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''Verso Sud''. L'on. Centaro all'autodromo di Pergusa per il ''Tour della Legalità''

10 giugno 2005

E' partito dall'autodromo di Pergusa di Enna un vero e proprio tour della legalità nell'ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) "Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d'Italia" 2000-2006, dal titolo VERSO SUD, co-finanziato dall'Unione Europea, patrocinato e realizzato dal Ministero dell'Interno come patrimonio di risorse interforze per lo sviluppo di una vera cultura della Sicurezza e della Legalità al Sud.
Tante le iniziative create all’interno dell'autodromo con i ragazzi delle scuole della provincia di Enna all'insegna della memoria dei giudici eroi dell'Antimafia, Falcone e Borsellino.
Tante anche le autorità intervenute alla tavola rotonda condotta sul tema: ''Crescere sicuri: i giovani e la legalità''. Importante e molto atteso l'intervento del presidente della Commissione nazionale Antimafia, Roberto Centaro che ha sottolineato l'importanza e lo spessore di iniziative come quella del Pon a Enna e nelle prossime cinque tappe, e la necessità di un nuovo percorso formativo per tanti giovani.

''Sta nascendo un nuovo modello didattico - ha sottolineato Centaro - che unisce lo sforzo delle forze dell'ordine, dei magistrati, dei rappresentanti delle istituzioni, degli operatori nelle scuole medie, superiori, ma anche elementari, per far accompagnare la cultura della legalità e della sicurezza alle altre materie''. Il carabiniere, il poliziotto, il finanziere non devono essere visti come individui che vanno a reprimere o a minacciare chissà cosa, ma i primi amici, persone a cui rivolgersi per creare un contatto maggiore con le istituzioni. ''Dobbiamo investire nei giovani come cittadini del futuro, nel rispetto delle regole per partecipare alla vita del paese. Ben vengano queste iniziative di educazione civica moderna - ha continuato Centaro - che si basa su fulgidi esempi come Falcone, Borsellino e come tanti altri rappresentanti delle forze dell'ordine, imprenditori, sindacalisti, cittadini, bersaglio nel tempo della mafia''.

''I ragazzi devono rendersi conto che queste persone che si sono sacrificate non avevano doti straordinarie, ma erano solo uomini di legge erano, persone normali che applicavano la legge, eseguivano il loro dovere: questa mentalità deve diventare patrimonio dei ragazzi. Pensiamo - ha continuato Centaro - che a Napoli fermano i ragazzi col casco perché le sentinelle di clan avversi pensano che possano essere killer pronti a fare attentati, e che in Sicilia i politici vengono chiamati da alcuni cittadini per accompagnarli magari all'anagrafe e velocizzare certe pratiche burocratiche. Il problema è che bisogna creare condizioni di vita dignitose per tutti, posti di lavoro, senza l'intermediazione di favori per la soddisfazione di quelli che sono solo diritti dei cittadini. Possiamo insegnare tutto quello che vogliamo, ma quando nelle famiglie ci sono padri senza lavoro, che si devono arrangiare è facile che la malavita attecchisca. Perché a Scampìa non dovrebbe esserci la camorra?: lì ci sono 100mila abitanti e solo una piscina e un campo di pallone, nessun centro di aggregazione sociale, donne che si ribellano alla polizia perché il boss li fa lavorare, assicura ordine e tranquillità. Quando i giovani percepiscono questi modelli di vita, senza alternativa, sono facilissima preda della devianza''.

Fonte: ViviEnna.it

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10 giugno 2005
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