia solo adesso - ha detto all'Adnkronos il legale che difende Riina junior - cercherò di sapere qualcosa in più".
Nessun commento, invece, da Luca Cianferoni, altro avvocato del figlio del boss Totò. Sentito al telefono da Tmnews, ha ripetuto soltanto quello che aveva già detto a fronte delle polemiche sul ritorno del figlio del boss a Corleone non appena scarcerato dal carcere di Padova: "Lasciatelo stare, fatelo vivere", ha detto.

Solidarietà al segretario del Pdl è stata espressa da diversi esponenti di maggioranza e opposizione. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato il seguente messaggio all'onorevole Angelino Alfano: "Ho appreso con preoccupazione la notizia di un possibile tentativo di attentato organizzato dalla mafia contro la sua persona". "Nella certezza - ha aggiunto - che tale episodio non inficerà in nessun modo l'impegno con cui ella assolve il suo compito e che le istituzioni continueranno nel combattere, con sempre maggiore determinazione, la mafia ed ogni forma di criminalità organizzata, a difesa dei valori della Costituzione e per l'affermazione della cultura della legalità e della democrazia, le esprimo - ha concluso Fini - la solidarietà mia personale e della Camera dei deputati".
Solidale con l'ex ministro anche da parte del senatore del Pd, Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia. "Solidarietà ad Angelino Alfano. So cosa significa essere sotto mira della mafia. Alfano può contare sul mio sostegno tutte le volte che agirà contro di essa, come quando abbiamo deciso di inasprire il 41 bis, con mano severa e spirito unitario. La politica tutta deve fare una scelta che non ha mai fatto: rendere la lotta alla mafia una priorità assoluta per impedire che essa possa agire contro la società, gli imprenditori onesti e i rappresentanti puliti delle istituzioni. Lo stesso sostegno va alla magistratura antimafia, che non deve essere mai aggredita e privata dei migliori mezzi e delle migliori leggi per combattere le mafie e il loro sistema di collusioni con l’economia e la politica". "Col figlio di Riina - aggiunge Lumia - bisogna essere chiari e netti: non è gradito né a Corleone, né in nessuna altra parte del Paese. Riina Jr deve prendere nettamente le distanze da Cosa nostra e da suo padre. Semmai lo deve convincere a collaborare con la giustizia, piuttosto che ritenere di avere risolto i suoi problemi con una generica disponibilità alla buona condotta".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]

- Persona non gradita (Guidasicilia.it, 03/10/11)

 

 

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04 ottobre 2011
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