''Una sorta di Giano bifronte''. Così Michele Placido vede Provenzano, il boss che interpreterà in una fiction
Il Boss bifronte. Michele Placido diventa Bernardo Provenzano
di Emilia Costantini (Corriere.it, 4 agosto 2006)
''L'ultimo padrino'' si intitola la fiction in due puntate prodotta dalla TaoDue per Mediaset (circa 7 milioni di euro), di cui inizieranno le riprese a fine settembre in Sicilia, in onda nella prossima stagione su Canale 5. Firma la regia Marco Risi, al suo battesimo in tv.
Un pool di sceneggiatori per stendere il non facile copione: Stefano Bises, Leonardo Fasoli con la collaborazione di Giovanni Bianconi e la supervisione di Stefano Rulli.
Riprende Michele Placido, per la prima volta nel ruolo di un mafioso: ''Una figura misteriosa e, nel suo ambito, onnipotente. Un personaggio che appare in spoglie così modeste, nonostante la sua incredibile potenza, ricorda più un contadino delle mie parti, che un grande burattinaio della malavita: vive in solitudine, tra le greggi, magari si diletta pure a fare il formaggio, ma poi dirige un impero''.
La storia raccontata nel tv-movie parte dal 2001. Spiega Rulli: ''Il boss mafioso era latitante dal 1963, ma non è stato ricercato incessantemente per quarant'anni. Si sono verificate alterne vicende, finché sei anni fa è stato creato un pool investigativo, guidato da un poliziotto e da un magistrato, che ha condotto finalmente alla sua cattura. Noi raccontiamo le fatiche, i fallimenti per arrivare a un risultato straordinario''.
La prima scena è proprio quella di un insuccesso degli investigatori, un'ennesima frustrazione. Riprende Rulli: ''È il momento in cui si crede di averlo trovato e invece si scopre che non si tratta di lui. L'idea principale che accompagna tutto il film - continua lo sceneggiatore - è proprio il mistero di quest'uomo che non solo è riuscito a sopravvivere come latitante per decine di anni, ma addirittura senza avere più un volto noto alla polizia, praticamente un fantasma. Un uomo di notevole intelligenza, una persona complessa: dietro la sua mentalità di contadino, rozzo, poco istruito, rivela un intuito da stratega, capace di ridare alla mafia un respiro che non è più solo quello delle armi, ma che si misura con il mondo dei grandi affari''.
È questo l'aspetto che affascina maggiormente Placido: ''È inquietante: Provenzano rappresenta uno dei più grandi misteri dell'Italia del crimine, tant'è vero che sulla sua latitanza se ne sono dette tante. Si è favoleggiato addirittura che fosse protetto dagli alti livelli della finanza, che lo volevano libero, perché sarebbe servito a un certo tipo di equilibrio in Sicilia. In base a quest'ipotesi - aggiunge l'attore - la frase che egli ha detto quando è stato catturato, 'Non sapete cosa state facendo', significherebbe 'Non lo sapevate che non dovevate toccarmi?' ''.
Conferma Bianconi: ''In effetti è una frase che non è stata mai spiegata. Forse, però, si riferiva al fatto che Provenzano aveva garantito la 'strategia della sommersione mafiosa', ovvero una mafia che lavorava sottotraccia, senza più le stragi eclatanti che provocavano le reazioni dello Stato. E allora quella battuta rivolta ai poliziotti poteva suonare come un avvertimento: 'Arrestando me, ricominceranno le stragi di mafia' ''.
Interviene il produttore Pietro Valsecchi: ''Ci siamo ispirati al "Padrino" di Coppola, proprio perché Provenzano è in qualche modo l'ultimo padrino. Ma in realtà, già prima della sua cattura stavamo lavorando al progetto, di cui non avevamo il finale. Quando è stato arrestato, abbiamo avuto l'ultima scena''. E per il resto del cast, Valsecchi aggiunge: ''Per l'antagonista al boss, nella parte del capo della squadra investigativa, sto pensando a Giorgio Tirabassi, oppure a Luca Zingaretti, ma sarebbe adatto anche Fabrizio Gifuni o lo stesso Giulio Scarpati. Nel ruolo della moglie, o meglio della donna che non è riuscito mai a sposare, sto prendendo contatti con Fanny Ardant''.
Come si prepara Placido al ruolo? Risponde: ''Sto ripercorrendo tutta la storia della mafia dal dopoguerra a oggi, per capire l'origine culturale della mentalità criminale. Sembrerà assurdo, eppure credo che chi diventa capo di un'organizzazione malavitosa pensa di portare avanti, a modo suo, un ordine morale''. Ma da ex commissario Cattani della ''Piovra'' a Provenzano, il salto della barricata non è di poco conto: ''Cattani era un eroe perfetto. Per un attore è più intrigante il ruolo da mafioso.Scandalosamente posso affermare che questo personaggio è a metà strada tra il Padre Pio che ho già interpretato e la diabolica figura che ho incarnato nel nuovo film di Giuseppe Tornatore, ''La sconosciuta'', che abbiamo appena finito di girare. A suo modo Provenzano è un mistico: oltre ai "pizzini", maneggia i santini cui è devoto, legge la Bibbia, è impregnato di cultura religiosa. Insomma, lui che opera nel male, è alla continua ricerca di un colloquio con Dio''.