Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

''Un esponente dell'Unione alla presidenza dell'Assemblea Regionale Sicilia'' di Agostino Spataro

17 giugno 2006

''Un esponente dell'Unione alla presidenza dell'Assemblea Regionale Sicilia'' *
di Agostino Spataro

L'attribuzione della presidenza dell'Ars rende sicuramente più convulsa la trattativa fra i partiti della CdL per la formazione del nuovo governo regionale.
Mentre il presidente uscente Lo Porto di An e l'ex ministro forzista Miccichè si mostrano intenzionati a resistere nella loro pretesa, l'on. Lombardo e altri esponenti del Movimento per l'Autonomia la pensano diversamente e continuano ad agitare la questione come una clava che non si capisce a quale testa o a quale fine mira. 
Lombardo passa, con disinvoltura, dalla riconferma di Guido Lo Porto che gli sembra ''più credibile, quantomeno per il suo pedigrée'', alla proposta di eleggere in quello stesso ruolo Rita Borsellino.
Forse si tratta di espedienti, di mera tecnica contrattuale, magari con l'intento di trarre il massimo vantaggio dalle accresciute difficoltà di accoglimento dell'autoproposta di Gianfranco Miccichè sostenuta da Angelino Alfano, coordinatore regionale di FI, dal presidente della Regione. Formalmente, per noblesse obligé, si potrebbe dire, anche se in questo caso l'aristocrazia non c'entra e, forse, nemmeno l'obbligo.

La situazione, dunque, s'ingarbuglia a vista d'occhio e rischia di appesantire il quadro delle alleanze politiche e delle relazioni personali all'interno del centro-destra che potrebbe entrare in fibrillazione.
Alla base di tale disagio, non c'è una questione nominalistica, ma la proterva riproposizione di un vecchio copione: quello della lottizzazione esasperata, fra partiti e correnti, delle istituzioni della Regione.
Con un'aggravante non da poco: quella d'includere nel carniere dei dividendi anche la presidenza del Parlamento siciliano, ormai considerata alla stregua di un assessorato ''pesante'', una bizzarra qualificazione desunta dalla mera dotazione di bilancio.
Siamo di fronte alla solita spartizione privatistica (perché tale è la natura giuridica dei partiti) del governo e del Parlamento che porterà, inevitabilmente, allo svilimento e alla distorsione dei rispettivi ruoli istituzionali e all'inefficienza dell'Amministrazione.

Spiace rilevarlo, ma tale tendenza non è solo siciliana e non caratterizza solo la Casa delle Libertà.   
Si ripropongono metodi usurati mentre sarebbe necessario un atto coraggioso di discontinuità, un serio cambiamento per ridare fiducia ai siciliani.
Una necessità, questa, che dovrebbe essere fatta propria anche dallo schieramento di centro-destra, il quale non può interpretare la modesta vittoria conseguita come riconferma acritica di un metodo di governo e di una visione della politica francamente insostenibili.
Perciò, anche per la formazione del governo, l'intesa dovrebbe realizzarsi - ancor prima che sui nomi e sui numeri - su criteri oggettivi di funzionalità e di legalità, di apertura alla società e alle competenze più qualificate, attingendo anche al di fuori degli ambiti dei partiti e della stessa Ars, per varare un governo all'altezza dell'arduo compito che l'attende.
Cominciando con lo scorporare dalla trattativa per il governo la questione della presidenza dell'Ars,  restituendole così la dignità che merita. Governo e Ars sono due istituzioni distinte e separate, perché diverse sono le funzioni loro attribuite: al governo le competenze esecutive, all'Assemblea quelle legislative, d'indirizzo e di controllo sull'esecutivo.
L'Ars, anche per il suo valore simbolico, dovrebbe essere percepita come un'entità al di sopra degli interessi specifici di partiti e, ancor di più, dei singoli esponenti di maggioranza o di opposizione. Perciò, la sua presidenza non può essere barattata con un assessorato, pesante o leggero che sia.
E nemmeno - è il caso di aggiungere - offerta furbescamente ad esponenti dell'opposizione, magari in cambio della garanzia di una continuità consociativa che danni gravissimi ha provocato alla Sicilia.

Nell'interesse della Sicilia e degli stessi schieramenti parlamentari, è necessario sgomberare il campo della politica siciliana da pretese particolaristiche, spartitorie e ristabilire una condizione di normale dialettica democratica affinché, fermi restando i rispettivi ruoli di maggioranza e di opposizione, si possa giungere ad una soluzione largamente condivisa.
In questo spirito, si potrebbe accedere alla scelta di un esponente dell'opposizione quale presidente dell'Ars, da intendere non come premessa di una fase nuova del consociativismo, ma come un atto di rispetto politico e giusto contrappeso nell'ambito di una fattiva convivenza democratica.  
Nel nostro caso, si tratterebbe di operare una svolta politica e di metodo che, prendendo atto - come hanno spiegato alcuni leader del centrosinistra - dell'oggettiva indisponibilità di Rita Borsellino la quale desidera dedicarsi al coordinamento dell'azione politico-parlamentare del centro-sinistra, potrebbe indurre la CdL e l'Unione a scegliere insieme il nome di un altro esponente dell'opposizione come presidente dell'Assemblea.
Nel passato è successo a Sala d'Ercole e con buoni risultati.
 
* Pubblicato in ''La Repubblica'' del 16 giugno 2006

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

17 giugno 2006
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia